Moto contro auto, il confronto - per quanto impari - è sempre affascinante. Brembo aveva già analizzato le prestazioni di MotoGP e Formula 1 ad Austin e ha fatto lo stesso anche al Red Bull Ring, facendo sfidare - a distanza naturalmente - Lewis Hamilton e Andrea Iannone.
Si potrebbero obiettare che il paragone non si pone, perché le caratteristiche fisiche dei due veicoli sono troppo differenti. Entrambe le serie rappresentano però la massima espressione della ricerca in ambito motoristico e pertanto il parallelo ci permette di scoprire quanto sono avanzate le due tipologie di prototipi.
Oltre tutto Brembo è da decenni il fornitore dei team più importanti dei due campionati. Un ruolo che permette di presentare dei dati che faranno riflettere. Prima di dare il là alla nostra inchiesta, precisiamo le caratteristiche tecniche dei due veicoli:
Escludendo dal conteggio i piloti, quindi, una monoposto di Formula 1 pesa il quadruplo di una MotoGP e vanta un motore decisamente più potente (grazie anche alla presenza dei motori elettrici).
Naturalmente sono diversi anche i pneumatici sia per numero (4 anziché 2) sia per dimensione del battistrada: le monoposto di Formula1 dispongono di gomme molto più generose rispetto alla MotoGP.
Ma oltre alla larghezza del battistrada ciò che differisce tra F1 e MotoGP è l’impronta a terra, cioè la superficie del pneumatico a contatto con l’asfalto, assai diversa per la differente costruzione di un pneumatico auto e di uno moto. Mentre nelle F1 la larghezza del pneumatico coincide con l’impronta a terra, nella MotoGP questa è solo una porzione della larghezza totale del battistrada.
Confrontiamo le loro prestazioni sul giro a Spielberg:
I limiti delle MotoGP sono essenzialmente due:
1) il tempo necessario per diminuire la velocità quanto serve per affrontare le curve;
2) la velocità di percorrenza di curva.
Entrambi sono imputabili a diversi fattori tra cui principalmente:
A) la differente dinamica dei due veicoli, perché la MotoGP deve tenere in considerazione il rischio di ribaltamento del mezzo;
B) la sostanziale differenza dovuta al carico aerodinamico, inesistente su una MotoGP, ma che influenza pesantemente i valori di decelerazione di una F1;
C) la notevole differenza dell’impronta a terra degli pneumatici dei due veicoli.
A chiarire il punto 1 bastano tre situazioni desunte dai dati che Brembo ha rilevato a Spielberg:
Rappresentativi del punto 2 sono invece queste frenate, sempre relative alla pista di Spielberg:
Naturalmente anche gli spazi di frenata delle moto risultano più lunghi a Spielberg:
Non a caso, secondo gli ingegneri Brembo che seguono sul campo di gara le competizioni, a Spielberg i piloti delle MotoGP spendono il 29% della gara in frenata; mentre le Formula 1 solo il 17%.
Una differenza che determina tempi sul giro significativamente differenti.
La spiegazione è tutto sommato banale: le Formula 1 possono scaricare subito a terra tutta la coppia frenante, perché non hanno alcun problema di equilibrio; mentre i piloti della MotoGP devono dosare la forza, perché con due sole ruote a disposizione il rischio di ribaltarsi è alto.
Oltre tutto, le monoposto dispongono di una impronta a terra dei quattro battistrada che è ben oltre il quadruplo di una MotoGP: naturalmente, maggiore è l’impronta a terra maggiore sarà la possibilità di scaricare a terra la coppia frenante.
Per questa ragione, le decelerazioni di cui sono vittime i piloti sono in linea con le caratteristiche dei veicoli che guidano:
A differenza di Austin, il circuito di Spielberg comporta quindi un impegno per gli impianti frenanti differente tra auto e moto: gli uomini Brembo l’hanno inserito tra quelli di media difficoltà per la Formula 1 e tra quelli impegnativi per la MotoGP.
Cosa abbiamo imparato da questo nuovo confronto? Austin non era un caso: in frenata le F1 sono significativamente più efficaci delle MotoGP e anche i il confronto sul circuito dello Spielberg lo conferma.