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Aprilia RS 250: l'ultima leggenda a 2 tempi

La massima espressione delle duemmezzo stradali fu lei, nata dalle corse e rimasta nel cuore di tutti

Moto - News: Aprilia RS 250: l'ultima leggenda a 2 tempi

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 Ci sono moto recenti che sono già diventate classici senza tempo, vere e proprie leggende a due ruote che nonostante la giovane età hanno già preso posto nei libri di storia. Fra queste troviamo anche l'ultima di una leggendaria dinastia di 2 tempi sportive, l'Aprilia RS250, moto che ha accompagnato la categoria verso i campi elisi. Dopo di lei, non c'è stata più nessuna duemmezzo stradale.


La duemmezzo definitiva


La storia della RS250 nasce con il boom della Casa di noale nel Motomondiale. Da metà degli anni '80 l'azienda guidata da Ivano Beggio aveva messo a punto una delle squadre corse più forti della storia. La prima vittoria in 250 arrivò nel 1987 con Loris Reggiani nel glorioso GP di San Marino, mentre il primo titolo nella stessa categoria è da attribuire a Max Biaggi, che nel 1994 iniziò il filotto di tre mondiali consecutivi in sella alla mitica Aprilia nera sponsorizzata Chesterfield.
La RS250 stradale nacque non tanto per esigenze di mercato (la categoria era in crisi e le 125 erano le uniche 2T a vendere) ma per celebrare le vittorie nel Motomondiale e offrire agli appassionati una vera race-replica con targa e fari. Nel 1995 fu presentata la prima serie, con estetica decisamente diversa dalla moto da gara, ma colorazioni Chesterfield (nera con sponsor) e Aprilia Racing (viola e rossa) decisamente evocative. L'accoglienza fu calorosa e benchè non fosse identica alla moto di Max, affascinò molto gli appassionati di gare. Il successo immediato è stato aiutato anche dalla particolare situazione del segmento: con i marchi giapponesi in ritirata a causa delle scarse vendite, la RS non ebbe dei veri concorrenti e chi voleva una 2 tempi stradale non poteva che scegliere lei.


La prima serie


Tecnicamente, la RS250 si presentava come una moto "derivata dalle corse", ma con la moto di Max condivideva poco. Il motore era un bicilindrico a V da 249 cc strettamente derivato da quello della Suzuki RGV Gamma, che nel frattempo aveva lasciato i listini europei. Da questo motore i tecnici Aprilia avevano tirato fuori qualche cavallo in più e avevano ottimizzato l'erogazione, per avere anche dei medi regimi più corposi senza rinunciare alla potenza agli alti. La primissima serie fu anche la più potente di sempre, con 61,3 Cv a 11.000 g/min per un peso di 150 kg a secco
La chicca che rendeva questa moto davvero unica era la ciclistica, che si basava su un telaio a doppio trave in alluminio spazzolato dalla forma morbida e sinuosa. Questo sì che era un elemento derivato dalle corse, e anche oggi rappresenta una delle strutture più belle e ben realizzate che una moto di serie abbia mai avuto.
Al cannotto di sterzo era agganciata una forcella a steli rovesciati pluriregolabile da 40 mm della Marzocchi, dietro un monoammortizzatore altrettanto regolabile. Le ruote erano da 17" con pneumatici non troppo abbondanti: 110/70 ZR 17 davanti e 150/60 ZR 17 dietro. In sostanza, nel 1995 la RS proponeva soluzioni tecniche all'avanguardia, addirittura superiori a certa concorrenza giapponese di grossa cilindrata, che spesso rimanevano dietro anche su certe piste molto guidate e sulle strade di montagna, dove questa piccola sportiva era un'arma micidiale.


La seconda serie


La seconda serie arrivò nel 1998 e portò diverse novità. Prima di tutto l'estetica, rinnovata profondamente e resa molto più fedele alle moto da corsa che nel frattempo stavano monopolizzando le categorie inferiori del Motomondiale. Il cupolino era più largo e abbondante, come anche il codino che scendeva verso il basso. Il telaio fu lasciato bene o male invariato, ma furono aggiornate le sospensioni che divennero ancora più rigorose e sensibili alle regolazioni per la guida in pista e la ruota anteriore divenne 120/60 ZR 17. Le prestazioni purtroppo peggiorarono, perchè le sempre più restringenti norme antinquinamento hanno costretto ad un aumento di peso e a un leggero strozzamento della potenza. La nuova RS250 aveva 60 Cv a 11.000 g/min per un peso di 167 kg. Grazie all'utilizzo di sospensioni regolate in modo impeccabile i chili in più non si sentirono più di tanto e rimase la più agile e affilata sportiva del mercato.
Certo, non che fosse una moto priva di difetti. Il motore 2 tempi aveva bisogno di cure particolari e nonostante l'erogazione rivista nella seconda serie, il motore rimase un po' vuoto ai bassi. Fra i problemi di affidabilità riscontrati c'era la possibile rottura delle valvol parzializzatrici allo scarico, che potevano cadere nel cilindro causando il grippaggio.


È diventata una instant classic


La RS250 rimase nei listini fino al 2002, anno del definitivo ritiro dopo diverse versioni distinguibili per la livrea, che di anno in anno replicava quella del mondiale. Una delle più belle - a parer mio - fu la Replica MS con le carene bianche e il leone dorato sulla fiancata. La 250 uscì dal mercato perchè le vendite non riuscivano più a sostenere la produzione, ma non uscì mai dal cuore degli appassionati. Dopo il primo decennio del '00 in cui le RS250 usate si trovavano a pochi soldi, ora il valore di questa moto è schizzato verso l'alto. Difficilmente se ne trova una in ottime condizioni a meno di 5.000 euro, e il suo valore è destinato a crescere con il passare degli anni. Insomma, una vera instant classic!
Ivano Beggio, colui che volle questa moto, di recente ha pubblicato su Facebook un piccolo ricordo per una delle creature a cui è più affezionato: "Benchè tutte le Aprilia di quel periodo nascessero strettamente legate alle esperienze fatte in pista, la RS 250 è stata probabilmente la moto più “racing replica” realizzata. Ci riversammo tutta l’esperienza telaistica e ciclistica che avevamo, senza assolutamente alcun compromesso. Il motore andai personalmente a chiederlo alla Suzuki. Avevo qualche dubbio fossero d’accordo nel concederlo, visto che anche loro avevano una sportiva 250 due tempi a listino, la RGV, ma invece furono molto signorili. Ci rivolgemmo a loro perché in Aprilia non avevamo allora le possibilità economiche per realizzare un propulsore completamente nuovo, ma devo dire che questo trapianto (il nostro motore aveva in ogni caso alcune modifiche rispetto all’originale) non limitò la personalità della moto, che aveva un DNA 100% “made in Noale”, ci diede grandissime soddisfazioni commerciali in tutto il mondo contribuendo alla diffusione del marchio, e fu la nave scuola di tanti piloti. Grazie alla sua agilità e leggerezza, in alcuni tracciati dava la paga a moto di cubatura quadrupla!". Grazie presidente per averci regalato questo sogno, non esisterà mai più una Replica 250 alla sua altezza.

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