Il Gran Premio di Valencia sarà ricordato come quello delle cancellazioni. Praticamente sono rimasti salvi solo gli orari di prove, qualifiche e gare, il resto è sparito. L’ultimo appuntamento della stagione era sempre stato vissuto come una festa, l’ultimo giorno di scuola. L’esame finale, vinti e vincitori, e poi la tensione si scioglie.
Il tempo passato è d’obbligo, perché il clima non consente celebrazioni. Prima è stata la Dorna a fare scomparire la conferenza stampa della vigilia. Troppo rischioso mettere vicini Rossi, Lorenzo e Marquez. Come a scuola, hanno spostato di banco i cattivi, sperando che la distanza calmi gli animi. Lontani dagli occhi, lontani dal cuore.
Poi c’è Yamaha, che si aspettava di festeggiare una stagione trionfale e invece si è trovata con infinite gatte da pelare. Ha iniziato lo sponsor Movistar, che aveva preparato una grande festa di fine anno, del resto la tripletta dei titolo piloti, costruttori e team non è una cosa che accada sempre. I palloncini rimarranno sgonfi e i bicchieri vuoti, basta l’imbarazzo della situazione venutasi a creare, il party sarebbe sembrato il funerale.
Sabato, anche Yamaha avrebbe voluto celebrare i suoi 60 anni. Erano già stati convocati tutti i campioni del present e del passato: non si farà. Lin Jarvis, in una nota, ha scritto: “Yamaha vuole concentrare tutti i propri sforzi per garantire il pieno supporto sia a Valentino Rossi che a Jorge Lorenzo che si stanno sfidando nella gara finale del 2015 per determinare chi sarà il campione del mondo MotoGP”.
Va bene così, siamo disposti a credergli, ma anche due settimane fa, quando tutto è stato organizzato, si sapeva che il match point sarebbe stato a Valencia.
Inutile recriminare, sono solo gli effetti di una causa precisa, il meccanicismo dello scontro. Non ci sarà nessuna festa, speriamo che almeno lo spettacolo - corretto - in pista non manchi.