"Una chiamata l'ho avuta, ma a parte il fatto che non sono ancora convinto di fare con Ducati, al momento non sussistono le condizioni per far correre Marco Melandri. Non nell'immediato perché non ci sono le risorse, ma anche nel futuro. A meno che non si faccia chiarezza".
A parlare così è Genesio Bevilacqua, Mr. Althea, proprietario e manager di uno dei migliori team della Superbike, sicuramente il più appassionato. Pilota amatore egli stesso, con il privilegio di aver avuto come maestro nientemeno che Paolo Pileri, grande collezionista. Insomma, uno che sa di cosa parla ed ha le idee chiare. Ma cosa intende per fare chiarezza sul caso Melandri?
"Quello che significa la frase. Uno come Melandri non va in pista per fare numero o per fare piazzamenti - la risposta di Bevilacqua - ma per vincere. Lui è uno che vuole andare forte. Ciò significa dunque avere la certezza che disponga del miglior materiale disponibile, altrimenti dopo la Casa si può anche trincerare dietro mille problemi, ma quelli veri rimangono al team".
Eh sì, Melandri non è uno semplice. E questo è il motivo per cui oggi è a piedi. Sfumato apparentemente il sogno di approdare in Yamaha - i vertici non lo hanno inserito fra i papabili e l'amico Dosoli poco ha potuto fare - al momento fuori dai radar dell'Aprilia, con la quale ha da poco chiuso un burrascoso rapporto, al ravennate non rimarrebbe che la Ducati. Anche se anche lì…
"Il problema è quello. Ai vertici Melandri andrebbe anche bene…".
C'è però una opposizione interna.
"Dunque secondo me al momento, se la cosa si farà è più probabile con Barni che con Althea", suggerisce il manager dell'azienda di Civita Castellana.
C'è un confronto in atto, dunque, in Ducati fra chi pensa che Melandri sia ancora una pedina sulla quale puntare e chi invece gli rema contro.
Potremmo fare i nomi, ma servirebbe? Sicuramente no.
Melandri ha sbagliato molto negli ultimi anni, ma al contrario di altri ha anche vinto. E la Superbike attuale ha bisogno anche di lui.