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MotoGP, Petrucci: io nel team ufficiale Ducati? è nelle mie mani

"C'è un'opzione per arrivarci nel 2019. Il mio problema? Le Michelin sono delicate e mi metto in crisi da solo. Marquez mi ha lasciato a bocca aperta"

MotoGP: Petrucci: io nel team ufficiale Ducati? è nelle mie mani

Ottavo posto finale, 4 podi e altrettante prime file in qualifica, il 2017 è stato senza alcun dubbio il miglior anno in MotoGP per Danilo Petrucci. Il pilota del team Pramac ha avuto per la prima volta una moto ufficiale e ha sfruttato l’occasione che gli si è presentata.

Veloce sul bagnato, ma questa non è una novità, ma anche consistente sull’asciutto, anche se non sempre le cose sono girate nel verso giusto. Dopo avere ricevuto la corte da Aprilia, ha deciso di rimanere in Rosso anche per il 2018, con un sogno nel cassetto.

Ora che è iniziato l’inverno è tempo di bilanci e il Petrux ha ripercorso con noi la sua stagione, con un occhio al futuro.


L’ANNO MIGLIORE - Alla fine quello che conta è il risultato in classifica e ho fatto meglio del 2015, il mio primo anno in Ducati quando ero stato una sorpresa. Lo scorso anno invece era andata diversamente, a causa dell’incidente a inizio stagione e poi alcune gare andate male”.

Quindi ti promuovi?
È stata la mi migliore stagione in MotoGP, ho fatto quattro podi e altrettante prime file, ma mi è mancato il risultato grosso”.

Pole e vittoria…
“Infatti, ma non erano obiettivi da ottenere a tutti i costi. La cosa importante è stare nelle prime 5 o 6 posizioni in tutte le gare ma non è stato sempre possibile”.

Come mai?
“Ho fatto alcune belle gare ma ce ne sono state altre, direi 2 o 3, in cui ho faticato e non avevo capito cosa fosse successo. Però, prima durante il GP di Valencia e poi nei test, ho capito quale fosse l’origine di quel problema”.

Qual è?
Ho notato che rispetto agli altri piloti Ducati consumo maggiormente la gomma posteriore. Sono aggressivo nella prima apertura del gas, quando c’è molto grip è un aiuto ma quando c’è poca trazione finisco per mettermi in crisi da solo”.

MICHELIN? GOMME DELICATE - Stai lavorando su questo punto?
Sì, e a Jerez ho visto i primi miglioramenti. Il mio piatto forte è sempre stato la staccata, sono uno dei piloti che lasciano i freni più tardi ma anche uno di quelli che accelera prima, con la moto ancora piegata. Le Michelin sono gomme delicate da gestire e surriscaldandole condizioni le tue prestazioni”.

Si parla sempre tanto delle Michelin…
Perché il loro obiettivo è la massima prestazione, quindi portano mescole diverse per ogni circuito. Questo significa che il comportamento della moto cambia molto da una pista all’altra, è una questione di adattare la moto alle gomme e al circuito. Li definirei degli pneumatici ‘da corsa’ perché senti molto la connessione tra il gas e la gomma”.

Perché le hai definite ‘delicate’?
Perché quando sei aggressivo sul gas si scaldano molto e infatti le temperature della mia gomma posteriore era sempre superiore a quella degli altri piloti. Quando succede questo perdi trazione e quindi tempo; dall’esterno potrei dire che sia questo che ha messo in crisi la Yamaha, anche se è solo un mio pensiero”.

Qual è la soluzione?
Fare come Dovizioso, non scaldarle troppo, riuscire a non stressarle. Però mica è facile andare piano e contemporaneamente stare davanti a tutti (ride). Comunque ho capito come modificare il mio stile di guida, il difficile sarà rendere tutto naturale”.

Anche la moto potrebbe aiutarti in questo senso?
Sì, e infatti anche Lorenzo ha chiesto a Ducati un motore più dolce al primo tocco di gas ma la maggior parte dei problemi derivano dal mio stile di guida”.

LA NUOVA DESMOSEDICI - A Jerez hai guidato il prototipo della Desmosedici 2018…
Sì, ma per solo un’ora. Il problema è stato che in quel test ho fatto la mia… miglior caduta della stagione, alla curva 8, per congedarmi dalla moto 2017 (ride) Così non ho avuto tanto per provare la nuova Desmosedici. Ho notato qualche differenza, ma gli ingegneri per non condizionarmi non mi hanno detto cosa avevano cambiato. Comunque non sarà quella la Desmosedici definitiva”.

Anche il prossimo anno farai da collaudatore in corsa?
Non so, sicuramente quest’anno nella prima parte di stagione ho dovuto provare molte cose per i piloti ufficiali e questo mi ha fatto passare molto tempo nel box, perché c’erano molte cose da capire. La mia ancora di salvezza è stato potere vedere i dati di Andrea e Jorge, perché mi mancavano chilometri in pista. Dal Mugello in poi abbiamo trovato maggiore stabilità e i risultati sono arrivati. Spero che il mio lavoro sia servito al Dovi per permettergli di lottare per il titolo”.

