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Moto3, Danny Kent: sogno il titolo di Barry Sheene

Il neoiridato della Moto3 si racconta: "In inghilterra conoscono solo Barry e Valentino Rossi"

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Gli inglesi aspettavano da tempo un campione del mondo e lo hanno atteso a lungo: 38 anni. Poi, finalmente, quest'anno è arrivato un ragazzo che a 22 anni pareva già, se non una promessa non mantenuta, quantomeno un talento bruciato, visto che il suo esordio nel motomondiale in 125 risale a ben cinque anni fa: Danny Kent.

Alto, al punto da non potersi sistemare confortevolmente in sella alla Moto3 Honda del team Leopard con la quale quest'anno ha vinto il titolo iridato, Danny in queste cinque stagioni aveva già fatto avanti e indietro fra la minima cilindrata e la Moto2.

Ingaggiato dal team Tech 3 nel 2013 ottenne infatti come migliori risultati due 12esimi posti e…la frattura di una clavicola. Un po' poco per uno che, comunque, l'anno prima aveva vinto il suo primo Gran Premio in Giappone, ripetendosi poi a Valencia e concludendo la stagione in 4a posizione assoluta.

Beh, è cosa nota: andare forte nella minima cilindrata non è garanzia di successo in quelle maggiori.

Danny però nonostante i problemi è rimasto con i piedi per terra. Ed ha fatto un passo indietro per farne due avanti. Tornato sulla monocilindrica nel 2014 ha riassaporato il podio e, finalmente, grazie a Flavio Becca che ha creduto fortemente in lui, è approdato al team Leopard che gli ha dato il mondiale.

Così gli appassionati britannici hanno potuto finalmente riassaporare un titolo mondiale: mancava dal 1977. E mancava da quella data perché fu in quella che Barry Sheene vinse il suo secondo e ultimo titolo in 500 con la Suzuki.

Per questo, inevitabilmente, non si può non domandare a Danny cosa si prova a succedere al mitico numero 7.

E mentre Kent risponde non possiamo non pensare che lì, da qualche parte, Sheene sorrida.

“Aver vinto il mondiale è un sogno che è diventato realtà dopo tanti sacrifici, da parte mia, della mia famiglia e dei miei amici fin da quando ero piccolo - racconta Danny Kent, incontrato in Lussemburgo nella sede del team che lo ha confermato anche nel 2016 promuovendo alla cilindrata superiore - Ho lavorato duramente, mi sono sempre svegliato presto per allenarmi e diventare campione del mondo. In Inghilterra non succedeva da 38 anni”.

Danny Kent a ValenciaCosa sai di Barry?

“E’ ancora un nome importante, Sheene è sinonimo di gare in moto, la gente in Inghilterra conosce ancora lui, e ValentinoRossi . Essere paragonato a lui è un grande risultato per me”.

Quale immagine hai di Sheene?

“Quando correva era tutto diverso, era un mondo fatto di belle ragazze e programmi in tv, era un idolo”.

Vero. C'erano i Beatles, Barry arrivava ai Gran Premi con una Rolls Royce targata BS7 con a bordo una plasmate, Stephanie, e nei box veniva a trovarlo George Harrison.

Danny è ancora lontano da questi fasti, ma il prossimo anno tornerà in Moto2, memore della passata esperienza che gli ha insegnato molto.

“L’anno con Tech3 è stato veramente brutto, ogni cosa è andata storta e ho provato a dimenticarlo. Ho già fatto due giorni di test con la Kalex a Jerez e sono riuscito a essere due secondi più veloci di quanto ero stato con la Tech3. Penso che stiamo andando nella giusta direzione e credo che il 2016 sarà una stagione completamente diversa”.

Nel 2016 ti considererai un debuttante o cercherai subito di essere vincente?

