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SBK, Il Bello, il Brutto e il Cattivo di Phillip Island

La conferma di Rea, la costanza di Davies, la sorpresa di Melandri, in un mondiale partito nell'indifferenza dei mass media

SBK: Il Bello, il Brutto e il Cattivo di Phillip Island

La Superbike è ripartita dall’Australia con volti nuovi, ritorni e conferme. Chi si è alzato all’alba sabato e domenica mattina non si è certo annoiato, perché le derivate hanno regalato due gare ricche di sorpassi ed emozioni, che non si vedevano da tempo. Di certo il merito è anche della pista stessa che per l’ennesima volta ha visto distacchi ridotti tra i protagonisti.

IL BELLO -  Ancora una volta è lui, Johnny Rea. Prima si è preso la Superpole, poi Gara 1 e Gara 2, quest’ultima grazie ad una strategia curata nel minimo dettaglio che non ha permesso a Davies di poterlo beffare in volata. Di più non poteva proprio pretendere! Non c’è solo il pilota Kawasaki a recitare la parte di bello, perché dopo un anno di assenza Marco Melandri ha fatto vedere di non aver perso il polso. Nonostante l’uscita del sabato, domenica si è riscattato, rimontando dalla decima casella e arrivando a podio. Il suo sogno l’ha realizzato.

IL BRUTTO - La nuova livrea è forse la più bella tra tutte, nettamente meno le prestazioni. Stiamo ovviamente parlando della nuova Honda. Un weekend amaro per la Fireblade SP2, troppo distante dai primi. Fa male vedere due piloti come Nicky Hayden e Stefan Bradl accusare un ritardo dalla vetta che va oltre il secondo. La strada è ancora lunga.

IL CATTIVO -  Sicuramente la scarsa, anzi nulla copertura mediatica della categoria. E' vero: iniziare il campionato in Australia con 10 ore di differenza di fuso orario non aiuta, ma i media cosiddetti 'mainstrean' hanno completamente ignorato la Superbike relegata durante la settimana a trafiletti di poche righe.

LA SORPRESA - Altro che una. Nella Superbike Alex Lowes ci ha fatto vedere una Yamaha lontana parente rispetto allo scorso anno, capace addirittura di giocarsi il podio alla prima gara. Che dire poi di Roberto Rolfo e la sua MV Agusta, capaci di piegare per un millesimo Lucas Mahias sul rettilineo e salire sul gradino più alto del podio? Su quello più basso c’è invece West, partiva dalla settima fila dopo aver rotto tre motori nel weekend. Se queste non sono sorprese.

LA DELUSIONE - Sarà anche la sua prima gara, ma dopo aver dominato libere e Superpole, nulla sembrava ostacolare PJ Jacobsen verso una storica vittoria con MV. Invece l’americano è caduto in gara, poi alla seconda ripartenza ha commesso un errore che gli ha fatto perdere contatto con la vetta.  Lo aspettiamo in Thailandia per il riscatto.

LA CONFERMA - Vuoi o non vuoi, griglia ribaltata o meno, ma là davanti ci sono sempre loro. Kawasaki e Ducati con Rea e Davies a fare da protagonisti. Anche in Australia sono stati loro a tenere tutti col fiato in gola fino all’ultimo giro.

IL SORPASSO - Phillip Island è stata la gara dei sorpassi, sia nella Superbike che nella Supersport. C’è solo l’imbarazzo della scelta, che lo lasciamo a voi appassionati.

L’ERRORE - Sicuramente quello di Caricasulo all’ultimo giro, che ha centrato Cluzel, causandogli la frattura dell'osso sacro. Con loro sarebbe stato un altro finale. Peccato anche per quanto accaduto tra Lowes e Melandri in Gara 1, perché il ravennate aveva il passo per arrivare a podio.   

LA CURIOSITA’ - Johnny Rea era così avanti che domenica mattina ha chiamato la propria moglie, chiedendole di fare una torta col numero 40. Aveva già calcolato tutto, perché al pomeriggio ha fatto centro.

IO L’AVEVO DETTO – Federico Caricasulo ci aveva visto lungo dopo la Superpole. “Guarda, sono contento della prima fila, però su questa pista non si può fare un pronostico. Chi parte dalla prima alla settima fila ha le stesse possibilità di finire a podio”. Da dove partivano Rolfo e West che non ricordiamo?

 

 

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