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MotoGP, Ducati a Silverstone a caccia del nuovo Stoner

In Inghilterra la decisione fra Kent e Redding. Ma oggi per vincere ci vuole un fenomeno


L'inutile corsa alla MotoGP, operata anche saltando la classe intermedia, la Moto2 il cui appeal mediatico è prossimo allo zero, si concluderà probabilmente la prossima settimana a Silverstone.

Nel Gran Premio di Gran Bretagna, infatti, andrà all'asta una, se non l'ultima, moto appetibile rimasta: la Ducati del team Pramac.

A rendere così desiderabile la moto del team satellite italiano è il fatto che la casa bolognese ha già fatto sapere che nel 2016 la squadra di Paolo Campinoti avrà le GP 15. Ed il fatto che dalla prossima stagione il software e l'ECU saranno uniche avvicinerà ancor più le prestazioni delle moto ufficiali a quelle satellite. O almeno così dovrebbe essere.

In corsa per saltare al fianco di Danilo Petrucci, che quest'anno ha dimostrato di essere uno scomodo compagno di squadra, ci sono due piloti: Danny Kent e Scott Redding.

Il primo totalmente inesperto nella massima cilindrata, ma con il viatico di essere in testa alla Moto3 con ben 45 punti di vantaggio sul nostro Enea Bastianini; il secondo alla seconda stagione in MotoGP, la prima alla guida di una RC213V ufficiale.

Se su Danny la Ducati investirebbe, su Scott spera che la 12esima posizione conquistata nel 2014 su una Honda satellite, miglior piazzamento due settimi posti in Qatar ed Australia, sia solo la punta dell'iceberg del suo talento.

Passato infatti al team Marc VDS, con sulla carta lo stesso mezzo di Cal Crutchlow, finora Scott ha un po' deluso: è 14° nel mondiale, con un 9° posto in Argentina come miglior piazzamento (Cal è 9° con un podio, in Argentina).

In realtà Redding ha già provato una Desmosedici, al Mugello nel 2012. Allora l'inglese aveva meno esperienza, la moto era diversa, ma sicuramente in quel di Borgo Panigale conservano i dati del suo test.

Ma perché questa improvvisa voglia di giovani da mettere alla prova nel team satellite Pramac?

Il motivo è semplice: la Ducati spera di scoprire il nuovo Stoner, così da avere nel 2017 la possibilità di battersi per il mondiale senza avere il bisogno di andare sul mercato a provare ad acquistare uno dei due che, oggi, ha dimostrato di poterlo vincere, Jorge Lorenzo e Marc Marquez.

Mettendo sotto contratto oggi un giovane di talento per - diciamo - tre anni, potrebbe essere una soluzione economicamente vantaggiosa.

La realtà, però, è che i fenomeni si vedono subito. Magari cadono a ripetizione, ma davanti li si vede comunque. Vi ricordate cosa fece Stoner alla sua prima stagione in MotoGP, vero?

In questo senso Bradley Smith - che non è un fuoriclasse ma è buono - ha imparato a non cadere e sta facendo una stagione migliore del suo compagno Pol Espargarò, che ha un contratto diretto con la Yamaha, pur avendo materiale tecnico inferiore.

Come diceva Kenny Roberts: "posso insegnare ad uno che va forte e cade a rimanere in sella e finire la gara, ma non ad uno che va piano ad andare forte".

Il problema della Ducati è questo: non ha categorie intermedie dove 'parcheggiare' i talenti che individua, così pensa che la soluzione sia quella di portarseli in casa.

In realtà sarebbe più semplice, ed economico, sponsorizzarne la carriera mettendoli sotto contratto in altri team.

Una soluzione che la Ducati al momento non ha preso in considerazione perché gli manca sia la struttura che la forma mentale per considerarla. Ed è un errore.

Così aspettiamo di vedere su quale carta punterà la Rossa a Silverstone mentre sul mercato si è affacciato anche Jorge Martinez, dopo aver avuto l'assicurazione di poter disporre nel 2016 di due Honda RC213V in configurazione ufficiale fine 2015. Cioè la moto che guida attualmente Marc Marquez. Mica male.

A proposito, ma non ci sono giovani italiani da tenere d'occhio?

Come si chiamano quei due che sono andati forti fin dall'inizio in Moto3, dei quali uno cadeva spesso?

Niccolò ed Enea no? Antonelli e Bastianini, fanno di cognome. Ah, però, è vero, c'è già la Honda a tenerli d'occhio.

 

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