“Questa è una delle piste più belle del Mondiale ma anche una delle più difficili”, Dovizioso vuole togliersi di dosso in fretta la sfortunata trasferta argentina e ricominciare nel migliore dei modi da Austin.
Cosa la rende così difficile?
“La pista è molto larga e lunga e ci sono tante traiettorie possibili. Inoltre mette a dura prova il fisico, con cambi di direzione veloci e 4 staccate devastanti”.
Perché la Honda si adatta così bene?
“Perché possono scegliere le linee facendo scivolare il posteriore e qui aiuta molto. Possono trovare la traiettoria giusta usando il gas e sono gli unici a riuscirci”.
Parlavi di pista faticosa, la Ducati lo è meno senza ali?
“Certamente, ma non cambia molto perché è così per tutti”.
Non vedremo neanche qui la nuova carena, è un limite?
“Non ritengo che sia l’aspetto più importante in questo momento, non è quello che ci serve per recuperare. So che Lorenzo la pensa diversamente, ma non conosce la nostra moto alla perfezione”.
Tu sì, cosa è successo in Argentina?
“Io aspetterei ancora qualche gara prima di avere le idee chiare su quali sono i lavori in campo, non parlo solo di noi ma di tutti. Non voglio fare lo sbruffone, ma conosco bene la Ducati e non sono sorpreso per quello che è accaduto nelle prime due gare. Riesco a darmi delle spiegazioni”.
Allora perché non riuscite a risolvere i problemi?
“Fra capire e risolvere i problemi c’è una grande differenza”.
Però le ‘vecchie’ Desmosedici sembrano migliori della nuova…
“Io conosco la differenza fra le varie moto e non sono sorpreso, non è grande come si possa pensare, i punti positivi sono simili. Inoltre Ducati riesce a gestire bene tutte le moto e naturalmente le ha evolute, quelle GP15 e 16 non sono identiche a quelle che usavo io. Poi la riga si tira a fine gara, non dopo un giro veloce”.
Detto questo, a cosa punti qui?
“A vincere, perché siamo sempre andati bene ad Austin. Però con Michelin ogni gara fa storia a sé”.
Cambiando argomento, hai proposto in Safety Commission di prendere come riferimento solo le FP3 per l’entrata in Q2. Perché?
“Era un’idea che avevo già proposto lo scorso anno e adesso anche altri piloti mi stanno appoggiando. Non sarà facile cambiare e non so se è quando succedere. Però in questo modo si avrebbe più tempo per lavorare”.
Ti puoi spiegare meglio?
“Adesso in ogni turno bisogna cercare il tempo e in 45 minuti si fanno al massimo 3 uscite, di cui una serve appunto per fare il tempo. Così diventa difficile lavorare e soprattutto non si riesce a provare tutte le gomme che abbiamo a disposizione. Penso che con la mia soluzione non si svantaggi nessuno, anzi si mettono tutti nelle stesse condizioni”.