La notizia del ritiro di Nico Rosberg, cinque giorni dopo aver vinto il suo primo (ed unico) mondiale di F.1 ha lasciato attonito il mondo dell’automobilismo, ma anche quello dello sport.
Il motivo, e le sue parole, rese pubbliche attraverso il proprio profilo Facebook potete leggerle QUI. Riassumendole in un concetto Nico, dopo aver realizzato il sogno che inseguiva da tutta la vita, ha deciso che ce ne era un’altra da vivere. Fuori dai circuiti, accanto alla moglie, in famiglia.
Venticinque anni di corse, ancorché di grande successo, significano dover sopportare un altissimo livello di stress. E se negli sport atletici il primo a cedere è il corpo, in quelli di tensione è la mente a dire basta. E non è un atto di codardia, perché lo sport – ricordiamolo – deve essere gioia allo stato puro e quando non c’è più piacere in ciò che si fa è giusto smettere. Senza rimpianti.
Ciò vi ricorda qualcosa? Il parallelo, immediato, è con Casey Stoner che nel 2012, a Le Mans, dopo appena tre Gran Premi ed in testa al mondiale davanti a Jorge Lorenzo annunciò il suo ritiro.
Sono entrambi del 1985, Nico e Casey ed entrambi hanno già una moglie al loro fianco, Adriana l’australiano, Vivian Sibold il pilota di F.1. E tutti e due hanno una figlia, Alessandra Stoner, Alaϊa Rosberg.
E’ la sindrome del secondo in più di cui vagheggiava Enzo Ferrari ad aver fatto scegliere ad entrambi la famiglia? Non crediamo. Pensiamo piuttosto che il loro percorso – ancorché diversissimo per nascita ed estrazione sociale – sia stato faticoso. Uno teso a dare alla famiglia ciò che la famiglia aveva dato a lui, l’altro impegnato a ripercorrere le orme del padre, Keke, iridato nel 1982 con la Williams Ford.
Non deve comunque essere facile ritirarsi al vertice, anche se anni fa Valentino Rossi ci rivelò che era il suo sogno segreto quello di smettere da numero uno.
Il bello di questa storia, paragoni con Stoner a parte, è il modo con il quale Nico Rosberg ha deciso di annunciarlo: con un video, tramite il suo profilo ufficiale Facebook, seguito da 2,5 milioni di fan. Casey scelse la conferenza stampa del giovedì prima del Gran Premio. Ad un certo punto, quando fu il suo momento di parlare, lo disse.
Ormai nell’era dei social è divertente constatare che i nostri eroi sono il miglior ufficio stampa di sé stessi. Senza filtri fra sé ed i tifosi. Per chi si lamenta di un motorismo troppo ingessato, è una bella notizia. Ciò porta anche a riconsiderare il nostro lavoro di giornalisti. Oggi più che mai è nostro compito ricondurre tutto alla sua essenza: lo sport. Ma se praticarlo porta a volerne fuggire non appena si raggiunge il proprio obiettivo, forse è il momento di riconsiderare come viene organizzato e come noi stessi lo stiamo trattando.