Tu sei qui

SBK, Russo: "ho tanta rabbia, ma voglio tornare"

Dopo un 2017 davvero difficile, Riccardo prepara il suo 2018: "ora mi sento più forte di prima"

SBK: Russo: "ho tanta rabbia, ma voglio tornare"

Share


Il 2017 è stato un anno difficile per Riccardo Russo, conclusosi tuttavia con un piccolo successo: l’intervento chirurgico è pienamente riuscito ed ora il pilota campano si sente meglio: “con il ferro nella gamba avvertivo un senso di fastidio -racconta RR84- sentivo di avere un corpo estraneo, non mio, nel corpo. Quando mi hanno tolto la staffa mi sono sentito subito più libero, più leggero”.

Hai avuto una stagione tribolata…

Eccome! Nonostante fosse il primo anno in Superbike e con una moto praticamente stock, i risultati con la Yamaha Guandalini non erano male, andavo spesso a punti. Gareggiavo con l’elettronica di serie della R1 e con il motore standard, con un minimo livello di preparazione. I budget erano limitati e, gara dopo gara, vedevo che mancava materiale, i soldi erano pochi e io, di riflesso, ho iniziato a sollevare le prime lamentele. A Misano è arrivata nel warm up l’elettronica Marelli, mai provata prima, ed io sono caduto perché la moto è rimasta accelerata. Io ed il team Guandalini ci siamo quindi divisi”.

Come ti sentivi guardando correre i tuoi sostituti?

“Dopo di me sulla quella moto hanno corso Smrz, Roccoli e Andreozzi, con poche soddisfazioni. Io sono rimasto a piedi. Loro dicevano che il problema ero io, ma io precisai che in quelle condizioni non ci volevo correre”.

Arriva poi l’accordo con Pedercini…

Sbagliai io: anziché andare a correre con la Kawasaki Pedercini, avrei dovuto starmene fermo e trovare qualcosa di meglio in Superstock. La ZX10RR è molto diversa dalla R1 ed io dovevo, in primis, abituarmici. Sulla pista del Lausitzring, senza alcun test preliminare, disputati due gare come un allenamento. A Portimao non riuscivo a guidare nelle curve, il team Pedercini disse che la mia moto era come quella di Rea, ma risposi che io ero un giovane che dovevo crescere e non essere paragonato ad un quasi tre volte campione del Mondo. Questo rapporto di incomprensioni e dai diversi punti di vista è passato da Magny-Cours a Jerez, dove è accaduto il fattaccio”.

Che è successo a Jerez?

“Mi lamentavo del fatto che non riuscissi a far curvare la moto come volevo, ero in difficoltà e guidavo senza spingere. Pedercini rispondeva che la Ninja non si poteva toccare e che avrei dovuto essere io a cambiare il mio stile di guida. Secondo loro, mi dovevo adeguare io alla moto e non doveva essere il team ad assecondare le mie richieste: dichiaravano che le modifiche le apportavano, ma che io non riuscivo ad avvertirle. A gara due finita, non mi è stata comunicata direttamente la decisione di non portarmi in Qatar, dove ha corso Guarnoni. Fui scaricato con un sms di Pedercini, senza che me l’abbia detto a quattrocchi e, oltretutto, con i miei oggetti personali ancora sul loro camion; ho dovuto attendere la fine della stagione per poter recuperare tutto”.

L’ambiente delle corse è bello, ma duro, e Riccardo lo sa: "per uno come me, che deve portare i soldi per correre, è un vero macello. A parte alcuni piloti con un contratto ufficiale, gli altri devono portare sponsor, denaro. Non lo scopro certo io. Ora è difficile stare in Superbike in condizioni simili ed anche per la Supersport i budget richiesti sono alti. Per il momento sono a piedi, ma voglio trovare una moto”.

Guardiamo avanti?!

Certo, ora sto molto meglio e mi alleno ogni giorno per arrivare pronto all’inizio della prossima stagione. Sto cercando una buona sistemazione in Superstock, perché so che posso andare ancora molto forte in quella categoria ed ottenere ottimi risultati. Per me ora riparte tutto, reset. Ho ancora più rabbia, sono pronto a tornare  e mi sento ancora più forte di prima. Mi alleno nella mia pista, riparto a testa bassa; ho 24 anni e voglio pensare solo al futuro, cancellando le sfortune passate”.

Quale è il tuo messaggio?

Voglio ripartire con una squadra che desideri un pilota forte per cogliere ottimi risultati. Cerco una squadra professionale, non un team a cui serva solo denaro, perché di denaro, non ce ne è. Voglio tornare in Superbike da protagonista e per riuscirci, mi devo presentare da vincitore di altre categorie”.

 

 

__

Articoli che potrebbero interessarti