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MotoGP, Rossi-Marquez: c'eravamo tanto amati

L'ultima intervista prima del GP di Sepang: "Imparo da Vale, è sempre stato il mio eroe"

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A volte durante una gara è necessario rallentare. Tirare dei profondi respiri e poi continuare.

Sembra assurdo, ma quando c'è bisogno di essere lucidi per recuperare velocemente non bisogna avere fretta.

E' così anche nella vita. In talune occasioni è necessario contare fino a dieci prima di agire. Solo in questo modo si sarà ragionevolmente sicuri di non sbagliare.

Per questo, ad una settimana dall'ultima gara del mondiale 2015 ci interroghiamo su quello che è stato il rapporto fra Marc Marquez e Valentino Rossi. Un continuo di gesta esaltanti in pista e abbracci nei box. Di scherzi e prese in giro da ambedue le parti. Mentivano? Mentivano entrambi?

Non crediamo sia possibile, ma già giovedì prima del Gran Premio della Malesia, dopo l'esternazione di Valentino contro Marc in conferenza stampa ci eravamo posti questa domanda ed avevamo voluto dargli una risposta parlando con lui. Sono stato l'unico giornalista italiano a intervistarlo a quattr'occhi.

Marquez era deluso, ma non arrabbiato per l'attacco di Valentino. E non ci è sembrato che mentisse. Quella che segue è l'intervista pubblicata in esclusiva sul Corriere dello Sport il 25 ottobre. L'ultima, probabilmente, in cui Magic Marc confessava la sua ammirazione per Valentino Rossi.

p.s.

L'anno passato Marc Marquez non ha lasciato scampo agli avversari vincendo i primi dieci Gran Premi consecutivi, per concludere poi la stagione con altre tre vittorie. Una marcia trionfale che non si è ripetuta questa stagione dove, al contrario, il pilota della Honda ha faticato a far funzionare la sua RC213V con un motore più potente ma troppo nervoso.

Da metà campionato in poi però, posto parzialmente rimedio ai problemi, Magic Marc è parso tornare quello di sempre. Troppo tardi però per battersi per il mondiale.

"Correre in Malesia da spettatore del duello fra Lorenzo e Valentino mi fa un certo effetto, perché vorrei essere lì a giocarmi il titolo assieme a loro. Sia Jorge che Vale sono infatti piloti che spingono sempre al cento per cento e le ultime gare sono state bellissime. Proprio l'intensità di questo sfida ha fatto però aumentare il rispetto che provo per loro. Sto imparando da questo confronto, specie ora che hanno iniziato a stuzzicarsi anche fuori dalla pista. Lorenzo è il più veloce, ma Rossi è più costante. Solo alla fine capiremo chi dei due ha giocato meglio le sue carte".

Qui in Malesia in verità Rossi se l'è presa più con te che con Lorenzo.

"E' stata una sorpresa per me e ovviamente non ne sono stato felice. E' vero sono spagnolo ma in Australia battendo Lorenzo gli ho fatto involontariamente  un favore. Piuttosto Iannone gli ha fatto perdere punti. Io non sono il compagno di squadra di nessuno dei due e alla fine Vale deve vincere contro Jorge non contro di me. Detto questo pur senza schierarmi con nessuno dei due confermo ciò che ho sempre detto: Valentino è il mio eroe, lo ammiro. D'altro canto Lorenzo quest'anno è stato un gran combattente".

Rossi ha detto che non crede che tu sia mai stato un suo tifoso.

"Avevo quattro anni quando ha vinto il suo primo titolo, cosa credi che ti risponderebbe ogni aspirante pilota? Tutti vorrebbero essere Valentino. In ogni caso secondo me, finisse primo o secondo nel mondiale, non aggiungerebbe molto alla splendida stagione che ha fatto".

Ricordi quando è stata scattata la fotografia che ti ritrae bambino accanto a Rossi?

"Certo, era il 2008 ed avevo in mano un modellino di un'auto con la quale Vale correva nei rally. Mi viene da aggiungere che nella vita non si sa mai cosa può accadere. Se mi avessero detto che da lì a pochi anni mi sarei battuto con lui in pista gli avrei detto: ma sei matto?"

