Non sempre le strade sono in discesa, da percorrere senza fatica e imprevisti. Ce ne sono altre più impervie, in cui dietro alla curva si nasconde una buca e le salite sembrano susseguirsi senza sosta. La carriera di Andrea Iannone fa parte della seconda categoria, ha debuttato in MotoGP con una delle moto più difficili, è stato criticato, poi ha raggiunto il suo sogno, vestire il rosso del team ufficiale Ducati. A metà stagione è 3° in classifica ma un errore nei test del Mugello di qualche mese fa gli sta rendendo di nuovo la vita difficile.
Le vacanze sono finite, la valigia per Indianapolis è pronta, due battute sulle ferie e poi la domanda: come va la spalla? Andrea usa una sola parola: “male”.
E adesso che si fa?
“Una sorta di riabilitazione, per ritrovare forza e stabilità. I medici dicono che bisogna operarla, ma fra intervento e recupero servono tre mesi. Vediamo come arrivo a fine campionato poi decideremo, un'operazione a stagione in corso la escludo a priori”.
Come si va in pista con questo problema?
“Sicuramente è diverso da quando si sta bene, ma fino a ora ho gestito al meglio questa situazione e voglio continuare a farlo. Mi aiutano i miei medici e quelli della Clinica Mobile, un po’ di preoccupazione rimane ma posso affrontarla”.
Non ci voleva, in un anno in cui hai dimostrato di essere cresciuto molto…
“Sono contento del passo avanti che ho fatto, nelle ultime gare ho portato a casa sempre il massimo possibile. Ho lasciato qualcosa per strada a inizio campionato, ma è normale quando si cambia squadra e ci si deve confrontare con un modo di lavoro diverso”.
Il team ufficiale era il tuo obiettivo, ti ha fatto cambiare mentalità?
“Non direi, nel 2013 ho debuttato in MotoGP con Pramac e da allora ho sempre avuto una moto ufficiale e un supporto adeguato per permettermi di crescere. Non mi è mai mancato nulla, ma in una squadra Factory le risorse sono per forza di cose maggiori e ci si trova in una situazione diversa”.
Arrivarci prima avrebbe potuto cambiare le cose?
“No, perché abbiamo sempre lavorato a strettissimo contatto con Ducati e per questo abbiamo ottenuto risultati importanti. L’anno scorso, a Valencia sono stato per metà gara in testa e tante volte sono partito dalla prima fila. Non sono cose che succedono per caso, devi avere una squadra all’altezza che lavora bene, come è successo”.
Se potessi tornare indietro, cosa cambieresti?
“Nulla, ripercorrerei esattamente la stessa strada. I due anni con Pramac non mi hanno lasciato solo molti amici, che mi stanno sostenendo ancora adesso, ma sono serviti a costruire la base per i risultati che sto ottenendo quest’anno. Mi hanno gestito nel migliore dei modi come pilota e sto sfruttando anche questo lavoro”.
Debuttare in un team satellite serve ad avere meno pressione?
“Forse, ma io punto sempre al massimo. Una squadra ufficiale ti mette maggiormente sotto i riflettori, ma sono io il primo a darsi degli obiettivi. Ancora adesso non sono riuscito a fare quello che voglio e sto lavorando per questo”.
Le ultime gare prima dello stop estivo non erano state favorevoli alla Ducati, i test di Misano ti hanno dato qualche certezza?
“Sono stati importanti, abbiamo fatto un ottimo lavoro in quei giorni e raccolto informazioni che ci hanno fatto capire molte cose. E’ stato fondamentale per il futuro”.