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MotoGP, Marquez: quella volta, a 300, vidi il muro e chiusi gli occhi

Marc racconta la terribile caduta del 2013 in fondo al rettilineo del Mugello. L'unica ad avergli fatto paura

MotoGP: Marquez: quella volta, a 300, vidi il muro e chiusi gli occhi

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Sei sereno qui al Mugello? Dopo i fatti di Valencia 2015 l'anno successivo l'accoglienza non fu delle migliori.

"Si, ma ora l'atmosfera è cambiata. Già da Misano in realtà la situazione era migliorata. La prima volta qui al Mugello fu difficile: la verità è che mentre andavo in motorino nel paddock ho avvertito delle sensazioni spiacevoli...ma alla fine mi sono comportato da professionista, ho fatto la mia gara e fatto vedere alla gente che davo il 100% in pista. Fuori ovviamente non si può fare finta di niente".

Il Mugello porta con sé anche il ricordo della terribile caduta in fondo al rettilineo a 300 all'ora, nel 2013.

"Me la ricordo ancora quella caduta. Normalmente, mentre si cade, non si chiudono mai gli occhi, ma in quella occasione ho visto che andavo a muro e li ho chiusi. Sono stato fortunato. Quando mi sono svegliato sabato mattina sono risalito in moto con grande rispetto, mentre solitamente dopo una scivolata non vedo l'ora di guidare di nuovo. Quel fine settimana, in quel punto, perdevo tre decimi e quando il mio telemetrista me lo ha fatto notare gli ho risposto: mi dispiace, non posso, non posso farci nulla!".

Se proprio dovessi essere sconfitto da uno spagnolo, quest'anno.

"Se dovessi scegliere un connazionale contro cui perdere fra Vinales, Lorenzo e Pedrosa? Dipende, Dani non ha mai vinto ed è anche il mio compagno di squadra e se lo meriterebbe. D'altro canto non è vero che il primo pilota da battere è proprio il compagno di squadra? (risata) Se proprio devo essere battuto preferisco che sia lui a farlo".

Marc Marquez oggi sul Corriere dello Sport in una intervista esclusiva con Paolo Scalera.


 

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