Parliamo di Assen. La collisione con Rossi mentre lottavate per la vittoria nell'ultima curva.

"Valentino corre da venti anni, ha imparato tantissimo ed è il migliore nella gestione degli ultimi giri. In Argentina, quando ci siamo toccati, è stato un incidente di gara. In Olanda io ho fatto una bellissima ultima curva...ed ho imparato che si può vincere anche senza farla".

Cosa non ha funzionato quest'anno?

"E' facile rispondere adesso. Se invece di cadere cinque volte avessi accettato a volte di finire terzo o quarto oggi sarei probabilmente ancora in lizza per il titolo. Semplicemente non ho capito, o non ho voluto accettare, che in pista ci fossero due piloti ed una moto più veloci. Non lo ho accettato. A causa di ciò sono stato costretto ad andare oltre il mio cento per cento: non sono uno che si accontenta di arrivare sul podio staccato di quindici secondi...però ora mi rendo conto che devo accettarlo. La più grande lezione che ho appreso è che il mondiale è lungo e tutto può succedere".

Dunque da ora vedremo un Marquez più riflessivo e meno aggressivo?

"Da una parte non voglio perdere la mia mentalità di combattente, perché mi ha dato tante vittorie, come l'ultima in Australia, ma devo anche imparare a controllarmi. Il problema è che questo è stato il primo anno in cui ho fatto fatica a capire il comportamento della moto e ciò mi ha portato ad andare oltre".

Non lamentatevi quando Marc cade perché solo quando prova cose impossibili vengono fuori cose straordinarie. Ti riconosci in questa frase?

"(risata) Certo, quando fai una mossa come quella di Phillip island ti senti al top. E' la mia mentalità, come ho detto, ma questa mentalità mi fa anche fare qualche errore di troppo ed è allora che mi dico: Marc, devi stare calmo. Per il futuro devo trovare un compromesso".

Uno che ragiona come te forse è Andrea Iannone, quando vi incontrate fate scintille!

"Sì è una cosa curiosa e ne abbiamo anche parlato fra di noi. Ci conosciamo, e ci scontriamo, da quanto entrambi eravamo in 125, e poi in Moto2. Quando siamo assieme Andrea si trasforma e risponde colpo su colpo. Penso che sia una buona cosa, bella, divertente. Lo aiuta anche ad affinare il suo talento".

In Australia hai detto che correrai meno rischi per non influenzare il duello mondiale, cosa volevi dire?

"Correre come abbiamo fatto a Phillip island è pericoloso. Quando rivedo le gare mi rendo conto di quante volte ci sfioriamo. E' il bello delle corse in moto andare così vicini al limite, ma intuirlo è sempre difficile anche perché alcuni sorpassi li vedi chiaramente nelle mente, altri meno. In questo momento io non ho grossi obiettivi da raggiungere, solo proteggere la mia terza posizione in campionato da Iannone. Così vorrà dire che proverò come sempre a vincere, ma tenendomi un margine più elevato del normale".

In quelle situazioni cosa conta di più: il talento, la tecnica, l'allenamento...o solo la magia?

"Quando sei li ti viene tutto naturale. Non è che pensi ora freno, ora spingo di più...".

Quel tuo modo di guidare, tutto fuori dalla moto, con il gomito che sfiora l'asfalto: lo ha iniziato Stoner, tu lo hai portato all'estremo.

"Ho iniziato a sporgermi così tanto fuori dalla moto quando guidavo la KTM in 125. Avevo un sacco di chattering (una vibrazione ad alta frequenza all'anteriore N.d.R.), così dove spingere molto sulla ruota anteriore. Cadevo tanto, ma mi sono reso conto che guidando così la situazione migliorava. Ho proseguito a farlo in Moto2 e poi in MotoGP".

Sei sempre allegro, quest'anno forse un po' meno.

