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MotoGP, Marquez: "Il dopo Honda? Andrò dove mi porterà il cuore"

Marc: "I soldi non mi interessano, tantomeno una scommessa, voglio una moto che mi consenta di lottare per la vittoria ogni domenica"

MotoGP: Marquez: "Il dopo Honda? Andrò dove mi porterà il cuore"

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Marc Marquez ha aperto nuovamente alle telecamere di Sky le porte di Rufea, la pista di flat track dove si allena durante la stagione. Il sei volte iridato si è raccontato in una lunga intervista al microfono di Antonio Boselli, parlando della stagione da poco conclusa, degli avversari in pista, tra cui Rossi e Dovizioso, e anche delle ambizioni per il suo futuro”.

Rufea è la mia seconda casa, dove mi alleno e a volte trascorro del tempo a riflettere, quando magari un fine settimana non è andato nel verso giusto. Mi piace molto allenarmi qua, inoltre ci sono tantissimi bambini a cui cerco di insegnare qualcosa per migliorare lo stile di guida e allo stesso tempo l’alimentazione”.

A Marc viene domandato se anche lui seguirà l’esempio di Rossi e quindi creerà una sorta di Ranch.

“Penso che Valentino sia stato bravissimo, soprattutto a mantenere quella mentalità –ha sottolineato il 93 -  il Ranch è di grande aiuto per i piloti. Al momento non saprei, però in futuro non si sa mai. Posso dire che mi piace, ma bisogna anche gestire bene un progetto del genere, lui tra l’altro può fare affidamento su molte persone al suo fianco”.

Dal presente si salta al passato. A Marc vengono mostrare alcune foto dei piloti che hanno contribuito al mito della Honda. Il primo è Doohan.

Mick era un pilota molto aggressivo anche nell’approccio alle gare, penso sia quello a cui più mi avvicino. Era esplosivo e fin da subito mi ha detto che la Honda andava guidata in questo modo”.

La seconda immagine proposta al 93 è quella di Rossi, e gli viene domandato se anche lui punta al decimo Mondiale.

“A dir la verità non ho ma guidato per raggiungere un determinato numero di titoli – ha svelato Marc - ma per il sogno di vincere un Mondiale. È vero che ne ho conquistati tanti, però ogni anno è un discorso a parte e di conseguenza cerco sempre di crescere”.

C’è poi la foto di Hayden.

“Mi è dispiaciuto molto per la sua scomparsa – ha ricordato - quando debuttai nel Motomondiale nel 2008 ero al suo fianco il giorno della presentazione. Ero il suo bimbo”.

Non manca poi uno scatto di Stoner.

“Casey era molto esplosivo con uno stile di guida simile al mio, dato che guidava con la ruota posteriore. È curioso, perché nei circuiti dove lui era forte lo sono anch’io e la stessa cosa vale per i tracciati dove faticava. Ha un carattere forte sia dentro che fuori dalla pista”.

Casey ha lasciato dopo pochi anni, mentre Rossi è ancora in pista a dare battaglia. Al 93 viene quindi domandato fino a quando penserà di correre.

Valentino è l’opposto di Stoner. Il carattere di Casey l’ha portato a smettere dopo tanti podi e vittorie, mentre Rossi può contare sull’aiuto del Ranch e i tanti allenamenti. Io posso dire soltanto che continuerò fino a quando il corpo me lo consentirà, anche se tutto dipende dalla testa”.

Tornando alla stagione che si è conclusa, non poteva mancare uno scatto del super salvataggio di Valencia.

Onestamente non so come abbia fatto –ha ammesso Marc - credo sia un riflesso, dovuto al mio stile di guida col gomito aperto e al metodo di allenamento. Prima d’ora non mi era mai successa una cosa del genere, sinceramente non so quale sia il segreto di quella manovra”.  

Marc è uno di quei piloti che cerca sempre il limite, gli viene quindi chiesto se non sia troppo rischioso.

