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Moto3, Parla Fenati: nel team Sky non mi sentivo me stesso

Romano sul divorzio con la VR46: "si poteva trovare una soluzione, ognuno avrebbe dovuto prendersi le proprie colpe"

Parla Fenati:  nel team Sky non mi sentivo me stesso

Sul caso Fenati si è scritto e detto molto, a partire da sabato 13 agosto quando, con un comunicato, lo Sky Team VR46 lo sospese per la gara in Austria. Poche righe che dicevano poco e quando la situazione è fumosa, le ipotesi e le voci impazzano.

Dell’argomento avevano parlato anche Valentino Rossi e Sabrina, madre di Romano e amministratore delegato della società che cura i suoi interessi. Solo Fenati era rimasto in silenzio. Fino ad oggi, perché con lui abbiamo fatto una lunga chiacchierata su quello che è accaduto in Austria.

Romano, ci spieghi cosa è accaduto?
Finite le qualifiche sono andato a parlare con Pietro Caprara, il mio capotecnico, era strano prendere tutto quel distacco dal primo e volevo avere dei dettagli. E’ venuto fuori che un punto del  mio contratto non veniva rispettato”.

Quello sul fatto di avere un tecnico delle sospensioni personale?
“Sì, mia madre ha fatto una riunione con i vertici della squadra e non è stato trovato un accordo per proseguire”.

C’era già una situazione critica all’interno del team?
La cosa più importante per un pilota è la tranquillità, non va bene quando ci sono musi lunghi per mancanze da parte mia o della squadra”.

Si è parlato di uno scontro fisico…
Non è successo assolutamente nulla, anche Alessio Salucci era sorpreso di queste voci”.

Valentino ha però dichiarato che a volte dai in escandescenze…
Non è così, mi dà fastidio quando vedo ingiustizie o cose fatte con superficialità, quindi cerco di parlarne. Però ci sono pregiudizi nei miei confronti e anche parole dette per scherzo vengono male interpretate. Ma quel giorno, ripeto, non è successo nulla”.

Hai parlato con Rossi?
Sì, quella sera e poi dopo la gara. Sono state due chiacchierate tranquille”.

Cosa hai pensato dopo la sospensione?
Ho provato molto sconforto e dispiacere. Penso che questa decisione abbia arrecato un danno a tutti, eravamo terzi in campionato”.

Si è detto che il motivo del divorzio sia il tuo rifiuto a vivere a Pesaro…
Forse se mi fossi trasferito non sarebbe successo niente, non lo so. Quello che è successo è quasi inspiegabile. In passato ci sono stato un anno, ma il mio contratto diceva che dovevo stare lì solo dal 10 gennaio alla prima gara, per la preparazione. Ho preferito stare vicino alla mia famiglia, ma su questo punto non sono scesi a compromessi”.

Altri errori?
“In tre anni sono successe cose di cui non avevo colpa e sono dovuto stare zitto. Diciamo che c’è stata tanta sfortuna”.

La decisione di aggiungere un pilota nel futuro team Moto2 ti aveva infastidito?
“Mi avevano promesso che sarei stato da solo, ma non c’era nulla di scritto, andava bene così. Per me non era un problema avere Bagnaia come compagno di squadra”.

Cosa è mancato nel rapporto?
La cosa principale è essere chiari e sinceri: ognuno dovrebbe prendersi le proprie responsabilità e le proprie colpe. Io l’ho fatto. Alla fine l’unico errore è non essere andato a Pesaro, ma per il resto ho sempre fatto  mio lavoro nel miglior modo possibile”.

Secondo te si potevano ancora sistemare le cose?
Quando succedono certe cose, la colpa non è di uno  ma di tutti. Bisognava solo prendersi le proprie responsabilità e cercare di capirsi l’un con l’altro. Veniva fuori anche un’altra soluzione, ormai inutile piangere sul latte versato”.

Valentino ha detto che non sono riusciti a farti diventare un vero professionista…
E’ bene maturare tecnicamente ma ogni persona deve rimanere se stessa, non si deve cambiarla o costruirla a tavolino. Per me è meglio un vaffanculo detto in faccia che una coltellata dietro alle spalle”.

Il team ti limitava?
Sì, mi sentivo limitato e non completamente me stesso. Diciamo che ero indirizzato, era tutto pre-costruito, io sono un tipo più istintivo”.

In molti sui social network si sono scagliati contro di te…
Mi ha fatto male, io non potevo parlare e domenica in Austria non sono potuto neanche entrare in circuito per chiarire la situazione. Sono rimasto in attesa di chiarimenti per oltre una settimana. Nel frattempo la gente ha espresso il proprio giudizio sentendo una sola campana. Da persona, non da pilota, dico che non avrei mai scritto certe cattiverie, ho ricevuto offese gratuite e pesanti e minacce. A che scopo? Va bene sono un personaggio pubblico, ma non un pagliaccio o un burattino”.

Cosa hai imparato da questa storia?
Che è sempre bene essere sinceri, fin dall’inizio. Io ho bisogno di sapere la verità, anche se è scomoda. E ho imparato che bisogna fare buon viso a cattivo gioco”.

Hai voglia di rivincita?
Ho voglia di vincere più titoli possibile (ride)”.

Ti rivedremo in pista quest’anno?
Secondo me no, tutti i posti sono occupati. Per il prossimo anno stiamo valutando delle offerte, sia in Moto3 che in Moto2”.

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