"Certo, mi è stato più facile sorridere a Phillip island piuttosto che ad Assen (risata), ma anche a Indy contro Lorenzo rispetto a Brno dove ho fatto secondo. Complessivamente questo è stato un anno serio e nella prima parte ero anche molto preoccuparo, ma ho anche imparato a non perdere la motivazione e a continuare a divertirmi guidando la moto".

La lezione più grande del 2015.

"Nel 2014 ho vinto troppo. Quando vinci smetti di imparare. Si impara molto di più dalle sconfitte. Quest'anno abbiamo commesso errori che non ripeteremo il prossimo".

Sei giovane ma corri da molti anni, hai abbastanza passione per avere una carriera lunga come quella di Valentino Rossi?

"Se non avessi la moto nella mia vita cosa farei? Proverò a mantenere questa passione intatta, perlomeno finché il mio corpo non mi dirà di smettere".

Da dove arriva tanta motivazione?

"Dalla vittoria. Anche se non lotto per il titolo il mio obiettivo è sempre quello di arrivare primo".

Cominci a sentire il peso della gloria?

"Non lo sentivo fino all'anno scorso. Quest'anno, quando sono iniziati i problemi ho visto che tutti mi domandavano cosa mi stava accadendo. E' stato allora che ho sentito la responsabilità. Quando tutto va bene però la pressione sparisce".

Eddie Lawson nel 1989 è passato dalla Yamaha alla Honda ed ha continuato a vincere. Rossi lo ha fatto, al contrario, nel 2004. E' necessario cambiare per dimostrare di essere i più forti?

"Secondo me è tutta questione di motivazioni. Se me lo chiedi ora la risposta è che sto bene alla Honda e non ho bisogno di motivazioni ulteriori. Ho solo 22 anni. Nel futuro però, chissà...Doohan è rimasto con la Honda, non ha mai cambiato".

Ascolti i consigli di chi ti sta vicino o fai sempre tutto da solo?

"Spesso facciamo dei meeting con Santi Hernandez, il mio capotecnico, o con Emilio Alzamora, il mio manager per vedere cosa si può fare, dove si può migliorare, ma alla fine quando sono sulla moto sono solo e un mondiale è da solo che lo devi gestire".

Ti aiuta avere tuo padre, Julià, nel box?

"Il rapporto che ho con il mio papà è molto buono, ma lui è nel box per la sua tranquillità, a me non cambia molto. Una volta mi ha detto: se ci sono mi sento più tranquillo, così ora sono più tranquillo anch'io".

Sembra che il prossimo anno il tuo mentore in Honda, Shuhei Nakamoto, possa andare in pensione.

"Mi dispiacerebbe se accadesse, ma non è sicuro al cento per cento, ha fatto un grandissimo lavoro per la Honda e con lui ho un buonissimo rapporto, ma alla fine è la vita".

C'è un po' di tua responsabilità nello scarso rendimento della moto, quest'anno?

"La Honda prova a capire quali sono le nostre necessità, poi gli ingegneri si applicano per fare il miglior lavoro possibile. Può accadere che in questo scambio di informazione non ci si capisca, o si perda qualcosa. Per esempio quest'anno abbiamo perso molto in accelerazione e poiché è tutto collegato, il comportamento della moto è peggiorato. Scivola troppo. Rispetto a noi la Yamaha è migliorata molto di più. Oggi con la Honda si può vincere, ma non è la moto migliore".

Presto arriverà il nuovo prototipo. Sei fiducioso?

"Arriverà a Valencia, ma siamo un po' in ritardo".

Il prossimo ci sarà il cambio della guardia fra Bridgestone e Michelin.

"Tutti ora guidiamo affidandoci tanto alla tenuta della gomma anteriore, sarà difficile capire il comportamento dei nuovi pneumatici".

Ti chiamiamo Magic Marquez ma immaginiamo che da bambino ne avrai combinati di disastri...

"In realtà io a casa ero quello buono. Era mio fratello Alex che faceva casino. Julià si incazzava principalmente perché, senza dirgli niente, rimanevamo, io e Alex, fuori fino alla undici di sera a sfidarci in bicicletta. Quando rientravamo tardi erano guai...".

(dal Corriere dello Sport, 25 ottobre 2015)

 

 

 

 

 

 

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