Sia lui che Jorge continuano a dire che i vecchi limiti non sono totalmente scomparsi…
Stiamo comunque parlando di una moto che si è giocata il Mondiale, forse era la migliore quest’anno. Non stiamo più parlando della vecchia Ducati che ‘non curvava’, ci sono ancora tante piccole cose da sistemare e ogni particolare è indispensabile a questi livelli. Un decimo al giro fa la differenza a fine gara e a volte lo si guadagna o lo si perde senza neppure capire il perché”.

IL SOGNO: UFFICIALE IN ROSSO - In attesa di vedere le nuove moto, si incomincia già a pensare al 2019, al mercato piloti.
Personalmente non mi piace l’idea di iniziare le trattative così presto, ma lo capisco, non siamo il calcio dove il mercato si apre e si chiude. Io preferirei rimandare tutto a metà stagione, anche perché all’inizio rischi di non vedere le prestazioni reali di moto e piloti”.

Cosa vedi nel tuo futuro?
“Il mio obiettivo è quello di andare nella squadra ufficiale Ducati, mi piacerebbe vestire quei colori”.

C’è una bella concorrenza per quei posti…
Secondo me Lorenzo ha l’intenzione di vincere con la Ducati e Andrea ha già dimostrato di saperlo fare. Quindi dovrei riuscire a fare meglio di uno dei due, vedremo cosa succederà. Certo non partirò stare davanti a loro due ma a quanti più piloti possibile”.

Pensi di avere comunque una chance?
Ho un contratto con Ducati per il prossimo anno e un’opzione a loro favore per entrare nel team ufficiale nel 2019, quindi in un certo senso è tutto nelle mie mani. Sono stati molto generosi a inserire questa opzione nel contratto, ora tocca a me”.

Già quest’anno avevi avuto contatti con Aprilia, potrebbe essere un’opzione?
Il prossimo sarà il mio ottavo anno in MotoGP e mi sento pronto per una squadra ufficiale. Il mio sogno è quello di restare in Ducati, come ho detto mi sono stati vicini in questi ultimi anni e vorrei ripagarli per questa fiducia”.

I MIEI ‘MIGLIORI NEMICI’ - Marquez ci ha confidato che sei il pilota che più lo spaventa in caso di corpo a corpo…
L’ha rivelato anche a me (ride), ha detto che sono difficile da passare anche quando vado lento. A parte che l’80% delle volte Marc è più veloce, ma capita che nei turni di prova uno stia magari usando gomme usate e l’altro nuove e, anche in quelle occasioni, è complicato superarmi in staccata”.

La stazza aiuta?
(ride) Effettivamente quando c’è un contatto non sono io ad avere la peggio, gli altri piloti stanno attenti con me. È anche il mio stile di guida ad aiutarmi in quei casi perché freno tardi”.

Tu chi temi in caso di lotta?
Quest’anno ho avuto la possibilità di battagliare con Marquez a Misano e in quell’occasione mi ha lasciato a bocca aperta. Aveva tutto da perdere, c’erano condizioni difficili, mi ha fatto un sorpasso folle e subito dopo il giro veloce della gara. Non so come abbia fatto a stare in piedi e neanche io per cercare di andargli dietro (ride). Ma non è stata l’unica occasione”.

A quale altra ti riferisci?
A Motegi. Marquez è molto forte perché non ha paura di niente, ma anche Dovizioso non scherza. Loro due, nel GP del Giappone, hanno fatto paura e io ho dovuto lasciarli andare. Guidare così forti con tutta quell'acqua era da pazzi”.

Chi invece ti dà filo da torcere in frenata?
Valentino, sono riuscito a passarlo poche volte in staccata. È difficile fregarlo in un testa a testa perché sembra conosca tutte le mosse”.

Lo ritroverai per la 100 Km dei campioni al Ranch.
Sì, la prossima settimana e ci sarà da divertirsi. Dovrei correre in coppia con Baldassarri, un altro pilota piccolino come me (ride)”.

Ci lasciamo con il tuo buono proposito per il 2018?
Ho sentito molto la stanchezza a fine stagione, ero partito con grandi aspettative avendo la moto ufficiale e, dopo qualche bella gara, si sono alzate e co loro la pressione per fare bene. Sono arrivato a Valencia stanco mentalmente e un po’ l’ho patito. Però sono contento perché, come ho detto, ho capito quali siano i miei problemi e so dove lavorare. L’obiettivo e migliorare anno dopo anno, anche se non è semplice con il livello che c’è ora in MotoGP. Però all’inizio della scorsa stagione ero più spaventato, non sapevo cosa aspettarmi, ora invece so dove lavorare.

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