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Dosoli: A Yamaha non basta essere la terza forza in SBK

"Il podio? Forse non in Thailandia, ma la strada è quella giusta. Lowes è cresciuto, le cadute gli sono servite per maturare"

SBK: Dosoli: A Yamaha non basta essere la terza forza in SBK

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L’inizio di stagione non può che essere incoraggiante. Già, perché Alex Lowes ha mandato un messaggio ben chiaro a Phillip Island: la sua R1 sembra avere tutte le carte in regola puntare al podio. In Australia è sfumato per una questione di decimi, ma Buri Ram l’inglese ci riproverà. Il portacolori della R1 è in crescita e Andrea Dosoli lo sa bene. Questa Yamaha sembra però intenzionata a non volersi accontentare del podio come sostiene il Project Manager.

Dosoli, riavvolgiamo per un attimo il nastro. In Australia Yamaha è stata una sorpresa. Vi aspettavate di essere così davanti?

Abbiamo terminato il 2016 sul podio ed è proprio da lì che volevamo ripartire. A Phillip Island eravamo consapevoli di poter fare una gara lottando per le prime posizioni. Tra l’altro i distacchi sono sempre stati contenuti su quella pista e non è mancata la bagarre. Ovviamente c’è un pizzico di dispiacere, però dall’altra parte c’è la soddisfazione, perché stiamo seguendo la giusta strada”.

Cosa vi manca ancora?

“Solo un po’ di accelerazione in uscita dalle curve (sorride). Credo che la moto sia cresciuta molto, in particolare per quanto riguarda la ciclistica, l’elettronica e il motore. Aver rafforzato il team con la presenza di due ingegneri si è rivelata la scelta giusta”.

Buri Ram può essere la pista giusta?

“Questo è tracciato che non si addice più di tanto alle caratteristiche della R1, i risultati del 2016 lo dimostrano. Sappiamo che ci sarà molto lavoro da svolgere, però allo stesso tempo sono convinto che saremo più competitivi rispetto a un anno fa”.

Bisogna quindi aspettare Aragon?

“In Europa troveremo piste più favorevoli, di sicuro il podio non è uno di quegli obiettivi da vivere facendosi prendere dalla frenesia”.      

Rimane però la priorità di questa stagione?

“È sicuramente un obbiettivo, ma di certo non possiamo focalizzarci soltanto su quello. Oltre al podio dobbiamo avvicinarci a Ducati e Kawasaki, che al momento sono le moto di riferimento in questo Mondiale. Il nostro lavoro è diretto verso i migliori”.

Al momento Lowes sembra essere il pilota su cui puntare. È proprio così?

“Alex sta attraversando un momento di forma positivo. Le cadute e gli infortuni del passato lo hanno fatto maturare, ma soprattutto ha saputo acquisire la fiducia che gli mancava. Lavora sempre in ottica gara, senza cercare il tempo a tutti i costi il venerdì o il sabato. Durante l’inverno ha saputo cambiare il proprio metodo di lavoro”.  

van der Mark sta invece soffrendo. Sembra ci voglia un po’ di tempo per adattarsi?

“Credo abbia avuto il giusto approccio alla R1, ma soprattutto mostra una concentrazione incredibile durante il lavoro. Passare da Honda a Yamaha è un salto grande, che richiede uno sforzo mentale non da poco. Sono comunque convinto che in breve tempo mostrerà le sue qualità”.

A Phillip Island non è passato inosservato quanto accaduto tra Lowes e Melandri. Qual è il suo giudizio?

“La prima gara ha sempre un sapore speciale, ci sono tante aspettative e quindi c’è sempre un pizzico di adrenalina in più. Sinceramente non ho visto nulla di strano, Alex in passato ha dimostrato di essere un pilota aggressivo, ma lo ritengo corretto”.  

  

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