Tu sei qui

SBK, Ecco la cura vincente di Badovini

La ricetta di Ayrton è semplice: SBK gratis, vecchia Superpole e gare alla domenica

Ecco la cura vincente di Badovini

Se consideriamo il panorama delle derivate di serie, Ayrton Badovini è uno di quei (pochi) piloti italiani che mette il proprio nome davanti a quello degli avversari nelle classifiche e, dopo la bellissima vittoria in Malesia, il pilota biellese è tornato sul podio con la sua Honda CBR600 del team Lorini.

Eppure, in un periodo in cui è difficile trovare una sella buona ed è esplosa la polemica dei piloti paganti o a tariffa zero, il bravo Ayrton ha saputo cogliere una buona occasione che lo ha rilanciato le sue quote di pilota professionista.

Avevo già un discorso aperto con un’altra squadra per correre in SBK  -racconta Badovini- ma non si è concretizzato per questioni finanziarie; è mancata una parte di denaro per il raggiungimento del budget necessario. Nel frattempo, però, ero in contatto con il team Lorini che voleva schierare una terza moto in Supersport, ma l’australiano Glenn Scott si è fatto male ed io lo ho sostituito in pianta stabile”.

Sei andato subito fortissimo…

Sì, se consideriamo anche che non avevo fatto test sulla Honda CBR600; in Malesia ho vinto ed è stato un successo ottenuto grazie alle mie capacità di guida sul bagnato, oltretutto, alcuni piloti in lotta per il titolo si sono accontentati di piazzamenti a punti senza prendersi eccessivi rischi. Quella è stata una gara particolare, ma io ci ho messo del mio”.

Ci hai messo del tuo anche a Magny-Cours…

Sì, in Francia è andata bene, terzo gradino del podio per me! A livello di ciclista la nostra moto è veramente a posto, con la squadra ho una buona intesa e tutto ciò è positivo”.

Cosa pensi della classe Supersport, la trovi difficile?

Io penso che tutte le categorie siano difficili e questa non lo è meno di altre; la Supersport 600 è una classe in cui, casomai, è più facile tentare di ottenere una vittoria e la mia gara in Malesia è solo uno dei tanti esempi: la mia moto è da considerarsi ‘privata’ ma io ho vinto subito. In Superbike tutto ciò, ormai, è praticamente impossibile, lì sono necessarie altre situazioni per puntare al podio”.

La differenza, quindi, tra SS e SBK sono i costosi sviluppi sulle moto?

“Di base, sì. Già il fatto che in Supersport non ci sia un utilizzo di una gestione elettronica, mischia le carte in tavola. Se guardiamo al campionato inglese (BSB) dove l’elettronica è uguale per tutti, vediamo come il livello dei primi sia piuttosto equilibrato. In SBK lo sviluppo della sezione elettronica è molto importante e dispendioso, inoltre, più cavalli eroga un motore, maggiori sono le possibilità di intervento da parte dei tecnici… ma tutto questo prevede una fase di ricerca che prevede spese economiche notevoli”.

Toglieresti tutta questa elettronica dalle moto?

Ormai l’elettronica è una componente fondamentale delle moto moderne, specialmente le 1000, che nascono per essere utilizzate con una grossa gestione elettronica. A me piace questo particolare perché, in alcuni frangenti, può essere d’aiuto. Ma se è esagerata, l’elettronica può essere anche fastidiosa ed invasiva e le capacità di un pilota possono essere annebbiate dalla possibilità tecnica di un avversario su una moto dotata meglio da questo punto di vista”.

Tornando alla tua categoria, cosa ti ha colpito positivamente e cosa, invece, non ti piace?

“Il fatto che si possa pensare di lottare per vincere, rende la Supersport molto bella ed interessante; cosa non mi piace? Presto detto: l’attenzione rivolta a questo campionato è troppo bassa, non paragonabile alla Superbike”.

È vero che l'anno prossimo salirai in SBK con una Yamaha R1?

