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Moto3, Di Giannantonio: nel giro d'onore ho pianto

Di Giannantonio: nel giro d'onore ho pianto

Non ha neanche diciott’anni e prima di oggi non era mai riuscito a conquistare un punto nel Mondiale, al Mugello ha coronato il suo sogno salendo sul podio. Fabio Di Giannantonio viene da Roma, ha dovuto abbandonare gli studi al Liceo Scientifico, “prima della gara del Qatar, mi hanno detto che se avessi fatto un’altra assenza mi avrebbero bocciato”, e corre per il team Gresini.

Fabio, cosa stai provando?
Non so cosa dire, ancora non ci credo: nel giro d’onore ho anche pianto. E’ un sogno che si avvera, ci pensavo fin da bambino”.

Quando hai iniziato ad andare in moto?
E’ una storia un po’ strana. Mio padre è sempre stato un grande appassionato, quando ero piccolo però stava spostando la moto con me in braccio, stava scivolando e ha dato una manata sul gas per riprenderla. Quel rumore mi ha spaventato tantissimo, non volevo più vedere una moto”.

E poi?
Piano, piano mi ha portato a girare in minimoto, avevo poco più di 5 anni. Ho incominciato a fare un giro, poi un altro e alla fine ho iniziato a correre”.

Roma non è esattamente la terra dei motori…
“Infatti penso che mi trasferirò presto in Romagna. Prima del Mugello sono stato a casa del mio capotecnico Fabrizio Cecchini e mi ha trattato come un figlio. Mi sono potuto allenare sia in palestra che sul flat track, è stato molto utile”.

Hai un pilota a cui ti ispiri?
Lo scorso anno, nella Rookies Cup, usavo il numero 21 perché, quando ero piccolo, tifavo per Troy Bayliss. Ho avuto l’occasione di conoscerlo ed è una bellissima persona, è sempre rimasta con i piedi per terra.

E’ anche un po’ pazzo…
Per andare in moto non puoi essere troppo normale (ride)”.

E’ arrivato il primo podio, qual è il prossimo obiettivo?
Non so cosa aspettarmi, voglio solo diventare un professionista. Il Mugello è una pista che mi piace e la conosco bene, mentre a Barcellona non ho mai girato. Non so se adesso in poi sarà tutto più facile o più difficile”.

Hai pensato a una dedica per questo primo podio?
Sicuramente alla mia famiglia, a Fausto Gresini e a tutta la squadra, ma specialmente a Cecchini”.

Fabio Di Giannantonio e Francesco BagnaiaLa festa azzurra, benché sia mancata la vittoria, è stata completata da Francesco Bagnaia. Di solito il piemontese si fa un tatuaggio nuovo ogni volta che sale sul podio, ma la lista si sta allungando “e devo ancora pensare ai precedenti, per ora basta”, scherza.

Pecco, sei soddisfatto?
Un podio in Italia è qualcosa di fantastico e lo scorso anno mi era sfuggito per poco”.

E’ il terzo 3° posto dell’anno, un po’ ti scoccia?
E il quarto in carriera, ma sono contento. Qui al Mugello non sai mai cosa capiterà un giro sei primo e l’altro 8°. La vittoria non era lontana ma nell’ultimo giro io e Quartararo ci siamo un po’ ostacolati e Binder è riuscito a prendere un piccolo vantaggio”.

La Mahindra ha risolto i suoi problemi?
In parte, ora dalla quinta marcia in poi riesco a stare con i migliori come velocità massima. Perdiamo però ancora molto in accelerazione, in quel punto la KTM è la più veloce”.

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