C'era già chi scommetteva il contrario ma Andrea Iannone è arrivato a Sepang martedì. Un paio d'ore in piscina, nell'albergo, con il caldo e poi a dormire. Si è svegliato in tarda mattina, ma senza aver voglia di scendere in palestra, con le palle girate.
A Misano avresti voluto correre e ti sei arrabbiato quando te l'hanno impedito. Cos'è cambiato da allora?
“A caldo non mi ero reso conto della serietà del problema. E poi avrei voluto solo provare a guidare. Non mi è stato permesso e sono stato costretto ad andare ad Aragon due settimane dopo per provarci e capire”.
Però poi non hai corso egualmente.
“Non ho corso perché mi sono reso conto che non avrei potuto. E dopo sono rimasto bloccato con la schiena una settimana. Guardate, vi faccio vedere una cosa (apre gli SMS dell'iPhone N.d.R.)...ecco, questo è ciò che mi ha scritto Davide Giugliano, che ha avuto in incidente simile all'inizio del 2015 in Superbike con la Ducati ed è rimasto fermo quasi un anno (legge)...caro Andrea, prenditi il tempo che ci vuole, all'inizio sembra nulla ma la schiena è un ###(censura) incredibile”.
Allora perché sei venuto?
“La Ducati mi ha fatto pressione, ma anche altri. Non voi, eh, così ho preso l'aereo ma è stata una sofferenza incredibile e l'umidità che c'è qui non aiuta”.
Puoi sempre fare il primo turno e poi ritirarti.
“E venire qui per niente? No, ci proverò, anche perché ho voglia di correre. E' una delle ultime possibilità che ho di guidare la mia Ducati”.
Come ti senti realmente?
“Non male, ma neanche in perfetta forma. E' stata una situazione difficile da accettare, soprattutto perché quando mi sono fatto male stavo attraversando un momento molto positivo. Purtroppo non avevo esperienza con questo tipo di infortunio e non ti rendi conto che, invece, ha dei lunghi tempi di recupero...è passato un mese e mi sembra una vita”.
Sei pronto per lasciare la Ducati nelle mani di Lorenzo?
“Non so se è pronto lui: il suo punto di forza è la velocità a centro curva, ma con la Desmosedici te lo devi scordare. Se ci provi, cadi, specie con queste Michelin”.
Però ha un gran motore.
“Sì, ma non è che ci fai tutto, con il motore. Il nostro vantaggio è che la Desmosedici in basso ha poca coppia, così quando raddrizzi la moto e dai gas non derapa e non fa slittare la gomma posteriore, a differenza della Yamaha. Il problema poi è che devi avere qualcuno che ti tira l'avantreno con una corda per farla girare. Avete visto invece la Honda? E' rapidissima nei cambi di direzione. Sono anni che la Ducati combatte con questo problema ma non è stato ancora risolto. Io qualche idea ce l'avrei, ma non sono un ingegnere e bisogna che gli ingegneri ti diano fiducia e ti ascoltino”.
Sembri un po' deluso.
“Bisogna crederci”.
La Suzuki, invece, sembra andare bene. Questo ti dà tranquillità?
“Sicuramente, anche se sarebbe stato meglio se non avessimo avuto limitazioni ai test, invece dei 5 giorni all'anno consentiti. La Suzuki sta funzionando bene e stanno ottenendo risultati positivi, è un aspetto importante per me. Ho fatto questa scelta perché credevo nel progetto e in quello che hanno fatto negli ultimi due anni. Avevano una moto completamente nuova e sono cresciuti costantemente, significa che hanno le idee ben chiare e sono riusciti a portare la moto a essere competitiva con entrambi i piloti”.
Quando salirai sulla GSX-RR?
“Proveremo a Valencia e a Jerez, anche se non so ancora quanti giorni, magari solo due, potrebbe essere utile conservarne tre per il prossimo anno”.
Parlando di questo GP, come ti senti?
“Non male, ma neanche in perfetta forma. E’ stata una situazione difficile da gestire e accettare, soprattutto perché ero in un momento molto positivo. Quando subisci un infortunio di questo tipo e non sei cosciente sui tempi lunghi di recupero, pensi di tornare in moto la gara dopo, ci provi, ti trovi affrontare la realtà ed è più difficile di quello che pensi”.
Il tempo fermo è stato sufficiente?
“E’ passato un mese senza moto e mi sembra una vita, anche se per la mia frattura in realtà non è molto. All’inizio i medici dicevano che sarei potuto risalire in moto in fretta, ci ho creduto ma ogni volta che ci provavo mi rendevo conto che era molto difficile”.
Qual era il problema?
“Non tanto il dolore durante la guida, ma quello che accadeva dopo. Dopo avere provato ad Aragon sono rimasto con il collo bloccato per una settimana e ho avuto molto male con la schiena. Non riuscivo a dormire la notte”.
Oggi come stai?
“Mi sento meglio, non sono guarito del tutto e il viaggio per venire qua è stato drammatico”.
Qual è il parere dei dottori?
“La vertebra è ancora rotta, i medici mi ha detto tutti la stessa cosa: per guarire ci vogliono dai due mesi e mezzo a tre e non sono passati”.
Ora sei qui…
“Per me è molto difficile stare a casa e guardare le gare dal divano, anche se sono cosciente che non sono in piena forma”.
Cosa ti aspetti una volta in moto?
“Nessuno può sapere cosa succederà, solo io dopo la prima giornata. Non mi aspetto sorprese, solo un fine settimana positivo. Non sarà facile neanche tornare dopo un mese di assenza ed essere subito competitivo. Ci vorrà pazienza e mi prenderò il mio tempo, guardando il meno possibile gli avversari. Se poi sarò subito veloce, meglio ancora ma dovrò fare sicuramente i conti con il dolore”.
C’è anche chi ti ha criticato per essere rimasto fermo così a lungo…
“E’ normale che le gente pensi di tutto perché non conosce né il mio infortunio né quello che richiede una MotoGP a livello fisico e psicologico. E’ facile scrivere davanti a un computer, la realtà la conosci solo quando la vivi. E’ giusto che si possa esprimere la propria opinione, ma a volte le cose sono diverse”.
Hai sofferto a vedere le gare dalla tv?
“Mi è mancato tutto, ero consapevole che in Giappone la nostra moto sarebbe andata bene e avrei potuto dire la mia. Invece ero sul divano, ma l’ho accettato”.
Come hai visto la Ducati nelle ultime gare?
“Mi sembra che sia andata bene, ha sofferto ad Aragon ma hanno ottenuto un ottimo risultato in Giappone e in Australiana hanno fatto una gara abbastanza positiva. Penso che abbia continuato a crescere e auguro loro che il prossimo anno possano essere competitivi su tutte le piste”.