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Triumph Bonneville Bobber 2017 - TEST

Incredibilmente bella... da guidare! Il fascino è anni '40, il resto è tutto da godere: sgasare per credere!

Moto - Test: Triumph Bonneville Bobber 2017 - TEST

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Egoista, ma in senso buono. Anzi, buonissimo. La nuova Triumph Bonneville Bobber non è solo l’ultima arrivata tra le Classic di Hinckley, ma una reinterpretazione in chiave moderna di un fascino antico da godersi in solitaria, come nella migliore tradizione hardtail. La differenza rispetto al passato però sta nel fatto che la Bobber 2017 si fa guidare inaspettatamente alla grande, in barba a tutti quelli che l’hanno già etichettata come l’ennesima moto “da aperitivo e basta”. Per capire che c’è dell’altro sono volato fino a Madrid dove ci sono voluti oltre 250 km di curve a pochi gradi sopra lo zero termico per comprendere come questa inglesina sarà un vanto tra le vie del centro, ma questione tutt’altro che banale, potrebbe stupire quando invece di un Negroni sbagliato opterete per qualche piega giusta, leggete per credere!


Lunga e bassa


Tutto ebbe inizio nel 1937 con la Speed Twin 500, ma sono gli anni ‘40 che delineano con precisione quelle che saranno le linee guida universalmente note quando ancora oggi si parla di stile bobber e hardtail. In Triumph hanno attinto a piene mani a questa filosofia quando hanno pensato alla nuova Bobber: più lunga e più bassa della T120, questo “bassotto inglese” è un tripudio di richiami al passato con dettagli sapientemente studiati per unire stile e funzionalità, vere calamite per gli occhi di chi sa dove e cosa guardare. E non mi riferisco solo ai soffietti della forcella Kayaba o al parafango posteriore in acciaio ben profilato e rifinito, ma come vi dicevo, bisogna saper guardare. Il motore è ovviamente a iniezione, ma i corpi farfallati simulano splendidamente i carburatori, senza dimenticarsi della batteria alloggiata in un vano dedicato chiuso da una fascia in acciaio inossidabile e poi ancora il tappo che nasconde le vaschette dei liquidi del freno posteriore e del liquido di raffreddamento. E la sella? Oltre a essere a 690 mm da terra, numeri che piacciono, è alloggiata su di una struttura in alluminio regolabile nella seduta che nasconde con garbo l’ammortizzatore posteriore. Ad essere minimal e regolabile però c’è pure la strumentazione: un misto di digitale e analogico che racchiude tutte le informazioni che servono (giri motore, contamarce, temperature ecc) rimanendo fedele allo spirito generale della Bobber.


1200 High Torque


Pulsazioni aumentate. Affermativo, rispetto alla T120 alla quale abbiamo già dedicato un #perchécomprarla  qui qualcosa è cambiato. Il bicilindrico frontemarcia High Torque da 1.200 cc, otto valvole, con fasatura 270 gradi e singolo albero a camme è il medesimo della sorella Bonneville ovviamente Euro4, ma grazie a una mappatura ottimizzata abbinata a una nuova cassa filtro sdoppiata, sulla Bobber la coppia aumenta del 10% fino a 106 Nm a 4.000 giri minuto, con la potenza che scende a 77 CV (-3 CV rispetto alla T120) disponibili a 6.100 giri minuto. Ma le differenze non finiscono qui visto che sono altri i numeri che i fissati di guida studiano con minuziosa attenzione. Se tutti la chiamano “bassotto” un motivo ci sarà e in termini numerici è presto spiegato: l’interasse della Bobber è cresciuto fino a 1.510 mm contro i 1.445 della T120, mentre sterzo e avancorsa hanno angolo ridotto a 87,9 mm invece di 105,2, il tutto abbinato alla corsa ridotta della forcella Kayaba da 90 mm di escursione, che scendono a 77 mm per l’ammo posteriore sempre Kayaba. 


