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MotoGP, Lorenzo: "Ducati mi rispetta e mi ammira"

Alla vigilia dell'attesissimo Campionato 2017, lo spagnolo fa il punto sul suo esordio in Ducati e... non risparmia qualche frecciata!

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In una lunga e interessante intervista concessa ai nostri colleghi di Motorsport.com, Jorge Lorenzo ripercorre i suoi primi tre mesi da pilota Ducati e, a pochi giorni dalla prima gara della stagione (qui tutti gli orari del week-end in Qatar) parla delle sue aspettative per questa nuova avventura.


Qual è stata l'ultima cosa che non hai comprato perché era troppo costosa?
"Beh, in questo momento potrei dire niente, ma credo che fosse una giacca. Ricevo parecchi vestiti da diverse aziende, quindi preferisco non comprare vestiti troppo costosi per conto mio. Ho già tanti abiti che non posso indossare perché non ho abbastanza tempo per questo".


E' migliorato il tuo feeling con la Ducati rispetto al primo test di Valencia dello scorso novembre?
"A Valencia c'erano tante cose diverse che mi hanno aiutato, prima di tutto le alette. Avevo appena vinto l'ultima gara della stagione sulla Yamaha. Ero in buona forma, mi sentivo bene con le gomme morbide Michelin e il layout della pista non è troppo esigente in frenata. Tutto andò per il meglio. Tuttavia, ho faticato molto a Sepang, in particolare nel primo giorno in pista, che è stato uno shock. Poi ho capito che devo guidare la Ducati in maniera diversa rispetto alla M1, un qualcosa che non mi aspettavo. In Australia, due o tre settimane più tardi, sono tornato a guidare con lo stile Yamaha, ma tutti i piloti Ducati hanno faticato a Phillip Island. In Qatar invece è andata molto meglio, ma è una pista buona per noi".


A questo punto, pensi di doverti ancora adattare molto alla Ducati o che la maggior parte del lavoro ora spetti agli ingegneri?
"Non mi aspettavo che ci volesse così tanto tempo per adattarmi alla Ducati. Pensavo che il mio stile di aprire il gas in maniera dolce e fluida mentre freno avrebbe fatto il suo lavoro. Pensavo che avrei perso un po' di velocità in percorrenza di curva, ma che l'avrei recuperata sul rettilineo. In realtà è tutto diverso in ogni senso. In frenata, in curva e nel modo di uscire dalle curva. Stiamo anche cambiando la mia posizione sulla moto, perché non mi sento ancora a mio agio con l'ergonomia. I pulsanti sul manubrio, per esempio, sono molto diversi e devo ancora abituarmi. Si sta rivelando un processo più lungo del previsto, ma migliorerò sicuramente".


Yamaha e Ducati lavorano in maniera molto differente?
"Pur avendo caldo sangue italiano, Gigi (Dall'Igna, il direttore tecnico) è freddo, perfezionista ed ha un metodo. E' un mix tra un tedesco, un giapponese ed un italiano. Ha un buon metodo di lavoro e penso che la Ducati sia cambiata molto dopo il suo arrivo. La differenza principale con la Yamaha è che Gigi è ad un altro livello rispetto al resto degli ingegneri, ma non lo si percepisce perché è completamente integrato nel gruppo. Quando il pilota arriva al box, lui e gli altri sono in ginocchio per ascoltarlo. In Yamaha gli ingegneri con le cariche più alte non hanno troppo contatto con il lavoro nel garage. Dall'Igna instaura rapporti più stretti e questo permette di risolvere i problemi molto rapidamente".


Durante l'inverno abbiamo visto un gran numero di ingegneri all'opera nel box Ducati...
"Questo è qualcosa che avrei voluto cambiare in Yamaha. Ho sempre visto il box di Marquez pieno di ingegneri. Avevo chiesto di fare lo stesso, ma non è mai successo. In Ducati mi trattano con una sorta di ammirazione, in Yamaha mi sentivo come qualsiasi altro dipendente. In Ducati mi rispettano e mi ammirano molto. Sanno di avermi ingaggiato per sviluppare una moto migliore e fare un passo avanti in termini di performance".


Come hanno reagito i ragazzi della Ducati quando hai detto che quest'anno sarà quasi impossibile lottare per il titolo?
"Può succedere come nel calcio. Il Barcellona ha giocato contro il Paris Saint Germain ed ha perso 4-0, ma due settimane dopo al Camp Nou è stato capace di vincere 6-1. Nel motociclismo può succedere la stessa cosa. Nel 2017 le regole sono state riviste, sono state abolite le ali, inoltre la Honda e la Yamaha sono migliorate e la griglia è cambiata parecchio. La Ducati ha vinto in Austria, su una pista particolarmente adatta, ma a Sepang ha vinto sul bagnato. Ok, ora le ali sono proibite, quindi dobbiamo trovare un modo per far funzionare la moto anche senza di loro. L'obiettivo è quello di migliorare, al fine di diventare competitivi su tutte le piste e vincere più gare possibile".


