La MotoGP è pronta, dopo tre settimane di vacanza, a riaprire i battenti ad Indianapolis. In testa alla classifica iridata, continua a tenere banco la lotta interna ai box Yamaha, con Valentino Rossi (sempre a podio nella prima metà della stagione) in vantaggio di 13 punti su Jorge Lorenzo.
La pista americana, più famosa per le quattro che per le due ruote, resta però un feudo Honda, che in generale vanta undici vittorie di fila sul suolo americano. A Indianapolis, la Casa giapponese è salita sulla vetta del podio nelle ultime cinque occasioni in classe regina – l’ultimo a fermarla è stato Jorge Lorenzo, vincitore nel 2009 con Yamaha – e, in caso di successo in Moto3 e MotoGP, raggiungerebbe quota 700 vittorie.
Anche Marc Marquez, tornato al successo in Germania dopo un lungo digiuno condito da qualche caduta di troppo, ha nel mirino un record. Se vincesse domenica, il Piccolo Diavolo salirebbe a quota 22 successi in classe regina, eguagliando “mostri sacri” del calibro di Kenny Roberts, Geoff Duke e John Surtees. Le statistiche giocano a suo favore: negli ultimi due anni, oltre alla vittoria, ha portato a casa l’”hat trick” realizzando anche pole position e giro veloce.
D’altro canto, se i rivali dovranno effettivamente giocare in difesa, Valentino Rossi – vincitore a Indy solo una volta, sotto il diluvio nel 2008 – all’occorrenza ha dimostrato di essere particolarmente efficace anche da “terzino”. Con il terzo posto al Sachsenring, il Dottore ha superato Angel Nieto per longevità. Dal primo (Austria 1996) all’ultimo podio in carriera, sono passati 18 anni e 342 giorni.
Rossi, d’altro canto, è destinato a perdere il primato per maggior numero di partenze consecutive in carriera. La striscia del nove volte iridato fu interrotta al Mugello nel 2010 a causa di un incidente alle Biondetti. Il record rimarrà comunque in casa italiana, con Andrea Dovizioso, che ha esordito nel 2002 a Suzuka e da allora non ha mai saltato una gara. Un vero uomo d’acciaio.