“Vincere è sempre difficile, sarò un debuttante perché in Moto2 ho fatto solo una stagione ed è stato 3 anni fa. Ho tanto da imparare, dovrò adattare il mio stile di guida. La Moto2 è molto diversa dalla Moto3, si è sempre al limite e questo è il motivo per cui ci sono meno sorpassi.Dovrò battermi contro piloti forti come Alex Rins e Johann Zarco, Sam Lowes è passato alla Kalex, che è la miglior moto. Non sarà facile, ma a Jerez ho già girato più forte di Alex Marquez".

Hai 22 anni, il tuo obiettivo è passare il prima possibile in MotoGP?

“Avevo tre offerte per andare nella classe regina già il prossimo anno, ma ho deciso per la Moto2. Tutti i contratti dei piloti ufficiali scadranno a fine 2016 e, se farò un buon anno, potrei avere la possibilità di firmare per un team factory nel 2017. Questo è il mio obiettivo: fare una bella stagione e poi passare, come ha fatto Vinales”.

Leopard però non correrà in MotoGP…

“Ho un contratto di un anno con la squadra con un opzione per un altro. Sono libero di andare in MotoGP se ne avrò la possibilità”.

Flavio Becca con Danny KentCome giudichi la stagione di Miller che è passato direttamente dalla Moto3 alla classe regina?

“Penso abbia fatto un buon lavoro e lo sa anche tutta la gente che capisce di corse. Non guidava una delle moto migliori ed è riuscito a battere, a parità di mezzo, piloti di grande esperienza come Hayden e Laverty nel suo anno di esordio”.

Come giudichi dall’esterno le varie moto della MotoGP?

“Penso che le loro prestazioni si siano sempre più avvicinate. In questo momento la Yamaha sembra un passo avanti, Ducati ha lavorato bene e Honda si è comunque dimostrata competitiva con Pedrosa e Marquez, anche se usavano diversi telai. Spero che le gomme Michelin e la nuova elettronica livellino ulteriormente le prestazioni, anche per quanto riguarda i team satellite come Pramac e Tech3”.

Cosa penso di quello che è successo tra Rossi e Marquez?

“E’ difficile da dire, alla fine dispiace per entrambi, dipende solo dal punto di vista. E’ una mia opinione personale, ma se stai lottando per il campionato e un altro pilota di passa a ogni curva, la situazione diventa molto frustrante. Ognuno ha le proprie ragioni, le gare sono così. Tutto è nato dalle dichiarazioni di Valentino in Malesia, forse se non avesse accusato Marc non sarebbe successo niente. Non credo che in Australia Marquez abbia aiutato Lorenzo”.

Quanto hai avuto paura di perdere il campionato da metà stagione in poi?

“E’ normale essere nervoso e sentire la pressione, sapendo quanto è stato investito in termini di lavoro e denaro. Avevo iniziato l’anno molto bene, vinto sei gare, il più grande problema è stato non avere evoluzioni durante la stagione. La moto è rimasta la stessa dal Qatar a Valencia mentre KTM ha lavorato sodo, portando nuovi telaio e motore che le hanno permesso di migliorare di mezzo secondo”.

Hai avuto un ruolo quindi nella scelta del team Leopard di passare a KTM nel 2016 in Moto3?

“Penso sia una buona decisione per la squadra. Nell’ultima parte di stagione è stata KTM la moto migliore. Honda era ancora una buona moto, permetteva di vincere, ma avevo molto da perdere ed ero soprattutto concentrato sul campionato. Era come se avessi un bersaglio sulla schiena, mentre Oliveira poteva solo guadagnare”.

In quali punti pensi di potere ancora migliorare?

“Molti, in Moto3 ho imparato molto ma so che dovrò cambiare il mio stile per la Moto2. Per me la cosa fondamentale è il duro lavoro. Lo scorso anno ero uno dei piloti più pesanti e mi allenavo molto in bici e nella corsa per perdere peso, per la Moto2 mi concentrerò sulla forza, perché la moto è molto più pesante e potente”.

 

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