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SWM Superdual 600: gran turismo sportivo

Una enduro monocilindrica facile, versatile e grintosa. Qualche pecca per la qualità costruttiva

Moto - Test: SWM Superdual 600: gran turismo sportivo

È bello pensare che i progettisti SWM (ex Cagiva ed Aprilia) mentre concepivano le moto della Casa di Biandronno, si ispiravano al paesaggio che la provincia di Varese offre: i rettilinei costeggianti il lago sono intramezzati da curve ad ampio raggio ed altre più strette e, per raggiungere la cima del Sacro Monte, si sprecano i tornanti in contropendenza. Scenario ideale per la Superdual, una tourer multiruolo (della quale abbiamo l'analisi tecnica) che si inserisce nel segmento di proposte come BMW GS 650, Benelli TRK o Triumph Tiger.

OSSERVANDO la SWM Superdual notiamo l’indole da fuoristrada, decisamente sportiva: il telaio in tubi ed il posteriore in lega leggera ricordano moto provenienti dallo stesso lago, seppur di filosofia diametralmente opposta (MV Agusta) ma con lo stesso istinto sportivo: la forcella upside-down, le gomme stradali (in sostituzione di quelle tassellate), gli scariche Arrow, la pinza Freno Brembo ed il disco flottante a margherita non lasciano dubbi: la moto può essere guidata (anche) provando ad esplorare limiti più alti di una semplice passeggiata in riva al lago. 

UNA VOLTA IN SELLA, non alta da terra coi suoi 898 millimetri, scopriamo una seduta comoda, con il manubrio alto e gli immancabili paramani, le pedane montate in posizione turistica (basse ed avanzate per intenderci) ma, salta all’occhio un particolare impossibile da evitare: le tubazioni del freno anteriore passano proprio sopra il display, occultandone la visibilità. Nel dubbio che si trattasse di un errore di assemblaggio o una precisa scelta estetica, abbiamo buttato un occhio anche sugli altri esemplari Superdual disponibili: ogni moto aveva il tubo idraulico sopra la strumentazione; non è stato facile leggere i vari dati alla guida: con una mano controllavamo il gas, con l’altra spostavamo il tubo per leggere i numeri sul display.

LA VOCE di questo monocilindrico a quattro tempi di 600 cc è gasante, anche grazie agli scarichi Arrow racing: ad ogni apertura del gas il suono ricorda le enduro da competizione, e quando si chiude ecco i classici “scoppi in rilascio”. La spinta dei 40 kW è generosa, considerando la media cilindrata, l’erogazione ha corpo ma non mette in crisi il telaio né chi la guida, neppure quando si accelera con decisione. Difficile capire in che marcia ci si trovi, merito della buona coppia offerta del motore ma, a farne le spese è l’allungo finale: questa non è la Triumph Tiger, che ama frullare in alto; non è utile né proficuo sulla Superdual tirarne il collo, bensì, è consigliabile cambiare in prossimità del regime massimo di coppia, sui 7500 giri.

Nei rettilinei abbiamo notato come la Superdual sia confortevole e rassicurante, grazie anche al grosso cupolino che limita l’impatto con l’aria; le vibrazioni, classiche di un monocilindrico, non disturbano affatto e la semplicità di guida la fa da padrona. Nei curvoni la precisione è paragonabile a modelli di una categoria diversa, perché la moto tiene perfettamente la linea desiderata, il merito va attribuito anche alle sospensioni, completamente regolabili.

Sospensioni che nei tratti in salita, verso la vetta della montagna, sembrano “vaghe” quando si procede a passeggio; dove sarà l’inghippo? Presto detto: più si forza e meglio la Superdual si comporta; affrontando i tornanti con qualche chilometro orario in più, abbiamo finalmente la sensazione di sicurezza che speravano da una tourer sportiva del genere. In discesa verso il lago, ancora meglio: dopo qualche tornante “sperimentale”, abbiamo forzato mollando i freni in anticipo, lasciando correre la moto… il peso contenuto facilità la traiettoria senza incertezze, anche nei tratti con avvallamenti e buche. Facile, no?! In tutto questo sali-scendi, una nota positiva la merita anche il cambio: morbido, con innesti precisi, serve una leggerissima spinta con la punta del piede e la marcia desiderata entra velocemente.

Tutto liscio fino a qui, anche se, alcuni limiti sono emersi macinando chilometri: a mostrare il fianco è stato l’impianto frenante col disco singolo anteriore: in qualche occasione la forza frenante veniva a mancare o risultava insufficiente. È vero, il sistema ABS dà la sensazione di non poterci arrestare mai; però, va detto, questa moto è concepita per ospitare passeggeri di ogni stazza e, coi borsoni laterali pieni, forse, un solo disco freno anteriore è una soluzione da rivedere. Il freno posteriore, ha soddisfatto per risposta e progressione sulla leva.

Un altro “peccato di gioventù” lo abbiamo riscontrato a giro finito: la suola della scarpa destra è stata “cotta” dal motore rovente, non isolato ottimamente da un carter in metallo. La Superdual ha metalli poco nobili ed in plastica che non garantiscono qualità simili ad una BMW GS 650, ma il prezzo competitivo di euro 7490 (8390 la GT Pack) e le caratteristiche di facilità e versatilità la rendono molto appetibile al moto turista come a quello sportivo.

 

PIACE: estetica, indole sportiva, facilità di guida

NON PIACE: qualità costruttiva e dei materiali, freno anteriore


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