Le realtà di Lorenzo e quella della Ducati sono differenti in qualche modo?
"La Ducati mi ha assunto per vincere il titolo, ma senza dire quando. Molti pensavano che sarebbe stata solo questione di salire in moto e di vincere, ma è molto più complesso di così. Si può vincere in Qatar, ottenere un buon risultato in Argentina e ritrovarsi con la possibilità di lottare per il campionato. Ma in questo momento, senza alette e con Marquez e Vinales così forti, non sarà facile come alcuni pensavano che sarebbe stato. Abbiamo bisogno di migliorare la moto più di quanto ci aspettassimo".


Il fatto che Marquez sia riuscito a vincere il titolo 2016 senza avere la moto migliore è una buona ispirazione per te?
"Marquez ha fatto del suo meglio, perché fino a metà campionato la sua moto era indietro su ogni pista. Ha combattuto contro una moto molto efficace, la Yamaha, e due piloti che non cadono molto spesso come me e Valentino. Nei fatti, però, la Michelin ha deciso di cambiare le gomme in occasione della seconda gara della stagione in Argentina, e questo ha giocato contro di noi. Ora gli pneumatici Michelin soddisfano Honda, Yamaha e Ducati, in maniera che nessuno sia indietro. La Honda ora una moto molto completa, perché sono riusciti a migliorarne l'handling e la fluidità. Anche la Yamaha ha fatto un passo avanti con Vinales. Se qualcuno ha dei problemi, ma tutti sono costretti a lottare, come è successo a Marquez l'anno scorso, allora ci può essere una chance. Se non avessere cambiato le gomme in Argentina, non penso che Marquez avrebbe vinto il titolo".


Le gomme potranno essere decisive come nella passata stagione?
"Capisco che sia stato difficile per la Michelin, perché era fuori da tanti anni ed ha trovato delle moto molto potenti. Non ho mai detto che non abbiano fatto uno sforzo, ma dovevano trovare il modo di migliorare le loro mescole. Sono felice del lavoro fatto, soprattutto per quanto riguarda le gomme anteriori, perché all'inizio ci sono stati molti incidente, perché alcune di queste non erano semplici da capire".


Hai un nuovo personal trainer, ti ha portato qualcosa di nuovo?
"E' una persona molto motivata. Qualcuno capace di passare 24 ore in bicicletta, deve essere capace di motivare se stesso molto bene. Lui vuole tutto ed ora lo faccio anche io".


Cosa ne pensi del livello mostrato da Vinales durante i test invernali?
"Non dobbiamo dimenticare che Vinales lottava per la vittoria con Marquez quando erano solo bambini. Marc aveva uno o due anni in più e forse per lui era più facile perché aveva il supporto della Honda e della Repsol. L'evoluzione di Vinales è stata leggermente più lenta, ma non dobbiamo dimenticare che è arrivato in MotoGP su una Suzuki. Non è la stessa cosa che esordire sulla moto migliore in griglia, come era la Honda nel 2013. Tuttavia, in termini di talento puro, Marc e Maverick sono su un livello molto simile. Sono entrambi due piloti aggressivi, con stili diversi, ma in termini di talento, velocità e motivazione, credo che stiamo dando il benvenuto ad un altro Marquez. Non è solo una sensazione personale, la pensano così tante altre persone".


Marquez ha ammesso che l'anno scorso, quando la sua Honda non sembrava competitiva, ha pensato di aver dimenticato come si facesse ad essere veloce. Ti è mai successo?
"Questa è una sensazione che capita a tutti i piloti di esperienza ad un certo punto, ed in alcuni case è proprio così (ride). Alcuni dicono con ironia di averlo sperimentato, ma in realtà non tornano mai al loro miglior livello. La maggior parte delle volte che ti vengono dei dubbi su test stesso, dipende dai tempi sul giro, quando non sono così veloci. Poi spingi più forte e non migliorano, quindi cominci a pensare a te stesso. Ci sono stati alcune pre-stagioni in passato in cui mi è capitato di pensarci molto."


I tuoi problemi sul bagnato si sono risolti con le gomme nuove?
"Ho vinto delle gare sul bagnato dopo aver superato Stoner e Pedrosa nella stessa curva, quando tutti cercavano il bagnato e io invece l'asciutto. Serve molta fiducia per fare questo. In alcune gare, come ad Assen l'anno scorso, ho finito ultimo. Quando un pilota non si sente sicuro è difficile che possa essere veloce. Non mi sentivo a mio agio con la gomma anteriore della Michelin dello scorso anno, inoltre la Yamaha non mi ha aiutato più di tanto sul bagnato. Uno dei vantaggi della Ducati è proprio il suo comportamento sul bagnato, quindi spero che mi aiuti a tornare competitivo come ero sempre stato in passato".

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