Tu sei qui

SBK, Nicky Hayden non ce l'ha fatta, è lutto nel motociclismo

Il pilota americano è deceduto all'Ospedale Bufalini di Cesena in seguito al grave incidente in bicicletta di mercoledì scorso

SBK: Nicky Hayden non ce l'ha fatta, è lutto nel motociclismo

Share


Purtroppo Nicky Hayden non ce l’ha fatta, ad annunciare la scomparsa del pilota americano è stato l’Ospedale Bufalini di Cesena, attraverso un comunicato stampa diramato per errore in anticipo.

Il mondo delle due ruote è in lutto per la scomparsa di Nicholas Patrick, meglio noto come “Nicky” Hayden. È stato il padre Earl a trasmettergli fin da piccolo la passione per i motori, tanto da arrivare a scegliere il suo stesso numero, ovvero il 69. Prima il cross, poi le derivate con la partecipazione al Campionato AMA Supersport nel 1998. Nello stesso anno c’è anche l’occasione per vederlo in pista a Laguna Seca  come wildcard in occasione del Mondiale SSP, ma per Nicky la gara di casa è di quelle da dimenticare, tanto da essere costretto al ritiro in sella alla Suzuki.

Il talento però non gli manca e lo si capisce nel 1999, quando trionfa nell’AMA Supersport con un bottino di cinque vittorie e 372 punti. L’anno seguente è quello del grande passo in Superbike, dove conclude con un quinto posto. Lui però ha fretta di bruciare le tappe, gli bastano due sole stagioni per arrivare alla consacrazione: è il 2002, quando lo statunitense vince il Campionato AMA SBK, diventato il pilota più giovane di sempre a trionfare nel continente a stelle e strisce con ben nove successi.

Nel mezzo c’è anche il tempo per una seconda wildcard, sempre a Laguna Seca, in occasione della tappa mondiale delle derivate. Questa volta però il 69 non tradisce le attese, cogliendo in sella alla Honda un quarto posto in Gara1, per poi finire tredicesimo in Gara2.

Dalla SBK alla Motomondiale il passo è breve, perché nel 2003 inizia la sua avventura nella classe regina al fianco di un certo Valentino Rossi. Nicky ancora non lo sa, ma quel ragazzo con il numero 46 tra qualche anno diventerà il suo gran rivale. La sua mente è però rivolta al presente, archiviando la stagione del debutto con un quinto posto nella generale, tra cui spiccano i terzi posti di Pacifico e Australia.

L’anno seguente Hayden deve fare i conti con  un nuovo compagno di squadra. Non c’è più Rossi, bensì Alex Barros. Una stagione tutt’altro che semplice per l’americano, vittima tra l’altro di una frattura alla clavicola che lo costringe a saltare il GP del Portogallo. Riesce a però a togliersi qualche soddisfazione, salendo sul gradino più basso del podio in Brasile e Germania.

Il 69 sogna però la vittoria, è quello il suo obbiettivo. Arriva nel 2005, quando divide il box con Max Biaggi. Il teatro del primo trionfo in MotoGP non può che essere la sua patria, ovvero Laguna Seca, dove Nicky ha una marcia in più, transitando sotto la bandiera a scacchi davanti alle Yamaha di Rossi ed Edwards.

Adesso per lui c’è un traguardo ancora più grande da raggiungere, ovvero il titolo Mondiale. Il 2006 è l’anno in cui lo statunitense fa capire di non volerci rinunciare, mostrando costanza e intelligenza fin dall’inizio. Mentre Rossi deve fare i conti con ritiri e cadute, lui si dimostra freddo calcolatore, evitando di commettere il minimo passo falso.

Serve la manovra azzardata di Pedrosa in Portogallo, al primo giro, per riaprire una stagione praticamente scritta. Dani centra la Honda numero 69, costringendo per la prima volta il compagno ritiro. Il Mondiale sembra praticamente sfuggire di mano al ragazzo del Kentucky, perché ora la vetta è nelle mani di Rossi. Il destino però ha in serbo qualcosa di magico per lui. A Valencia succede infatti quello che mai nessuno si sarebbe immaginato.

Nonostante la pole, il Dottore fatica a tenere il passo dei migliori in gara, perdendo posizioni giro dopo giro, fino alla caduta. Per Hayden il Mondiale diventa realtà. L’impresa dello statunitense fu poi riconosciuta dal nove volte iridato, tanto da ammettere: “E’ stata la mia prima vera sconfitta”.

Nicky corona così il suo sogno, rimanendo in Honda ancora due stagioni, prima di spiccare il volo in Ducati. Divide il box con un Casey Stoner e l’adattamento alla Desmosedici è tutt’altro che semplice. C’è però uno spiraglio di luce nell’avventura in rosso con il terzo posto conseguito a Indianapolis, a cui segue il podio nel 2010 ad Aragon.

Tra i primi tre lo ritroviamo nuovamente nel 2011 a Jerez, stagione in cui ritrova Rossi al fianco, proprio come nel periodo Honda.  Quello di Jerez sarà però l’ultimo podio che l’americano conquisterà in MotoGP. Nel 2013 volge al termine l’esperienza in Ducati, per ripartire dal team satellite Aspar con una Honda. Un biennio in cui Nicky fatica a essere competitivo come vorrebbe, tanto da dire addio dopo tredici anni alla MotoGP.

Il 6 novembre 2015 viene però celebrato, Dorna lo inserisce nella Hall of Fame del motomondiale.

Ad attendere il 69 c’è una Honda, questa volta però nel Mondiale Superbike. Il 2016 è l’anno del debutto, ma poco importa, perché Nicky mette in mostra il suo talento, regalando a Ten Kate il primo podio in occasione del round di Assen. Poi, sotto l’acquazzone di Sepang, arriva anche uno storico trionfo, a cui seguirà il terzo posto di Gara1  a Laguna Seca.

Nel 2017 la Honda si rivela però una moto tutt’altro competitiva. Tra problemi elettrici, ritiri e cadute, il volto di Hayden è rassegnato, come se non ci fosse una soluzione al problema. Nella sua ultima intervista, rilasciata in esclusiva a Imola a GPOne, ci ha però svelato che mai si sarebbe arreso. A volte però il destino è assai crudele.     

Articoli che potrebbero interessarti