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Un nonno (con Honda Africa Twin) sul tetto del mondo

La spedizione capitanata da Salvo Pennisi, oltre al record con la Honda Africa Twin è stata la rivincita degli 'Over 60'

Moto - News: Un nonno (con Honda Africa Twin) sul tetto del mondo

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Dietro alla recente spedizione della Honda che ha raggiunto la cima del Nevado Ojos Del Salado a quota 6.891 metri, in Cile, con una Africa Twin gommata Metzeler c’è un ‘nonno’ catanese ormai sessantenne: Salvo Pennisi.

Un uomo che oggi sarebbe probabilmente un latifondista nella produzione di arance o limoni, se negli anni ’60, accompagnando il padre, non fosse rimasto fulminato sulla via della Targa Florio dal rombo dei motori.

Il risultato è che alla verde età di 12 anni lo ritroviamo già segnato dal possesso di un Ducati Rolly 48, grazie al quale si segnalò come il terrore di Fiumefreddo. Dal Rolly alla Aspes 50 il passo fu breve, ma è solo con il possesso di una MotoBi 250 SS preparata da Primo Zanzani che fu chiaro quale sarebbe stato il suo futuro: le gare illegali su strada fra Giarre e Riposto.

E non solo su strada, ma dovunque si potesse arrivare su due ruote.

Endurista, stradista, paracadutista, Salvo Pennisi le ha fatte tutte così quando la Pirelli ebbe la necessità, nel 1984, di gettare le basi di un Reparto Test fu il suo nome che saltò fuori…e chi ne fu il Pigmalione? Nientemeno che il quattro volte iridato Walter Villa, all’epoca consulente Pirelli per lo sviluppo degli pneumatici…Come se poi gli insegnamenti di Villa non fossero stati abbastanza Pennisi nel 1992 si ritrovò anche a provare la Cagiva 500 guidata all’epoca da Eddie Lawson e Alex Barros, e infine a lavorare con Massimo Tamburini.

Insomma esperienza da vendere, mai disgiunta da una forte dose di passione tenuta sempre viva da una scintilla di sana follia.
La stessa che ha dato vita al suo ultimo progetto.

"In realtà l’idea iniziale non è stata mia - la confessione del grande collaudatore siciliano - il copyright, se così possiamo dire, è stato di Motorrad. Lo scorso anno eravamo in Sud Sfrica, sul Sani Pass, un valico che raggiunge quota 2.900 m s.l.m. ed è la via che collega il Lesotho e il KwaZulu-Natal. In quell’occasione ci siamo detti: perché non raddoppiamo? La scelta, inevitabile, è stata il Cile".

Un’idea buttata lì quasi per gioco a Carlo Fiorani, responsabile di Honda Europa.

"Fiorani ci si è buttato. Per noi è stato il vero collaudo finale di una gomma in avanzata fase di sperimentazione, la Metzler MC360. Secondo la nostra tradizione di calare il prodotto nel mondo reale per tirare fuori i risultati".

Risultati che sono arrivato sotto forma di record.

"I record da battere con l'Africa Twin erano tre: massima altitudine raggiunta da una bicilindrica; massima altitudine con una moto con cilindrata "over 500" e raggiungimento dei 6.000 metri in 24 ore. I primi due primati li abbiamo superati, il terzo no, ma solo a causa delle impossibili condizioni del terreno che hanno fermato la nostra ascesa. Ci sono mancati pochissime decine di metri perché ci sarebbe stato tutto il tempo per superare i 6.000, ed infatti quota 5.965 metri è stata raggiunta in 22 ore e 40 minuti. La moto che ha usato Fabio Mossini che è arrivata a 5965 metri, record per le bicilindriche, è una moto di serie. Per Honda si è trattato di un grandissimo risultato".

Salvo Pennisi stesso ha battuto il record per la maggior altitudine raggiunta da una moto in meno di 24 ore.

"Ho toccato quota 5.977 metri in 22 ore e 40 minuti. Il primato è stato poi “ritoccato" in sella a una Honda CRF450RX, dopo un trasferimento fino al rifugio Atacama a 5.200 metri effettuato in sella alla Africa Twin. Una moto eccezionale che esce da questo test in maniera incredibile. Noi infatti ci eravamo preparati ad ogni sorta di problemi…che non abbiamo avuto al di là dell’inevitabile perdita di potenza del motore a quell’altitudine".

Maggiori preoccupazioni sono venute dai partecipanti.

"Ed infatti quello che mi ha dato ancora maggiori soddisfazioni è stato l’aspetto umano della spedizione - conferma Pennisi - quando fui invitato ad una prova di gruppo gestita dal settimanale Motosprint avevo 21 anni, oggi le faccio a 60 grazie ad un fisico integro".

Non avete avuto proprio nessun problema?

"Abbiamo fatto acclimatanti alle varie quote, ma due componenti del gruppo hanno dovuto rinunciare per un inizio di edema polmonare, così da 4000 metri siamo dovuti scendere di notte nel deserto dell’Atacama per portarli in ospedale".

Un altro aspetto interessante dell’epica della ‘spedizione Pennisi’ è stata la gestione del tempo. Perché per Salvo conta sempre il cronometro.

"Ci sono state moto arrivate a 6400 metri, ma in 8 giorni e partendo direttamente da 5000 metri. Noi invece dopo esserci acclimatati a 5000 metri, la sera prima del tentativo siamo scesi come matti per 300 km sino ad arrivare sulle coste del Pacifico. E lì dal livello del mare della Baia Inglese siamo ripartiti per fare il record entro le 24 ore. E’ stata una lotta contro il tempo dove è uscito appunto il fattore umano".

La rivincita degli ‘over 60’.

"Già, perché oltre al sottoscritto anche Fiorani ha passato quest’età, per non parlare di Gigi Soldano che ci ha seguiti ovunque con le sue inseparabili Nikon. Abbiamo risposto tutti molto bene, siamo stati tre ultra sessantenni che hanno fatto i nonni terribili!".

 

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