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SBK, Rea e Marquez, gemelli cannibali

Il Jonathan 2015 in SBK assomiglia al Marc 2014 in MotoGP: perfetti e senza rivali

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Sei anni di differenza, carriere agli antipodi, nazionalità diverse, eppure Rea e Marquez hanno molto in comune. O meglio, ce l'hanno il Jonathan in versione 2015 e il Marc 2014. Entrambi sono dei vincitori seriali, quelli che quando appaiono fanno storcere il naso, perché sono capaci di ‘uccidere’ il campionato in una manciata di gare.

A volte succede, la moto funziona perfettamente e il pilota riesce a sfruttarla al meglio, magari i maggiori rivali sono in un momento non troppo felice e il gioco è fatto. Marquez lo scorso anno in MotoGP vinse le prime 10 gare e a fine anno arrivò a quota 13. Rea in questa stagione, dopo 6 appuntamenti, può vantare 8 vittorie e 4 secondi posti. Il britannico in classifica ha 101 punti di vantaggio su Halsam, vale a dire che potrebbe guardare in tv sia le gare di Portimao che quelle di Misano e tornare a Laguna Seca ancora in testa al campionato, quali che siano i risultati del pilota Aprilia.

Quando si è davanti a certi numeri, l’unica parola da usare è ‘dominio’. Jonathan è arrivato sulla ZX10-R e ha trovato una moto fatta per altri ma perfetta per sé. Dopo tanti anni di Honda - dove ha dovuto sopperire col talento alla competitività della moto - ha trovato quello che cercava. In molti si chiedevano se le cadute fossero il frutto di limiti suoi o della CBR e i risultati di questa prima parte di stagione hanno risposto.

Per Marquez l’arrivo sulla RC213V è stato diverso, il piccolo diavolo era un predestinato e nel 2014 era già alla seconda stagione sulla moto di Tokyo. Però, come per Rea, anche Marc ha trovato il mezzo capace di esaltarne le doti, quello giusto per il proprio stile di guida. Che quando si parla del piccolo diavolo è quello fatto di gomiti a terra e frenate da mozzare il fiato.

Quando si vince i meriti sono sempre propri, ma è innegabile che Jonathan non sta trovando gli avversari nel miglior stato di forma, come era successo a Marc. Se vogliamo prendere come riferimento chi ha il numero 1 sulla carena, Guintoli è l’ombra di se stesso, anche per via della moto ereditata, guarda caso da Rea. Sykes avrebbe dovuto essere la spina del fianco del britannico, ma ha dovuto aspettare fino al 6° appuntamento per vincere, troppo tardi. Aprilia, la moto che ha vinto il Mondiale nel 2014, non sembra poi troppo competitiva dopo i cambi regolamentari, o forse Haslam e Torres non sono i piloti giusti per puntare al titolo.

In un certo senso, anche Marquez lo scorso anno aveva avuto ‘vita facile’ a inizio campionato. Il nemico numero 1 Lorenzo era reduce da un inverno dove aveva perso la migliore forma fisica e mentale. Rossi era ancora nella fase di crescita e Pedrosa si limitava a fare a Marc da gregario.

Sia ben inteso, ciò non toglie neppure un briciolo di merito a quanto fatto dallo spagnolo nella scorsa stagione e dal britannico in questa. Vincere a ripetizione è la miglior cosa che possa capitare a un pilota - bella scoperta! - perché rafforza la sua fiducia e limita quella degli avversari.

Lo ha spiegato bene Dovizioso al Mugello: “Marc ci aveva destabilizzato”, nessuno si aspettava di trovarsi di fronte a un dominio così netto, perché il primo titolo era stato anche figlio degli errori di Lorenzo e Pedrosa. E' servito del tempo per raccogliere le idee e passare al contrattacco. Rea è una vecchia conoscenza dei piloti della SBK, ma era stato sottovalutato. La Honda aveva mascherato le sue reali qualità e quando si è trovato su una moto al suo livello sono stati dolori per tutti.

Johnny e Marc hanno anche lo stesso sorriso da bravo ragazzo, ma da cannibali quali sono stanno antipatici a qualcuno. E’ così, chi vince tanto è amato e odiato allo stesso modo, ma i campioni hanno spalle larghe per sopportarlo.

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