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MotoGP, Sebastian Porto: Valentino Rossi è il Maradona delle moto

Il vicecampione del Mondo 250 2004 è un commentatore tv: "la SBK è di alto livello, ma troppo vicina alla MotoGP. Nel 2018 in Argentina ospiteremo Motomondiale e derivate di serie"

MotoGP: Sebastian Porto: Valentino Rossi è il Maradona delle moto

Da Rafaela, nel cuore dell’Argentina, sino alla Vecchia Europa il viaggio è lungo più di 6000 chilometri, costa tempo e fatica e, lasciare la famiglia nella Terra del Fuoco per raggiungere il paddock del Motomondiale, fu per lui un sacrificio grande come la passione che lo spinse a partire.

Ma Porto aveva impresso nella mente il video del piccolo Diego Maradona che, vestito di braghe corte e magliettina, giocava con una palla rovinata, prima di affrontare il tragitto che lo portò a Barcellona e sulle vette del mondo calcistico: “il calcio è uno sport economico, le moto costano tanto -precisa Sebastian- e io sono partito da casa senza sponsor; ho dovuto trasferirmi lontano dalla mia terra e con moto private e senza conoscenze, gli inizi nel Motomondiale furono per me difficili”.

Dopo alcuni anni di apprendistato, è arrivato il tuo primo podio…

In Germania nel 2002 finii terzo, dopo Melandri e Rolfo. Centrai la prima vittoria in Brasile, sotto l’acqua. Vincere con una Yamaha 250 Petronas, battendo piloti su mezzi ufficiali, fu una emozione incredibile; per un argentino conquistare un Gran Premio era una missione impossibile, ma io ce l’avevo fatta”.

In 250 hai conquistato 7 vittorie e 19 podi, sfiorando il titolo. Come era la tua guida?

“Facevo scorrere veloce e precisa la moto; le due tempi erano concepite dal primo all’ultimo dettaglio per essere moto ‘racing’, da gara, e io le amavo. Però mi piace anche questa era del 4 tempi, diversa ma comunque spettacolare, a modo suo”.

Gli anni lontano da casa e i numerosi sacrifici spinsero Sebastian alla decisione più sofferta: “Nel 2006 non aveva senso continuare a correre, per me -svela Porto- non mi trovavo bene con la Honda 250, ero stanco e demotivato. Non volevo presentarmi sulla griglia di partenza solo per denaro, così, dopo averci riflettuto bene, decisi di fermarmi: avevo solo 27 anni, proprio come Casey Stoner. Io, come lui, ho affrontato tanti viaggi e non mi sono mai pentito della scelta presa”.

Ma Sebastian ha il fuoco dei motori che arde dentro ed è rimasto nell’ambiente: “commento sul canale televisivo FOX Sport le gare SBK e ho un programma settimanale in cui parlo del motorsport. Mi diverto, perché posso proporre al pubblico il mio punto di vista di pilota e far conoscere agli spettatori molti dettagli inediti e particolari che un ex corridore nota con colpo d’occhio”.

Commenti la SBK, come trovi questo campionato?

I piloti sono di alto livello, alcuni come quelli MotoGP. Rea, Sykes, Davies e Melandri girano forte come i prototipi, le moto sono troppo veloci per essere derivate dalla serie. Inoltre, penso che bisogna equiparare le prestazioni tra i mezzi ufficiali e quelli privati, così la gente assisterebbe a gare molto più spettacolari”.

Lo spettacolo ora lo vediamo in MotoGP… chi vincerà il Mondiale?

Questa stagione è la più equilibrata degli ultimi 7 anni, sono diversi i piloti con possibilità di vincere: Vinales parte per la vittoria, Marquez pure, le Ducati vanno forte, specialmente quella di Dovizioso, e poi c’è lui, Rossi. Valentino non è spesso davanti in qualifica, ma in gara è sempre tra i primi perché vanta una grande esperienza ed è sempre veloce, in ogni situazione”.

Tu te ne intendi: Valentino Rossi è il Maradona delle moto?
Certamente! Valentino è totalmente differente dagli alti piloti, Rossi è una icona del motociclismo e in Argentina rappresenta il Maradona delle due ruote. Il pubblico apprezza anche gli altri corridori, ma il 70% dei fans adora il numero 46”.

In rappresentanza dell’Argentina, ecco oggi Mercado in SBK e Rodrigo in Moto3…

“Tati è un pilota giovane e forte per la Superbike e, con una Aprilia privata, batte spesso le ufficiali Milwaukee; spero per lui in una moto ufficiale per stare nei primi tre. Gabriel Rodrigo ha una grande squadra, è veloce, ogni tanto cade e si fa male, ma torna in sella sempre combattivo; spero che egli possa ripetere i miei risultati nei Gran Premi del Motomondiale”.

L’anno prossimo in Argentina avrete due appuntamenti mondiali, sei orgoglioso?

Moltissimo: negli anni ’90 il Gran Premio d’Argentina si correva nell’autodromo Alfredo Galvez e, da qualche stagione, si va a Rio Hondo, dove arrivano tifosi da tutto il Sudamerica e la folla è straripante. L’anno prossimo avremo anche un appuntamento iridato per la Superbike, i lavori di realizzazione del nuovo impianto sono a buon punto e sarà fantastico per noi ospitare anche le derivate di serie”.

La passione degli argentini per le moto è enorme e tu sei il narratore…

Da bambino guardavo le gare in televisione ed ora faccio la stessa cosa: che sia il Motomondiale o la SBK, io mi attacco alla tv dallo spegnersi del semaforo alla bandiera a scacchi. Ora sono un commentatore tv e mi sento una specie di fan, uno spettatore più tecnico e preciso nelle analisi delle gare; alla gente il mio lavoro piace molto ed io sono davvero contento per loro”.

Ti piacerebbe allevare qualche giovane argentino e portarlo in Europa?

Sono tanti i giovanissimi argentini che potrebbero arrivare sino ai campionati mondiali, ma servono sponsor che li sostengano; mi piacerebbe fare il manager di qualche ragazzino ed esportarlo in Europa per fargli continuare la mia strada, perché so cosa significhi affrontare il viaggio di 6000 chilometri e stare lontano da casa”.

 

 

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