“È uno stile che voglio cambiare perché è pericoloso e ci si può fare male – ha sottolineato - ma al momento guido così e quando provo qualcosa di diverso non mi sento me stesso sulla Honda”.

Nelle prime gare del 2017 il spagnolo è finito a terra in due occasioni.

All’inizio della stagione prendevo meno rischi e sono caduto un paio di volte – ha ricordato - ho quindi deciso di cambiare, e spero di finire meno volte a terra nel 2018”.

Tra i temi di cui si discute c’è anche il mercato.

Al momento dico che non so cosa accadrà – ha precisato - tengo la mia porta è aperta, anche se la priorità è rivolta alle persone che hanno creduto fin dall’inizio in me e di conseguenza alla Honda.  Andrò dove vuole il mio cuore vorrà e nel posto giusto. Come ho già detto, non cerco una scommessa, ma un progetto e una moto competitiva, che mi consentano di vincere ogni gara. Quello che conta è la felicità, perché non ha prezzo”.

In questo 2017 il diretto rivale per il titolo è stato Andrea Dovizioso. Un pilota che in pochi si sarebbero immaginati così competitivo ad inizio anno.

Dovi mi ha insegnato molto fuori e dentro la pista, in particolare che non bisogna sottovalutare nessuno. Quando vinse al Mugello e Barcellona ero quasi felice, dato che pensavo stesse togliendo punti a Valentino e Vinales, invece si è rivelato competitivo a tal punto da puntare al Mondiale”.

C’è una cosa che il 93 invidia al forlivese.

“È un pilota che ha un grande approccio alle gare con uno stile di guida che nessuno gli cambierà”.

Non manca poi un immagine che ritrae il gesto del pilota Ducati al Red Bull Ring, quando lo mando a qual paese dopo il tentativo di sorpasso all’ultima curva.

 “Quel suo gesto è stato giusto (sorride), perché in quella curva potevamo cadere entrambi, anche se io non potevo non provarci. Penso che nel momento in cui ha capito che poteva giocarsi il Mondiale, anche il suo carattere sia diventato aggressivo”.

Oltre ai piloti si parla anche di moto. A Marquez viene quindi domandato se gli piacerebbe provare la Ducati

 “Quando vedi una moto che vince ti piacerebbe sempre provarla – ha commentato - questo vale per la Ducati, ma anche per la KTM o la Yamaha. Vale il detto l’erba del vicino è sempre più verde”.

Nella rassegna di foto che vengono mostrate al pilota spagnolo c’è poi quella con Valentino, scattata al Montmelò nel 2008, quando il Dottore gli regalò il modellino della Subaru da rally.

“Valentino era il pilota di riferimento, vinceva tantissime gare e mi ha fatto molto piacere quel regalo”.

Non manca poi lo scatto del fattaccio 2015 in Malesia. A Marc viene chiesto cosa pensi di quell’episodio.

Mi viene in mente di dimenticare, dimenticare tutto il 2015, perché penso sia la cosa più giusta. Tutto è partito dalla conferenza del giovedì e poi la situazione si è ingigantita passando per il venerdì fino ad  arrivare alla domenica con una gara combattuta. Anche quest’anno abbiamo visto che in Australia la gara è stata molto combattuta e io ho subito diversi contatti”.

Si parla poi del legame tra il 46 e il 93.

“Al momento c’è un rapporto cordiale e professionale, lo stesso vale per gli altri piloti, sempre cercando di stare davanti in pista”.

A Valencia Marquez ha messo in cassaforte il sesto titolo iridato e continuando di questo passo può diventare il più vincente di sempre.

“Proverò sempre a  fare del mio meglio, anche se non so dove arriverò, dato che tutto può cambiare dal giorno alla notte. Il pilota conta, ma è fondamentale il contributo del team alle spalle”.

È il momento delle battute conclusive si parla anche di chi saranno i rivali nel 2018.

“Direi sei nomi (scherza), le Yamaha, Dovi, Pedrosa, Lorenzo e Zarco”.

Ultima domanda:  qual è il tuo sogno?

“Correre in MotoGP con mio fratello Alex”.

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