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Norma Euro 4: è la definitiva fine del 2 tempi?

Relegato a qualche scooter e enduro 125, con le nuove norme il "ciclo Clerk" sembra essere al capolinea

Moto - News: Norma Euro 4: è la definitiva fine del 2 tempi?

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Un tempo osannato da tutti come la migliore soluzione per avere alte prestazioni, semplicità costruttiva e leggerezza, il 2 tempi non può più reggere il passo come le nuove norme.

La maggiori restrizioni che si avvicendano sull'importante tema delle emissioni, di fatto toglie probabilmente l'ultimo barlume di speranza per i tanti nostalgici che rivorrebbero vedere il motore a 2 tempi riproposto, quanto meno, sul prodotto di serie.

CICLO FELICE - Lo schema tecnico di quel miracolo di  peso/potenza erogata, inventato a fine '800 da Duglas Clerk (da cui il nome del ciclo termodinamico, Ciclo Clerk), è stato per decenni la soluzione migliore per ottenere mezzi dalle elevate prestazioni, abbinate a pesi e costi decisamente contenuti. La sua forza risiede nella estrema semplicità meccanica, dovuta fondamentalmente alle separazione delle fasi motore controllata dal movimento del pistone -  in luogo di valvole comandate da cinghia o catena -  che al momento opportuno scopre le luci di immissione e scarico della miscela in camera di combustione. Questo consente nell'avere il completamento dell'intero ciclo della carica elaborata in camera in sole due corse del pistone, in luogo delle quattro dello schema a 4 tempi. I benefici sono ovvi: raddoppio ideale (senza perdite) della potenza sviluppata, a parità di corse del pistone. Di contro però, il fatto di avere una lubrificazione "a perdere", con olio che entra e viene poi espulso in gran parte dal cilindro in fase di scarico. Inoltre, altro svantaggio, è che anche molta parte di incombusti si perdono attraverso la luce di scarico, finendo nell'aria oltre a rendere difficile la vita al catalizzatore con un precoce avvelenamento.

APRILIA E HONDA CI PROVANO - Per risolvere parte di queste grosse problematica, al tempo si sperimentarono vari sistemi. L'Aprilia con il D-Tech arrivò ad utilizzare un sistema di iniezione, con dosaggio preciso della quantità di combustibile iniettato in una pre-camera. Purtroppo, complessità meccanica e costi, limitarono il sistema principalmente agli scooter che garantivano numeri di mercato elevati consentendo di ammortizzare il notevole costo finale del sistema. Ci fu anche un tentativo di applicarlo al bicilindrico Suzuki utilizzato per la RS 250 stradale, ma si rimase alla fase di studio.

In precedenza fu la Honda, che cerco di limitare le emissioni di incombusti con il sistema EXP-2 installato, per un severo test, su un mezzo da 402cc che partecipò alla Dakar 1995. In questo caso una valvola a saracinesca piazzata allo scarico regolava la pressione nel cilindro facendo infiammare la carica per sola compressione. Un diesel 2 tempi se vogliamo, con il vantaggio di sfruttare l'efficienza, tipica del motore ad autoaccensione (Diesel appunto), nel bruciare il combustibile in camera di scoppio. Purtroppo anche questa soluzione non arrivò poi sul mercato di serie.

Tentativi per rendere più pulito un motore, cercando di non doverlo accantonare, dati gli innegabili vantaggi offerti. Purtroppo la storia sappiamo tutti da che parte è andata. Ed oggi questo schema rischia definitivamente di tramontare con le norme Euro che incalzano. Se già con gli efficienti 4 tempi diventa sempre più complesso mantenersi nei limiti, figuriamoci con una unità così..."sprecona".

ENDURO, L'ULTIMA FRONTIERA - Infatti Case, Honda in primis, da tempo hanno deciso di non investire nei cari “motori a miscela”, la nascita della MotoGp sancì di fatto il cambio epocale da uno schema all'altro anche sulla serie. Lo sviluppo di un 2 T pulito, comportrebbe complessi sistemi di controllo che di fatto vanificano il concetto di motore semplice ed a basso costo, anche se alcune soluzioni non mancano. Anche KTM o Husqvarna (da fonti oltralpe) impegnate storicamente nelle competizioni off-road , toglieranno probabilmente dai listini 2017 le 2tempi 125 enduro che per regolamento devono essere omologate per la circolazione stradale. Resteranno invece a disposizione esclusivamente come mezzi  da usare solo in pista. Facile però immaginare che verranno presto definitivamente accantonate.

Ce ne sarebbe però da dire riguardo le emissioni, che a volte il legislatore dimentica che andrebbero valutate anche in funzione del periodo di utilizzo del mezzo. Una moto impiega minor tempo per gli spostamenti in città ad esempio . Ciò si traduce in minor tempo di funzionamento del motore, rispetto magari a quello di un auto, in coda o in cerca di parcheggio. Ma questo è un altro argomento...


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