Correva l'anno 1986 ed in Italia il fenomeno delle 125 due tempi stava agiungendo al culmine della sua golden age, quando dal Giappone arrivò una richiesta.
In quel periodo la concorrenza tra le case era agguerritissima e ciò si traduceva in nuovi modelli lanciati sul mercato sempre più potenti e sofisticati. Honda Italia si gettò anche lei nella mischia confrontandosi con i vari costruttori nazionali. Le varie Aprilia, Cagiva, Gilera e Yamaha avevano anche loro in listino modelli performanti e dall'elevata carica racing, così negli stabilimenti abruzzesi di Atessa, in provincia di Chieti, si iniziò la produzione della prima moto 2 tempi di serie ad alte prestazioni con la NS125. Una guizzante monocilindrica, semicarenata, e disegnata da un designer giapponese che al periodo lavorava in Italia.
Con una potenza di 20 CV, telaio a doppia culla, valvola ATAC allo scarico ed una velocità dichiarata di 140 Km/h, la piccola Honda riscosse subito un grande successo di vendite ed allora si decise di rendere la NS ancora più aggressiva dotandola di una filante carenatura che, specie nella colorazione bianco- blu , la faceva somigliare alle moto che in quel periodo, in mano allo statunitense Freddie Spencer, si aggiudicarono il campionato 250 e 500 nella stessa stagione. Nacque così la versione R della NS125, che negli anni a seguire, con ulteriore evoluzioni tecniche e di design, cambierà il nome in NSR125.
Il parco moto italiano delle ottavo di litro era così avanzato ed apprezzato dai giovanissimi che dal Giappone arrivò la richiesta di realizzare una versione della 125 "italiana" espressamente per il mercato interno, con l'input di caratterizzarla fortemente con il "made in Italy", certi che questa mossa avrebbe contribuito notevolmente al già elevato glamour della NS. Nacque così la NS125R Adriatico, caratterizzata da una livrea tricolore e con la scritta "Italia" stampigliata ben in evidenza sui fianchi della carena a rimarcarne ulteriormente la provenienza. Ne furono prodotte 1.146 unità ed andarono tutte vendute nel giro di pochi giorni.
Quello rimase un caso isolato, ma emblematico dell'estro ed inventiva dell'industria italiana in quel periodo forse irripetibile su tanti aspetti ed in quella fascia di mercato. Si raggiunsero livelli realizzativi impressionanti, in termini di prestazioni e di design, con moto in vendita al normale utente molto vicine alle GP. Gioelli di tecnologia che in molti casi ancora oggi fanno la gioia di tanti appassionati nostalgici, ma anche di molti giovanissimi che tutt'ora apprezzano quei microbolidi che il mondo ci invidiava.