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SBK, Giugliano, nessuna offerta ma vuole tornare: la mia casa è la Superbike

La caduta a Brands Hatch ha compromesso la mia BSB. La crisi SBK? E' solo Rea che è fortissimo

SBK: Giugliano, nessuna offerta ma vuole tornare: la mia casa è la Superbike

Una scivolata dopo la perdita dell’avantreno della sua BMW Tyco e la conseguente botta contro il duro muro di Brands Hatch ha messo fino all’avventura 2017 di Davide Giugliano nel British Superbike, dove il pilota romano era quest’anno uno dei più attesi.

Una scivolata banale che poteva avere conseguenze anche peggiori: “si arriva in quel cambio di direzione in discesa ad alta velocità ed io, dopo la caduta, ho preso in pieno il muro -racconta Davide- era la mia prima caduta ‘inglese’ ma è stata dolorosa: ho rimediato un grosso colpo al ginocchio, una tremenda legnata alla testa e ho dovuto dire stop. Nei primi tempi dopo l’incidente stavo piuttosto male, ma ora mi sto riposando ed allenando per recuperare il mio pieno stato di forma”.

Fu quindi quella caduta a determinare la fine della tua stagione in Inghilterra?

“Sono stato onesto con il team: ho detto loro che avrei avuto bisogno di tempo per guarire e recuperare al meglio, prima di tornare in sella. Non volevo che loro restassero senza pilota sino ad un tempo che io non potevo quantificare. Con il BMW Tyco mi trovavo bene e, nel rispetto di tutti, abbiamo deciso di fermarci”.

Nel frattempo, le vicende del Mondiale hanno colpito Davide, che vuole ricordare il grande Hayden così: “Nicky era spontaneo, una vera persona ‘acqua e sapone’. Mi tengo la memoria di lui dentro di me, e voglio ricordare la gara in Malesia dello scorso anno: per me e per lui quella corsa era fondamentale, perché arrivavamo da un periodo di grande difficoltà. La pista era allagata, io recuperavo nei suoi confronti e lì ho notato la sua forza di pilota. Lui vinse ed io arrivai secondo, capendo quanto fosse enorme la sua esperienza alla guida. Spero che la forza che aveva come persona serva alla sua famiglia, che ne ha tanto bisogno ora”.

La vita e le corse devono andare avanti e Davide smentisce i tanti rumors dei mesi scorsi: “nel frattempo -rivela Giugliano- non sono stato contattato dal team Red Bull Ten Kate, non ho ricevuto offerte di alcun tipo da loro per finire la stagione sulla Fireblade”.

Puntiamo l’obbiettivo sull’anno prossimo?

Certo: io sono giovane, ho 27 anni, questo stop non lo ho cercato ma, dato che è arrivato, ora penso al mio corpo, alla mia saluta fisica. Dall’inizio del calvario, il 2015, sino a Brands Hatch, probabilmente, non ho dato tempo a me stesso per guarire completamente ed ora, invece, lo sto facendo”.

La tua ex moto, la Panigale bicilindrica, è arrivata al capolinea? La Kawasaki appare imbattibile…

Io conosco le potenzialità degli uomini Ducati, molto alte; la Panigale è un progetto nato con grandi difficoltà, poi, io e Davies le abbiamo portato i primi buoni risultati. Per quanto riguarda me, sono stati gli infortuni a limitarmi, sia nel 2015 che l’anno scorso. Davies è fortissimo, a volte come Rea ma, per tutta una serie di cose, Chaz si trova spesso al limite. Non so dire se la Kawasaki sia superiore alla Ducati però, guardando le corse da fuori, sembra che le verdone godano di un pacchetto messo a punto meglio. Le due Ninja ZX10RR sono perfette e sembra che loro facciano tutto con più facilità”.

Lo spettacolo langue, serve un regolamento tecnico vicino al quello Superstock?

Io sono un pilota, non sta a me dire quale sia il regolamento adatto alla SBK. Ma io sto nell’ambiente da anni e ti chiedo: quando mai le Superbike sono state moto vicine al regolamento di serie? Dalla Honda di Edwards del 2002, alla Ducati 999, sino alla Yamaha di Haga e Corser, quelle non erano da considerare moto di serie, non lo sono mai state. Il problema non è il regolamento”.

Quale è il “problema”?

Jonathan Rea, lui è il problema (sorride). Johnny era fortissimo già sulla Honda CBR, figuriamoci adesso con la Kawasaki Ninja, una moto perfettamente cucitagli addosso. Davies e Sykes sono altrettanto veloci ma Rea fa la differenza: quando sbaglia arriva secondo, e sbaglia poco. Lui è il più veloce nella seconda parte di gara ed è il più costante nell’arco di tutta la stagione, è un martello ed è il suo stile di guida a fare il risultato. Rea è l’ammazza campionato”.

Detto che ora ti stai ricaricando, quando tornerai in sella?

Ora non lo so, sinceramente. Il mio obbiettivo, però, è correre, questo è il mio lavoro e questa è la mia vita. Penso di avere ancora una lunga carriera e penso di poter dare ancora tanto alle corse. La Superbike è la mia casa, lì voglio tornare e penso di poter dare ancora tanto a quel campionato. Voglio migliorarmi e lo voglio dimostrare e poi, dopo diversi podi, mi manca solo la vittoria”.

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