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SBK, Leon Haslam: papà Ron è il mio terzo occhio

Nel 2016 sarà nel BSB e svela un retroscena: "in Malesia Biaggi non ha condiviso i suoi dati"

Leon Haslam: papà Ron è il mio terzo occhio

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Rimettersi in gioco, a 32 anni: questo è Leon Haslam. Dopo una stagione sfortunata e altalenante nel Mondiale Superbike con Aprilia, ha deciso di svoltare nel 2016: correrà infatti nella BSB in sella alla Kawasaki del team JG Speedfit. Una sorta ‘ritorno al futuro’ nel suo caso, perché nella serie inglese Leon ha già corso in quattro stagioni, dal 2005 al 2008, sfiorando il titolo in 2 occasioni.

La decisione di Noale di chiudere i battenti tra le derivate di serie l’ha preso in contropiede, ma non abbattuto. Lui ha le idee chiare e non se l’è sentita di ‘partecipare’: Pocket Rocket non si accontenta delle briciole e vuole ritagliarsi lo spazio che merita. Nel 2016 è pronto per la nuova avventura nella sua Inghilterra.

Figlio d’arte, è molto legato a suo padre Ron, che lo segue da vicino e lo assiste dentro e fuori la pista. Insieme, sono anche passati alla storia per aver corso insieme nella stessa tappa del Motomondiale, seppur in categorie diverse: è successo a Le Mans, nel 2000, con Ron impegnato nella classe regina, la 500, e l’allora 16enne Leon in sella all’Italjet 125.

Ron in un weekend di gara, che ruolo ha? È una sorta di coach o semplicemente è lì per sostenerti, come farebbe qualsiasi altro padre con il proprio figlio?

In quel caso, più che un padre, diventa un terzo occhio. Mi fa molti video e se ci sono problemi, con il circuito o con la moto, li guardiamo insieme, ne parliamo e li analizziamo. Ha grande esperienza ed è sincero: se il problema riguarda me, me lo dice in faccia, e se vede qualcosa in cui posso migliorare è sempre pronto ad aiutarmi”.

Ron gestisce una Race School. Anche tu sei impegnato in quest’attività?

Mio padre è sempre alla scuola e a me piace insegnare ai ragazzini, anche se si tratta solo di dare istruzioni o solo qualche consiglio. Sono belle giornate, spero di poter trascorrere altro tempo in pista con mio padre perché mi diverto molto. Mi è stato di grande aiuto nella mia carriera, spero che possa essere così anche in futuro”.

Leon HaslamIl 2015 era iniziato bene per te in Superbike, poi hai avuto un calo a metà stagione prima di tornare forte. Cos’è successo?

Mi sono rotto tre costole a Imola e quello è stato un brutto incidente. Mi ha fatto perdere la gara e il podio. Le 3 gare successive sono andate bene: ho fatto un podio a Portimao e conquistato 3 volte il quarto posto, ma per me quelle erano le gare in cui avrei dovuto lottare per la vittoria o il 2° posto. Dopo di che, abbiamo avuto qualche problema con la moto a Laguna Seca e in Malesia, e la situazione si è ripetuta: 2 round in cui mi aspettavo di centrare il podio, magari anche il successo a Sepang, invece ho fatto delle brutte gare, con un 5° e un 6° posto. Dopo siamo tornati di nuovo forti, arrivando a lottare per le prime posizioni in molti round vincendo l'ultima gara della stagione”.

Si è parlato di molto di Biaggi che non ha voluto condividere i suoi dati: è vero?

“Sì. All'inizio, a Misano, condividevamo le informazioni con Max. Avevamo fatto anche un podio a Misano in una gara molto difficile. Poi, in Malesia, Max aveva già il suo sponsor e il suo team, e per questo non abbiamo avuto possibilità di vedere i suoi dati. La cosa comunque non mi ha dato fastidio: avevamo comunque dei seri problemi con la messa a punto. La Malesia era una pista dove Aprilia doveva vincere facilmente, invece eravamo più lenti di quello che saremmo dovuti essere. Per me fu un fine settimana frustrante perché l’avevo aspettato per tutto l'anno, per via della pista e delle condizioni, invece è stato il peggiore dell'anno”.

Adesso rientri in BSB dopo tante stagioni di successo nel Mondiale. Perché questa scelta?

Avevo delle opzioni per la Superbike, ma onestamente nulla che potesse rappresentare una sfida contro le Kawasaki o le Ducati. Per me, andare in un team satellite, quindi su moto di 'seconda classe', per finire magari 5° o 6° in Campionato, non era un’opzione da considerare. Se Aprilia avesse continuato con un team Factory sarei probabilmente rimasto lì ma, visto che i posti nei team ufficiali Kawasaki e Ducati erano già presi, l'unica mia altra opzione era da privato. Avrei dovuto guidare al massimo per raccogliere risultati non esaltanti. Tornare in Inghilterra con la Kawasaki, nel BSB, che è un Campionato di grande livello in termini di pubblico, competitività e di sponsor, penso mi permetterà di essere di nuovo competitivo e vincente. Meglio così che 5 o 6° nel Mondiale”.

Hai ottenuto ben 15 vittorie e 38 podi in BSB tra il 2005 e il 2008, quali saranno per te i maggiori cambiamenti per riadattarti allo stile di quella competizione?

Ci sono due elementi importanti per me. Arrivo da 7 anni nel Mondiale, dove quello che ha importanza sono il team e l'elettronica. In BSB tutti hanno la stessa elettronica e non c'è traction control o altri tipi di 'aiuto' sulla moto. Per me si tratterà di riabituarsi a questo, ma è anche una cosa positiva perché si dà più importanza al pilota e meno ai computer”.

L’altra differenza?

Riguarda le piste britanniche, sono molto diverse. Alcune sono ok, come Donigton, Silverstone e Brands Hatch, ma ce ne sono altre molto differenti che richiedono un altro stile di guida. Devo tornare a quel genere di stile ed essere competitivo sin dal primo giro: non puoi rimontare molto in BSB, devi essere veloce dalla prima all'ultima tornata”.

Hai già provato la Kawasaki ufficiale BSB?

No, la guiderò per la prima volta insieme con i ragazzi del team Factory a Jerez il 25 e 26 gennaio. Ci saranno Rea e Sykes, e anche le Ducati. Lì proverò la moto per la prima volta, e penso che il materiale che avrò nel primo test sarà piuttosto standard. Quando torneremo di nuovo in Spagna, a marzo, avremo sicuramente la moto in configurazione full-spec BSB”.

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