Si è parlato di questa opportunità, io ed il team Lorini stiamo valutando il passaggio in SBK e quindi confermo che sarebbe possibile; però ne stiamo ancora parlando, non ci sono le firme su nessun foglio. Sul mio piatto ho altre proposte per la Supersport e per la Superbike, sto valutando il da farsi. Per quanto riguarda Lorini e la SBK, non è detto che la moto sarebbe una Yamaha, il team sta progettando il proprio futuro ed è presto per per tirare le somme”.

Soprattutto ultimamente, è esplosa la “bomba” dei piloti paganti e di quelli che corrono gratis… che sta succedendo in questo sport?

Sostanzialmente, rispetto al passato, quando il pilota era ritenuto più importante e determinante, oggi è la moto buona ad essere la ‘ricercata’. I team sono consapevoli di tutto questo, quindi, chi ha un veicolo competitivo detta legge. Insomma, il coltello dalla parte del manico lo hanno le squadre. Ma non sto dicendo che il pilota oggi non vale più, chi va forte merita una moto vincente; ma adesso, salvo alcuni casi, il pilota non è più il gioiello prezioso che fa da collante per la squadra, una volta, invece, era tutto”.

Puoi fare un esempio?

Certo, anche se potrebbe essere banale; negli anni di Carl Fogarty, si pensava a tutto tranne che lasciare a casa un pilota come lui e così è anche in MotoGP se consideriamo i top rider; oggi non è più così. Magari nel Motomondiale i nomi importanti vengono mischiati, ma lì si cerca di valorizzare di più la marca della moto… a livello aziendale questa cosa rende di più rispetto al nome di un pilota”.

Quindi, anche il motociclismo rispecchia ciò che accade nel mondo?

Sì, stiamo vivendo una situazione sportiva che non è delle migliori: i soldi e le sponsorizzazioni scarseggiano, esattamente come accade nel mondo dell’economia e tutto ciò che lo circonda. Venti anni fa, piloti con risultati inferiori ai miei attuali, guadagnavano dieci volte tanto di quanto si possa fare oggi; alcuni corridori SBK del passato guadagnavano cifre milionarie, attualmente questo è impensabile. Forse, chi vince i mondiali raggiunge cifre paragonabili al passato, ma non ne sono certo”.

Tu avresti una ricetta per sovvertire questo sistema?

Quello che manca è condizionato alla vendita delle moto, i mercati di vendita si muovono lentamente e questo limita parecchio il nostro settore. Ma io penso ad un’altra cosa: ciò che manca è lo spettacolo… bisogna far venire la gente a vedere le gare in circuito, non solo sul divano davanti alla tv; parlando per assurdo, se per una stagione intera i biglietti degli autodromi fossero gratuiti, probabilmente un maggior numero di persone verrebbe alle gare e si venderebbe più merchandising e tutto il settore crescerebbe; chi viene a vedere la SBK in prima persona rimane colpito positivamente ed affascinato dalla vicinanza che c’è tra i piloti,  i team e l’utente finale. Bisogna spingere molto in questo aspetto”.

A livello di regolamento, dove interverresti?

Storicamente, la SBK è sempre stata una categoria in cui il pilota privato poteva giocarsela con quello ufficiale, perché, il livello tecnico delle moto non era così distante; io cercherei di dare una mano alle squadre private, con sovvenzioni ed aiuti economici. Ma non è tutto: io tornerei immediatamente alla vecchia Superpole, con i migliori 16 piloti che si giocano le posizioni in griglia con un giro secco… quella era una vetrina molto più valida dal punto di vista commerciale, era un vero e proprio evento; la Superpole di oggi è totalmente anonima. Io proporrei ancora il format delle due gare domenicali, magari un poco più corte e decisamente più sprint”.

La prossima stagione sarà stellare come dicono le premesse?

Potrebbe essere una stagione stellare, ma potrebbe pure non esserlo; non sono quei due nomi a fare la differenza. Oddio, se portassimo di qui Valentino Rossi, l’interesse salirebbe moltissimo, anche da parte di chi non segue la SBK. I piloti che arriveranno l’anno prossimo saranno molto veloci ma non so quanto spettacolo potranno portare, la Dorna vuole rilanciare questo campionato, magari andrà tutto bene, soprattutto nelle gare fuori dall’Italia… vedremo”.

 

 

 


Articoli che potrebbero interessarti