È il diretto rivale per la vittoria. Joan Barreda punta a mettere i bastoni tra le ruote a Toby Price. L’alfiere Honda è convinto che questa sia l’occasione giusta per salire sul gradino più alto del podio della Dakar, perché avrà qualcosa in più. Il pilota australiano è quindi avvisato.
Ormai manca davvero poco. Sei fiducioso?
“A dir la verità è sempre difficile commentare quali siano le sensazioni. Da una parte c’è senza dubbio la consapevolezza di affrontare una grande sfida, dall’altra invece non manca un pizzico di nervoso, in particolare per il desiderio di vincere”.
Quanto è cambiata la Dakar negli anni?
“Ho iniziato a partecipare a questo RAID confrontandomi con campioni del calibro di Coma e Despres. Fino a qualche anno, l’aspetto fondamentale della corsa era rappresentato dalla navigazione. Devo dire che ho sempre avuto riscontri positivi, poi negli ultimi due ci sono stati alcuni problemi. Quest’anno sarà molto lunga, ma ho comunque fiducia”.
Honda punta molto su di te. Sono più gli stimoli o le pressioni?
“Le pressioni ci sono sempre, soprattutto da parte dei nostri sponsor e i partner. Ho scelto però di unirmi a Honda perché è una squadra competitiva che mi ha messo al centro del progetto. Questo rappresenta un grande stimolo”.
L’edizione 2017 sarà quella del riscatto?
“ Più che parlare di rivincita o riscatto preferisco dire che mi sento più pronto. La moto e la squadra sono competitive e ho senza dubbio maggiore confidenza rispetto al passato. Credo di avere la maturità per provare a vincere, inoltre abbiamo pianificato ogni cosa nel dettaglio. I compiti che avevo da fare a casa sono stati portati a termine (sorride)”.
Price è l’avversario da battere?
“Il più grande rivale è la corsa stessa. Toby Price e la KTM sono senza dubbio i favoriti, perché nell’ultima edizione hanno vinto, dimostrando di essere veloci. Dovremo quindi cercare di essere regolari, puntando di rimanere il più vicino possibile a lui”.
La gara si deciderà in Bolivia dove si arriva a sfiorare i 5000 metri?
“Penso proprio di sì. Insieme alla squadra abbiamo lavorato molto su questo aspetto, disputando diversi test in altitudine. Tra l’altro alcuni anni fa mi sono trasferito ad Andorra, dove ho svolto alcuni allenamenti ad alta quota”.
Come la definiresti la Dakar?
“Passione, traguardo, pensieri. Non basta una sola parola, ne servirebbero molte. Di certo la Dakar rappresenta la mia vita”.