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Talento, velocità, estro. Tutti i piloti in grado di primeggiare hanno queste doti in quantità diverse, ed Enea Bastianini non si sottrae a questa legge. Lui che è arrivato nel mondiale (nel 2014) quasi sottotraccia tra le fila del team Gresini, conquistando l’anno scorso il titolo di vice campione del mondo alle spalle del cannibale Brad Binder, e che quest’anno ha dato un’importante sterzata alla propria carriera.
Per la prima volta infatti la “Bestia” non corre per una squadra italiana, essendo passato alla quotata quanto esigente corte del team Estrella Galicia, dove l’adattamento non è stato privo di ostacoli. “L’inizio non è stato facile – apre Enea – dato che mi sono trovato all’interno di un nuovo sistema in cui piano piano mi sto inserendo. L’adattamento a quest’ultimo non mi ha aiutato a rendere come speravo, ma io sto imparando dal team come loro stanno conoscendo progressivamente il mio carattere”.
Quali sono stati i cambiamenti più importanti?
“Innanzitutto ho dovuto conoscere caratterialmente la mia squadra, che essendo per lo più spagnola è diversa dai team in cui ho corso in precedenza. In seguito ho iniziato ad assimilare il loro metodo, che è più tecnico e professionale rispetto alla media; si lavora tanto e prendere il ritmo non è stato semplice”.
Tutto questo si è riflesso sulla tua prima parte di stagione
“Ci sono stati tanti alti e bassi, e ci è sempre mancato qualcosa per essere davvero davanti. Il bilancio non può quindi essere positivo, anche se siamo consapevoli che non siamo lontani dal top”.
Pensi di aver imboccato ora la strada giusta?
“Credo di sì ma fino a quando non si raggiungono i risultati è difficile dirlo con certezza. Quest’anno è stato difficile anche l’adattamento alla moto, dato che la versione 2017 dall’esterno è simile alla 2016 ma in realtà è completamente diversa. Quest’anno ci si deve concentrare molto sul posteriore, mentre fino all’anno scorso l’attenzione era soprattutto sull’anteriore”.
Cosa possiamo dunque attenderci da te nella seconda parte di stagione?
“Spero di essere più avanti anche se non sarà per nulla facile. Se riuscissi a salire sul podio più di una volta sarei felice”.
Quest’anno stai facendo i conti con un compagno di squadra “Scomodo” come Canet.
“Avere un compagno forte quanto te o anche di più è uno stimolo per quanto mi riguarda. C’è sempre la volontà di stargli davanti anche se ancora non ci sono riuscito, e spero di poterlo fare dalla prossima gara. Aron (Canet ndr) è un pilota molto veloce e che si impegna davvero tanto, da cui ho potuto imparare anche alcune cose”.
Cambiamo argomento. Sei uno dei pochi piloti italiani in Moto3 a non essere nell’Academy… hai mai avuto la possibilità o la volontà di farne parte?
“Io sono entrato nel mondiale non facendo parte dell’Academy, e di conseguenza non ho poi sentito il bisogno di entrare. Oltretutto non mi è stato mai proposto, quindi non si è posto il problema. La mia indole di pilota comunque è sempre stata quella di crescere da solo, ed una volta arrivato nel mondiale ho cercato di proseguire su questa strada. Non nego comunque che un aiuto di Vale sarebbe servito, dato che parliamo sempre di un nove volte campione del mondo che può regalare preziosi consigli”.
Si è parlato di te per un sella nel team Leopard nel 2018. Confermi?
“Ci sono stati dei contatti con loro, ma è una situazione ancora tutta da valutare”.
Hai fatto un pensiero anche alla Moto2?
“Ogni tanto ci penso in effetti, specie negli ultimi due anni, ma sinceramente devo ancora dimostrare qualcosa in Moto3 prima di tentare il salto. In generale l’idea di provare una moto più potente e con ruote più grandi mi intriga, ma voglio prima provare l’emozione di vincere un titolo o almeno di lottare per quel traguardo fino alla fine”.
