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I piloti della SBK si prendono la rivincita in MotoGP

L'ANALISI. I numeri dicono che i loro risultati sono vicini a quelli di chi arriva da Moto2 e Moto3... se si esclude Marc Marquez

MotoGP: I piloti della SBK si prendono la rivincita in MotoGP

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Qualche settimana fa, avevamo riportato le dichiarazioni di alcuni team manager delle squadre ufficiali di MotoGP, restii a cercare piloti tra le fila del campionato SBK. In sintesi, la motivazione principale era la maggiore facilità di seguire l’evoluzione di un pilota che corre in Moto2 e Moto3 rispetto a uno che gareggia in un altro campionato.

Un’opinione del tutto rispettabile, ma che non era confermata da numeri o statistiche. Ci ha pensato Martin Raines nel suo blog a dare “validità scientifica” a questa tesi in un interessante articolo.

In altre parole, Raines ha messo a confronto i risultati ottenuti in MotoGP dai piloti che sono arrivati dalla SBK vincendo un titolo e quelli che sono transitati da Moto2 e/o Moto3 dopo avere vinto almeno una gara nelle classi minori.

Per le derivate di serie abbiamo quindi 5 piloti Troy Bayliss, Colin Edwards, Neil Hodgson, James Toseland e Ben Spies, mentre la truppa del motomondiale è più nutrita, con 14 piloti (Karel Abraham, Stefan Bradl, Alex de Angelis, Toni Elias, Pol Espargaro, Jonas Folger, Andrea Iannone, Sam Lowes, Marc Marquez, Jack Miller, Michele Pirro, Tito Rabat, Scott Redding, Alex Rins, Maverick Viñales e Johann Zarco).

Statistiche alla mano, i piloti della SBK hanno collezionato 346 partenze in totale con 2 vittorie (pari allo 0,6% di quelle disputate), 23 podi (cioè il 6,6%) e un 4° posto come migliore piazzamento in campionato grazie a Colin Edwards.

I cugini del motomondiale, possono invece vantare 784 partenze, 41 vittorie (il 5,2% del totale dei GP corsi dal gruppo), 89 podi (l’11,3%) e naturalmente, visto che del gruppo fa parte Marquez, possono vantare la vittoria finale del campionato.

È proprio il fattore Marc però a sballare la classifica, perché il piccolo diavolo non è esattamente un pilota come tutti gli altri e basterebbero i suoi numeri per lasciare a bocca asciutta i colleghi della SBK. Raines ha quindi proposto gli stessi dati eliminando Marquez dal calcolo e, naturalmente, aggiornando le posizioni finali tenendo conto della sua assenza.

Le nuove statistiche dicono quindi che i piloti Moto2/Moto3 hanno corso 694 gare, ne hanno vinte 8 (quindi l’1,2%) e sono saliti sul podio 44 volte (siamo al 6,3%).

I risultati non sono poi così distanti tra loro come si sarebbe potuto immaginare e i piloti della SBK avrebbero potuto fare ancora meglio se si fosse preso in considerazione anche Cal Crutchlow, che non ha mai vinto il titolo in SBK ma è il migliore pilota che arriva da quella categoria, con 4 vittorie e 13 podi all’attivo.

Abbiamo quindi aggiornato la classifica tenendo in considerazione i risultati di Crutchlow e i piloti delle derivate di serie si avvicinano ancora di più con lo 0,8% di vittorie e soprattutto il 7,6% di podi. Per essere completamente onesti, bisognerebbe a questo punto aggiungere i risultati anche degli altri piloti della SBK che non hanno particolarmente brillato in MotoGP (come Baz) ma fermiamoci qui.

Questa statistica non vuole avere una valenza scientifica, ma solo fare notare come, dati alla mano, i piloti della SBK non sfigurino a patto di… escludere Marquez dal conteggio. Forse è questo il punto chiave, fino a ora il campionato delle derivate di serie non ha sfornato un fenomeno, ma solo degli ottimi piloti.

Ottimi piloti che però faticano a trovare spazio nella classe regina, anche perché i vari Bayliss, Hodgson, Toseland, Edwards e Spies appartengono alla generazione precedente di piloti, se non di più. Si capisce come quindi i manager di squadre ufficiali siano recalcitranti a pescare al buio dal mazzo della SBK, preferendo scegliere una delle carte scoperte in Moto2 e Moto3.

A volte, i numeri non possono spiegare ogni cosa.

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