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SBK, Ana Carrasco: quello che mi piace di più è battere i maschi

UPDATED: Primo e storico successo Mondiale per la piccola spagnola con la Kawasaki Ninja: "so che posso vincere ancora"

SBK: Ana Carrasco: quello che mi piace di più è battere i maschi

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Una uscita perfetta dall’ultimo curvone, ed Ana Carrasco entra nella storia: la “pilotessa” spagnola, grazie al successo ottenuto oggi a Portimao nella Supersport300, diventa la prima rappresentante del gentil sesso a vincere una competizione motociclistica internazionale su veicoli a due ruote. 

Ed Ana, va precisato, non ha vinto in una categoria esclusivamente femminile, bensì, ha avuto la meglio dei suoi avversari - tutti maschietti- in sella alla Kawasaki Ninja 300 preparata dal team ETG racing: “sono molto contenta di aver vinto questa gara -svela la piccola ma veloce spagnola- perché, per ottenere questo risultato, abbiamo lavorato duramente; è stato difficile riuscirci, la lotta si è rivelata dura dal primo all’ultimo giro, nel quale ho avuto la meglio resistendo agli attacchi finali dei rivali”.

Proprio i rivali, se ne sono accorti: la Carrasco ha tutto, tranne timore nei loro confronti, perchè Ana può contare sull'ottimo operato di una squadra particolare: l'ETG non è un team motociclistico vero e proprio, ma una scuola di meccanica da corsa, con base a Girona, in Spagna. Ad eccezione di Albert Torras, che è un meccanico professionista ed il professore della scuola stessa, gli altri ragazzi al lavoro sulla Kawasaki sono tutti studenti. 

Hai corso anche nel Motomondiale in Moto3, è più difficile quella o la Supersport300?

Le due categorie sono entrambe molto difficili, di là sono prototipi e conta ogni dettaglio; qui le moto sono simili ed uguali nelle loro prestazioni. Nella Supersport300 staccarsi dal gruppo e fuggire via non è una cosa semplice. Io dispongo di una ottima moto e di una squadra competitiva ed i risultati stanno arrivando”. Evidentemente, la Moto3 è stata una buona scuola per la ragazza spagnola, impegnata su più fronti: il suo desiderio è diventare avvocato, e per farcela, sta studiando alla facoltà di legge nel suo paese. Singolare vocazione per una che a 3 anni cavalcava le minuscole minimoto ed ignorava i "giochi da femminucce", mai considerati.

Lei, che ha sulla sua Kawasaki diversi dettagli colorati in uno sgargiante rosa shocking, ama far scorrere la sua moto in curva, mantenendo sempre i gomiti alti e larghi, ben aggrappati ai semimanubri della Ninja di Akashi: “nonostante io non sia alta, non ho problemi in frenata -spiega- e ho una grande confidenza quando entro in curva, sino all’uscita: mi piace essere veloce e precisa in percorrenza, questo è il mio punto di forza”.

Ora sei nella storia, vuoi vincere ancora?

“Certo, io e la squadra siamo qui e sappiamo che possiamo vincere le gare ed il titolo, la moto si è dimostrata veloce e competitiva dall’inizio della stagione e, grazie anche ad un po' di fortuna, siamo riusciti a conquistare la prima gara dell'anno. So che posso vincere ancora e mi impegnerò al massimo per ripetere il risultato di oggi a Portimao”.

Ana ha 20 anni, è single perchè preferisce dedicarsi alle moto, e svela un aspetto di sè molto particolare: “l’importante per me è vincere nel campionato mondiale ed i migliori piloti corrono proprio nei campionati internazionali. Il mio obiettivo è vincere ancora, perché quello che più mi piace è battere i piloti maschi”.

 

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