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MotoGP, Cadalora: Rossi? E' il Frankenstein del talento su due ruote

Parla il 'coach': "Vale assomma le doti di Lawson, Schwantz, Rainey e Doohan. Io? Ho un dono"

Cadalora: Rossi? E' il Frankenstein del talento su due ruote

Domenica scorsa Valentino Rossi ha conquistato la sua vittoria numero 113 e Luca Cadalora la sua prima…nel ruolo di coach del Fenomeno.

Il modenese, tre volte iridato, 34 vittorie e 72 podi al suo attivo è stato conquistato dal pesarese dopo averlo conosciuto ed aver condiviso con lui una sessione di prove private a Misano alla guida della nuova Yamaha R1.
Rossi era su una versione standard, Luca su quella personale, superpreparata.

"E' stato molto bello, ed ho anche imparato qualcosa", disse in quella occasione Luca.

Curiosità e voglia di imparare sono una prerogativa dei campioni, nulla di strano, dunque, se ora Cadalora è al fianco di un fuoriclasse di 37 anni che non smette di migliorare.

Un campione del mondo al servizio di un campione del mondo.
"Devo dire che Valentino mi ha sorpreso. L'incontro con lui per me è stata una scoperta - la confessione di Cadalora, che ha sfidato spesso con successo i miti della 500 - lo giudico una specie di pilota-Frankenstein. E' concentrato sull'obiettivo come lo era Eddie Lawson, estroso in pista e fuori come Kevin Schwantz, capace di improvvisare come Wayne Rainey, ed anche duro, tenace come Mick Doohan".

Ha citato cinque miti assoluti, Luca Cadalora, individuandone la caratteristica principale. E la sua?
"Beh, io ho un dono - è la pronta replica del modenese - Osservo i piloti in pista, il comportamento delle moto e capisco molti problemi da dove originano".

La competenza tecnica di Cadalora del resto è leggendaria. Gli anni con Kanemoto lo hanno affinato, e forse la riprova è che quando Rossi ha provato la sua R1 ne è rimasto colpito.

"Anche Rossi è molto preparato, ma lascia ad altri certi compiti. Non fa l'ingegnere. Però è estremamente analitico e capace di spiegare ciò che accade sulla moto, così dopo che ti ha parlato già sai dove devi intervenire".
Cosa è cambiato sulle moto negli ultimi trenta anni?

"Soprattutto l'elettronica. Ci sono molte più informazioni da gestire, che sono un bene, ma rendono la messa a punto forse più complessa".
Viene da domandarsi se lavorare con Rossi, un pilota evidentemente esigente, sia difficile.

"Per niente. Con lui si lavora molto bene. Il suo gruppo di persone è molto preparato e Valentino è sempre tranquillo".
C'è ammirazione sincera nelle parole di Luca, ed è strano perché i campioni sono solitamente egocentrici.

"Lo ammiro perché penso che se alla mia epoca avessi avuto solo un pizzico del suo carisma forse avrei combinato molto di più, ma quello è carattere. Se non ce l'hai non te lo puoi dare".

Come il coraggio di Don Abbondio. Un coraggio che Luca, grande protagonista alla guida delle 'belve' del passato, le 500 due tempi da quasi 200 cavalli ha dimostrato in più di una occasione.

"Le due tempi erano potenti ma con un arco di utilizzazione ristretto e piuttosto imprevedibili - ricorda Cadalora forse con un pizzico di nostalgia - Non si poteva guidare così fuori dalla moto come oggi perché al minimo errore non la avresti potuta controllare. Anche le gomme erano molto meno evolute. Le MotoGP di oggi sono molto più piacevoli perché hanno un motore incredibile, ma la potenza è veramente tanta, il che rende difficili anche loro".

 

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