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Lowes: in MotoGP serve il cervello per andare veloci

"In Moto2 metti benzina, regola le sospensioni e vai, non c'è nulla da provare. In MotoGP la prima cosa è capire la moto"

MotoGP: Lowes: in MotoGP serve il cervello per andare veloci

Sam Lowes è un debuttante in MotoGP, ma questo non significa che non abbia le idee chiare su cosa serve per sfruttare al massimo la sua Aprilia. Lo ha fatto capire a chiare lettere oggi a Noale, dove ha dato ufficialmente inizio alla nuova avventura al fianco di Aleix Espargarò.

Sam, quali sono le principali differenze tra una Moto2 e una MotoGP?
Per me, ovviamente, la prima cosa è stata l’accelerazione, ma anche la velocità in cui la moto si ferma quando freni. Ora è diventato tutto più normale, è solo questione di capire la moto e come sfruttarla al meglio. In teoria, devo solo cambiare il mio stile di guida in modo da potere rialzare in fretta la moto e usare più impronta a terra per sfruttare la potenza quando apro il gas. Ho lavorato molto su questo aspetto durante l’ultimo test e ho avuto sensazioni abbastanza buone. Nei test eravamo rilassati, abbiamo fatto un buon programma di lavoro e sarò felice in Qatar se faro un atro passo avanti lavorando per essere più veloce”.

Chi è nella migliore situazione, tu o tuo fratello gemello Alex?
Ha fatto veramente due belle gare in Australia. Per me, sicuramente, essere in MotoGP e in questo team, mi mette in una posizione migliore rispetto a lui, ma anche lui è messo bene e sta facendo un gran lavoro. Si trova bene in Yamaha sia per la SBK che per la 8 Ore di Suzuka”.

Hai detto che è positivo per te che Folger e Zarco siano stati veloci, ma non è anche negativo perché lo sono su un’altra moto?
Sono contento, perché hanno mostrato che il potenziale dei piloti Moto2 è alto e, inoltre, sono solo test. Se guardassimo solo nelle prove invernali, negli ultimi due anni sarei stato campione del mondo, facevo un lavoro diverso rispetto a ora. Sto cercando di essere più rilassato e di iniziare la stagione in uno modo migliore.Sicuramente preferirei essere fra i più veloci, è normale, ma onestamente la differenza non è grande come sembra”.

I loro risultati non ti mettono pressione?
Bisogna aspettare qualche gara, se arrivati al Mugello o a Silverstone dovessi avere un grande svantaggio potrei essere sotto pressione, ma non ora. Come ho detto, uno dei miei più grandi errori in passato è stato dare troppa importanza ai risultati nei test, e ho imparato la lezione. Anche il lavoro che abbiamo fatto è molto diverso. La Yamaha di Tech3 è quella e non cambierà, io invece non ho ancora guidato la moto con cui correrò in Qatar. Ho provato molte cose e sono stati test importanti per me, perché ho lavorato in ottica gara. Se avessi solo messo benzina nel serbatoio e fatto pochi giri, sicuramente sarei stato molto più veloce”.

Dici che hai imparato dal passato, nel senso che hai capito di non dare tutto ma tenere margine?
Certo, In Moto2 metti benzina, regoli le sospensioni e vai. Perciò, in teoria, devi solo essere veloce, perché non c’è veramente nulla da provate. Ora ho imparato che è veramente, veramente importante capire la moto, quale direzione seguire perché stai prendendo delle decisioni per i prossimi sei mesi. Nella mia posizione, in questa squadra, si possono cambiare veramente le cose e se sbagli paghi l’errore per metà stagione”.

Albesiano ha detto che crede molto nel tuo talento, ha tanta energia ma devi indirizzarla. Qual è il tuo punto debole?
Torno a quello che ho detto prima, in passato pensavo solo al cronometro e a spingere in ogni momento. Ora ho imparato che non puoi farlo in MotoGP, prima devi capire. Certo, arriverà il momento in cui mi sarà permesso di spingere di più, ma per ora devo solo stare calmo e guidare all’80% per capire ogni cosa. Sto lavorando molto, fuori dai circuiti, per essere più rilassato e usare di più il cervello. Con una MotoGP non si tratta solo di guidare, è un insieme di cose ed è qualcosa che sto incominciando a imparare. Mi sento in una buona situazione, sono partito bene da un punto di vista mentale”.

Hai un mental coach?
Quest’inverno ho incominciato a lavorare con un ragazzo cileno, si chiama Eugenio, che si occupa del cervello da un punto di vista scientifico. Stiamo lavorando sulla concentrazione, sull’attenzione, sui tempi di reazione e mi piace. È solo il primo passo, ma è stato importante trovare qualcosa dentro la mia testa! (ride)”.

Pensavo che non servisse il cervello per essere veloci…
In Moto2 meno, ma in MotoGP devi iniziare a usarlo un po’ di più”.


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