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MotoGP, Marquez: dobbiamo nascondere i punti deboli

"Sono costretto a caricare troppo l'anteriore, ero sempre al limite, ma siamo migliorati in uscita di curva"

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Marc Marquez, dopo il tredicesimo posto in qualifica, sapeva di dover attaccare senza troppi calcoli al Mugello. Lo spagnolo ha seguito alla lettera il piano, partendo con il proverbiale coltello tra i denti e risalendo rapidamente fino al podio virtuale. A quel punto ha trovato nuovamente al suo fianco Andrea Iannone ma, a differenza di Le Mans, è uscito sconfitto dal duello in seguito ad una scivolata alla Poggio Secco/Luco.

Da moto adatta ad ogni tracciato, la Honda sembra essersi trasformata in una coperta corta durante la pausa invernale e, in attesa di novità tecniche e possibili soluzioni, il campione in carica è incappato nel secondo “zero” stagionale. Pochi, forse nessuno, lo eguagliano per generosità e tenacia, ma non è la prima volta che le qualità di Marquez si trasformano in difetti, ingigantiti sotto una metaforica lente creata da una moto apparentemente meno duttile della concorrenza.

“Oggi ero riuscito a fare il lavoro più difficile nei primi tre giri, prendendomi anche dei bei rischi, ma nella seconda parte di gara la moto scivolava molto – ha spiegato – Praticamente ero al limite ad ogni curva, ed alla fine sono caduto. È stato un mio errore, ma prendendosi certi rischi c’è sempre la possibilità di cadere”.

Cosa è accaduto esattamente?

“È stato un errore mio, sono arrivato un po’ lungo nella curva precedente ed ho fatto una traiettoria diversa. Può capitare”.

Eppure avevi fatto una partenza delle tue. Che cosa salvi della gara?

“La cosa positiva è che sentivo bene l’anteriore, anche aver scelto l’extra dura era giusto. All’inizio credevo anche di poter stare con Lorenzo, ma quando la gomma posteriore è calata sono tornati i soliti problemi, ed ero costretto a guidare praticamente soltanto con la gomma anteriore. Facendo 20 giri così, è facile incappare in una caduta. Lo scorso anno non avevo questo problema, riuscivo a sfruttare il posteriore per tutta la gara”.

Puoi spiegarci esattamente il problema?

“Con le gomme nuove, quando il posteriore tiene, la moto va forte. Il problema è quando cala l’aderenza. A Jerez, per esempio, nei primi giri ero riuscito a seguire Lorenzo, ma poi la moto si era messa a scivolare troppo in ingresso di curva. Quando accade questo, non riesco a frenare come vorrei, la moto non si ferma. Quindi sono costretto a caricare molto di più l’anteriore, perché la frenata dipende solo da quello (invece che anche dal freno motore, nda). Stiamo lavorando molto per risolvere questo problema”.

Hai notato qualche passo avanti?

“Abbiamo migliorato l’uscita di curva, prendendo i primi turni come un test, lavorando molto su telaio ed elettronica. Resta da migliorare l’ingresso, al momento è lì che perdiamo qualcosa”.

Ora però sei a 49 punti da Rossi in campionato…

“Sono molti, lo so. Anche prima di questa gara erano tanti. Dobbiamo lavorare per risolvere i nostri problemi, ma darò sempre il 100% e faremo i conti alla fine. Ora la lotta per il titolo è ancora più difficile. L’obiettivo è ritrovare le migliori sensazioni il prima possibile. Comunque ho visto un grande impegno da parte della squadra e degli ingegneri per migliorare, sono fiducioso”.

Quanto tempo pensi vi servirà?

“Non lo so. Mi piacerebbe dirvelo, perché vorrebbe dire che ci sono buone notizie in arrivo (ride). Al momento, sembra che i problemi all’anteriore siano di natura meccanica, ma non si può intervenire sui motori quindi dobbiamo cercare di usare la ciclistica e l’elettronica per mascherare i nostri difetti”.

Come mai oggi non hai giocato in difesa?

“È una questione di mentalità, do sempre il 100%. Chi non rischia, non vince né capisce dove può arrivare. Ma quando lo fai con più problemi, i rischi aumentano. Siamo più in difficoltà che l’anno passato, ma la velocità non ci manca. Il giro singolo non è un problema, dobbiamo migliorare quando i pneumatici calano”.

Quarto in gara a nove secondi da Lorenzo e tre dal podio, è stato Dani Pedrosa a difendere i colori Honda. Lo spagnolo ha lottato a lungo nel gruppo degli inseguitori, salvo arrendersi ad una manciata di giri dal termine. I problemi all’avambraccio, tuttavia, non sono stati chiamati in causa.

“Quando c’è grip, la moto si comporta meglio – ha spiegato – Al momento è difficile essere costanti, a volte non riesci a mantenere lo stesso punto di staccata o velocità di percorrenza. I nostri avversari oggi erano più competitivi nelle fasi finali”.

Come spieghi la caduta di Marc?

“Non lo so, anche perché ho usato un anteriore differente. A Le Mans sono caduto anch’io in maniera simile però. Oggi non volevo fare errori, quindi mi sono concentrato sul trovare il mio ritmo. La cosa positiva è che i problemi all’avambraccio si stanno risolvendo. Fisicamente, sto migliorando. Ora dobbiamo lavorare sulla moto per continuare lo sviluppo e fare risultati migliori”.

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