Gli assenti hanno sempre torto e Valentino Rossi si prende tutte le sue responsabilità per l’assenza dalla Safety Commission, ma davanti alle telecamere di Sky si era reso protagonista di un commento discutibile parlando delle modifiche alla pista: “non capisco perché abbiano modificato la curva 10, in cui non è successo niente. Probabilmente chi l’ha fatto, l’ha fatto solo perché era meglio per la sua moto e peggio per le altre e non per questioni di sicurezza. Qual è stato il motivo di questo cambiamento? Non è vero che le vie di fuga erano insufficienti”.
L’uscita del Dottore può definirsi quanto meno infelice, perché si sta parlando di una modifica al tracciato che è stata decisa dopo la tragica scomparsa di un ragazzo solo poche ore prima. Un elemento che dovrebbe fare passare in secondo piano considerazioni stonate e frecciatine dirette agli avversari.
Come Valentino, anche Lorenzo si è messo a sindacare sulle decisioni della Safety Commission. “Non ne sapevo nulla, la procedura normale avrebbe dovuto essere quella di comunicare che c’era qualcosa di speciale. Penso che avrebbero dovuto chiamare tutti i piloti, sono il campione del mondo in carica e leader del Mondiale”. Una versione non esattamente corretta, perché la Safety Commission non è su convocazione, è aperta a tutti, sempre, esattamente come quella di ieri.
Dichiarazioni quindi che sono difficilmente giustificabili. Infatti, nella sua conferenza stampa, passato un po’ di tempo, Valentino corregge il tiro.
“Sapevo che c’era la Safety Commission, avevo degli impegni e non sono andato: me ne prendo la responsabilità e accetto la loro decisione”, afferma.
E’ stato un errore non andarci?
“Forse, quest’anno non ci sono mai riuscito, ho tanti impegni. Se non ci vai devi accettare quello che si decide, non pensavo che pensassero di cambiare la pista”.
Ci tornerai?
“Non lo so”.
La curva 12 è veramente pericolosa?
“Io penso che sia successo qualcosa di strano a Salom, non è stata una caduta normale. Però ci eravamo accorti già un paio di anni fa che Antonelli, cadendo, era arrivato a toccare le protezioni. Purtroppo, in molte piste ci sono dei punti in cui se hai qualche problema di natura tecnica esistono certi pericoli. Saranno sei anni che diciamo di aumentare la via di fuga in quel punto, ma c’è la tribuna e sarebbe troppo costoso”.
Ci sono casi simili in altre piste?
“Almeno una decina, mi vengono in mente l’ultima curva di Jerez, la 10 di Motegi, la ‘esse’ di Austin”.
Hanno modificato anche la curva 10…
“Come ho detto, non c’ero e accetto la decisione, ma quella curva non era da cambiare. Non capisco quale sia il problema dal punto di vista della sicurezza”.
Cosa non ti ha convinto nella caduta di Salom?
“Quello è un punto abbastanza veloce e si può cadere quando chiude l’anteriore, ma di solito succede 30 metri dopo rispetto al punto in cui è caduto Luis, che è scivolato a una velocità troppo elevata. Può essere successo di tutto: un problema allo sterzo, ai freni o anche al motore, non so”.
Se ci fosse stata la ghiaia nella via di fuga cosa sarebbe successo?
“Probabilmente la moto avrebbe cambiato direzione e Luis non sarebbe andato contro di essa, o magari no. Secondo me sarebbe stato meglio. E’ sempre così in piste dove corre anche la Formula 1, bisogna fare dei compromessi. Però penso che quello che è successo sia stata una fatalità, non colpa della pista ma di un guasto”.
Com’è stato tornare in sella oggi?
“E’ difficile andare in pista e mantenere la concentrazione. Non dico di essere stato un amico di Salom, anche se la VR46 curava il suo merchandising, lo vedevo poco. Però il primo pensiero è quello di andare a casa, ma non correre non è la scelta giusta, avremmo rimandato solo di qualche settimana”.