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Miguel Galluzzi: il designer che ha rivoluzionato il mercato

Cambiò le regole del gioco disegnando il Ducati Monster, ma a lui dobbiamo anche molte altre meraviglie

Moto - News: Miguel Galluzzi: il designer che ha rivoluzionato il mercato

Miguel Galluzzi è attualmente uno dei più quotati designer nel mondo motociclistico, autore di capolavori a due ruote con i più importanti marchi del settore, soprattutto italiani. La sua matita è conosciuta per grandi successi e altri modelli meno fortunati sul mercato, ma comunque rimasti nel cuore degli appassionati, che hanno sempre visto nel suo stile tanta innovazione. Le moto di Miguel non sono mai state scontate e sono sempre nate dalla sua enorme passione, più che da freddi studi di mercato.


Il motociclismo nel sangue


Miguel è nato in Argentina da una famiglia particolare, con le moto nel DNA. Suo nonno gareggiava con le Harley-Davidson negli anni '20 e '30, il papà invece ha avuto una carriera da ciclista negli anni '40, per poi diventare pilota automobilistico e motociclistico nei vari campionati sudamericani fino agli anni '70. Il giorno della nascita di Miguel, nel 1959, il papà era in pista in sella a una Norton Manx, avrebbe dovuto vincere la gara per poter pagare l'ospedale e così fu. È chiaro che da quel giorno in poi, il giovane Miguel sarebbe cresciuto in mezzo ai motori e alla benzina.
Cresciuto negli Stati Uniti, ha da subito mostrato interesse per la tecnica e dopo un primo percorso di studi in ingegneria a Miami, ha deciso di mollare per seguire il cuore e la scuola di design a Pasadena, dove ha ricevuto una formazione più orientata verso le auto. Il suo primo impiego è stato, infatti, alla Opel. Quando si trasferì in Germania non conosceva il tedesco e le difficoltà sono state molte, ma per quest'azienda realizzò il design dei sedili della Opel Corsa e il restyling della Omega, che gli diede la possibilità di farsi conoscere nel giro. 
Non ci volle molto a cambiare rotta, perchè dopo pochi anni entrò in uno studio di design di Milano che lavorava per Honda Moto, e nel 1989 approdò al Gruppo Cagiva, che era in forte espansione. Qui ci rimase 17 anni e realizzò quella che è senza dubbio la sua più importante creazione, una moto che ha rivoluzionato l'intero mercato e ha scritto un nuovo capitolo nella storia delle moto moderne: il Ducati Monster.


Papà del Monster ma non solo


Ma andiamo per gradi: il primo progetto di Miguel fu la nuova Ducati Supersport nel 1991, eredità importante di un modello storico con la necessità di offrire una bella e prestazionale sportiva stradale con motori raffreddati ad aria. La sua realizzazione doveva seguire le linee guida del marchio di quegli anni, quindi un grosso faro quadrato anteriore e linee molto sportive ispirate dalla 851, vero fiore all'occhiello del brand bolognese. Il risultato fu davvero equilibrato e armonico, tutt'ora molto gradito dagli appassionati di sportive. Non fu una rivoluzione ma un esempio di bel design, sia in versione a carena completa che a semicarena.
L'argentino ci sapeva fare, era abile con la matita quanto nel tradurre le necessità del reparto tecnico, ed è forse questo aspetto ad aver creato la sinergia necessaria per lo sviluppo del progetto più importante della sua carriera, il Monster. Massimo Bordi era alla direzione tecnica di Ducati, e il programma prevedeva lo sviluppo di un design così minimale e "spoglio" da esaltare meccanica e ciclistica creando una moto armonica e non banale. 
Il primo prototipo del Monster, datato 1992, lasciò tutti a bocca aperta. Un serbatoio, una sella, un parafango e la moto era finita. Come poteva essere così accattivante, bello, elegante e moderno un mezzo con così poca carrozzeria? Galluzzi stupì e il Monster divenne un instant classic, ancora spina dorsale del listino Ducati dopo 25 anni. Il primo Monster è stato esposto anche al Guggenheim Museum di New York ed è attualmente nono nella classifica delle moto più importanti della storia.


Galluzzi e l'Italia, un rapporto speciale


Dopo il Monster non ci fu più alcun successo clamoroso, ma il lavoro di Miguel continuò come responsabile del design di diversi progetti del gruppo Cagiva-Ducati. La moto che arrivò dopo il Monster fu la ST2, nel 1997, una sport touring bella e particolare, ma che non fece strappare i capelli agli appassionati. Dopo che Ducati lasciò il gruppo, si concentrò sul rilancio di Cagiva e sviluppo lo stile delle Raptor 650 e 1000 con motori Suzuki. Vagamente ispirata alla Monster, ne richiamava le linee ma le aggiornava con linee più moderne, spigolose e osate. Il top era la versione V-Raptor con un piccolo cupolino che sembrava uscito da un film di fantascienza. Anche qui il design era la massima espressione di stile, ma per diversi motivi non fun un grande successo. Sua è stata anche la piccola Cagiva Planet 125, una delle naked di piccola cilindrata più bella che si siano mai viste.
Terminato il rapporto con Cagiva nel 2006, l'approdo al Gruppo Piaggio gli ha dato la possibilità di mettere le mani su tutta la produzione del marchio di Noale. Anche qui ci mise passione e arte, realizzando con il suo ufficio design l'Aprilia Dorsoduro, la RSV4, la Mana, la SL 750 Shiver e diversi modelli Husqvarna, oltre a un importante contributo nello sviluppo delle nuove Vespa.
Il primo contatto con Moto Guzzi lo portò a disegnare la serie di tre concept V12 che venne presentata al salone EICMA del 2009, un trittico di moto fantastiche che non ebbero futuro sul mercato, ma che ancora rappresentano la speranza di rilancio tanto attesa dai guzzisti.
Nel 2012, sempre per il marchio del Lago, venne presentata un'altra pietra miliare del suo stile, la California 1400, prima italiana a giocarsela ad armi pari con le tanto blasonate Harley, sia per stile che per finiture e design. Ultima della serie la MGX-21, una delle più belle moto attualmente sul mercato. Il look della Cali è stato sviluppato a Pasadena, dove Piaggio ha aperto il suo centro di design diretto da Galluzzi, che oggi lavora alle idee che risolleveranno (Colaninno permettendo) il marchio di Mandello nei prossimi anni. 
Dopo avervi parlato di Tamburini e di Terblanche, due altri mostri sacri del design a due ruote, non potevamo che dedicare qualche riga anche al grande Miguel, realizzatore di sogni ma anche grande interprete del mercato, che ci sorprenderà ancora sperando di vedere il suo capolavoro definitivo molto presto.


 

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