A tutto TEST


Ci sono moto che sono fatte per correre, altre per viaggiare, altre ancora per esempio divertono quando l’asfalto finisce. Poi ci sono quelle che da molti (vedi categorie sopra) vengono etichettate come “inutili” o “da aperitivo”, ma che se non ve ne siete accorti hanno una capacità di emozionare che va oltre l’umana comprensione e che, soprattutto negli ultimi anni, proprio per questa ragione stanno spopolando. E se poi oltre ad essere bella e brava una di queste moto si guidasse anche da paura? Perfetto, è accaduto con questa super-Bonnie. La posizione di guida permette di aggredire le traiettorie in maniera sincera, il manubrio dritto è della giusta ampiezza e le pedane sono avanzate ma senza esagerare; insomma, ci si sente padroni della situazione e se volete cucirvi addosso il tutto basta regolarsi la sella e la strumentazione. Poi non fatevi troppe illusioni, rimane una bobber quindi scordatevi angoli di piega esasperati, anche se dopo pochi chilometri di certo avrete piallato totalmente le pedane. La luce a terra infatti è poca, quanto basta comunque per divertirvi parecchio, esattamente a migliaia di anni luce dalle sue pacate antenate anni ‘40. E’ una moto fatta per borbottare rotonda e piena fra le curve, vero, ma è pure dannatamente vogliosa di scatenarsi in maniera quasi inusuale per la categoria. L’agilità non le manca nonostante i 228 kg di peso a secco, il confort di marcia è molto buono anche alle alte velocità meno sui dossi cittadini dove in parte aiutano gli pneumatici Avon, specificatamente creati per la Bobber con dimensioni 100/90 R19 davanti (Cobra AV71) e 150/80 R16 (Cobra AV72) dietro. Poi quando vi sale il classico prurito al polso destro, il motore c’è: il 1200 HT ha un tiro vigoroso con una bella castagna fra i 3.000 e i 4.000 mila giri, pronto già sotto ai 2.000, mentre non serve tirarlo troppo in alto, col limitatore che interviene a 6.900 giri, volendo per forza chiamarlo in causa. Se poi come nel mio caso, l’asfalto è viscido e le temperature basse (5-6°C di media) tutta l’elettronica disponibile è un ospite gradito; ABS e controllo di trazione sono di serie così come le due mappe Road e Rain, entrambe a potenza piena anche se le differenze tra le due sono quasi impercettibili. E a proposito di dettagli migliorabili, per quanto d’effetto il monodisco anteriore da da 310 mm con pinza a 2 pistoncini Nissin flottante compie bene il suo dovere, ma vista la verve della Bobber, un doppio disco sarebbe stato più rassicurante quando il ritmo sale in modalità-Thruxston, così come un serbatoio maggiorato rispetto ai soli 9,1 litri di capacità offerti.


Prezzi e accessori


Solo monoposto, la Bobber è un oggetto molto particolare per stile e possibilità di personalizzazione “omologata”. Disponibile da febbraio 2017, in Italia costa 12.700 euro con un buon equipaggiamento di serie che offre ABS, controllo di trazione, Ride-by-wire con mappe Road e Rain, frizione a coppia assistita, faro posteriore a LED e immobilizer. Ma il bello inizia ora: sono oltre 150 gli accessori ufficiali previsti da Triumph creati esclusivamente per personalizzare la Bobber, oltre a due specifici pacchetti. Il primo e più romantico “Old School” costerà in UK circa 1.600 sterline, mentre il secondo e più sportivo pacchetto - non a caso di chiama “Quarter Mile” - verrà offerto a 1.500 sterline, in attesa di conoscere i prezzi per l'Italia.


Mi piace o non mi piace?


Personalmente non mi definirei un fanatico di custom e cruiser, ma credetemi se vi dico che dopo una (fredda) giornata con la Bobber prima di consegnare le chiavi me la sono guardata e riguardata. Questo segmento sta piacendo sempre di più negli ultimi anni e, proprio grazie a un trend in continua crescita, in Triumph si sono decisi a rispolverare una splendida interpretazione del passato, ardita e molto personale. I punti di contatto con la T120 ci sono, ma più di un semplice “ecco cosa siamo capaci di fare a Hinckley” guidandola ho percepito un genuino impegno nel creare un oggetto bello da vedere e altrettanto coinvolgente tra le curve, con una cura nel dettaglio difficile da reperire nella concorrenza di serie, a questo prezzo. Peccato solo che se la vorrete condividere con la vostra dolce metà dovrete acquistarne un’altra, forse il difetto meglio studiato nella storia per potersi godere la domenica mattina in moto in santa pace? Maybe!


 


Abbigliamento tecnico utilizzato


Casco Shark Skwal
Giubbotto OJ
Guanti OJ
Pantaloni tecnici Esquad
Stivali Forma Boots
Paraschiena Dainese


 

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