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SBK, Bayliss vs. Forés: sostituti a confronto

Il cronometro incorona lo spagnolo, il pubblico l'australiano. Marinelli: paragone difficile

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Il tempo scorre inesorabile. Nel caso dei piloti, sia sul cronometro che sulla propria pelle, per quanto nuove metodologie di allenamento ne abbiano allungato la vita agonistica. Anno dopo anno, i riflessi rallentano, vecchie cicatrici fanno più male, la mite incoscienza che li ha accompagnati nei momenti più ispirati lascia spazio all’istinto di conservazione. Essere pilota, poi, è ancora più difficile quando si è stati lontani dalle competizioni per molto tempo.

Gli esempi non mancano, ed il più recente è quello di Troy Bayliss. Sei anni abbondanti sono trascorsi dalla fine del 2008, dove si ritirò da dominatore assoluto con una splendida doppietta a Portimão, allo scorso febbraio, quando rientrò a furor di popolo sulla Ducati lasciata libera dall’infortunato Davide Giugliano. “Ritirarsi da campione è sempre difficile perché ti restano dei dubbi – aveva dichiarato allora il 21, icona del popolo Rosso – Torno per convincermi che avevo fatto bene a lasciare le corse”.

Ragionevolmente, le aspettative sul rendimento di Bayliss avrebbero dovuto essere modeste. Più facile a dirsi che a farsi perché, nonostante fosse alla soglia dei 46 anni, il 21 resta sempre una leggenda vivente. Il cronometro ha mostrato un trend in costante crescita, ma non sufficiente per convincerlo a continuare fino al rientro del romano. Al suo posto, Ducati ha chiamato Xavi Forés. Lo spagnolo ha già vinto con la Casa di Borgo Panigale nel CEV e IDM, ma qualcuno ha storto comunque il naso, tacciando il Costruttore – che pur schiera tre piloti italiani in MotoGP, di cui due ufficiali, e due in SBK – di scarso patriottismo.

C’era, al limite, la possibilità di far correre Michele Pirro, che sarà comunque impegnato a tempo pieno nel CIV proprio su una Panigale ma ha un impegno importante come collaudatore del progetto MotoGP al quale si è scelto di dare la precedenza. Del tutto impossibile invece far correre Luca Scassa, che ha tolto le viti dal femore infortunato soltanto oggi e dovrà aspettare una cinquantina di giorni prima di avere l’OK a correre (i tempi sono stretti per una wild-card a Misano, ma l’aretino si è detto fiducioso).

Guardando ai risultati, poi, la scelta di Forés sembra tutt’altro che campata in aria. Lo spagnolo ha chiuso le due gare in Spagna con un quinto ed un sesto posto poi è stato settimo ed ottavo ad Assen, mentre Bayliss come miglior risultato fece nono in Tailandia. In tutto, Forés ha collezionato 38 punti contro i 15 dell’australiano. Anche i distacchi accumulati in gara, come mostra la tabella, sono notevolmente più bassi. C’è poco da stupirsi, se si considerano i 16 anni di differenza tra i due. Un confronto difficile.

“È un paragone difficile, se non impossibile, da fare – ha commentato il responsabile del progetto SBK, Ernesto MarinelliTroy non correva da sette anni, si è presentato in Australia senza preparazione fisica e secondo me ha fatto già benissimo così, visto il contesto. Xavi ha vinto due titoli con noi ed è sempre andato forte nei test, è un pilota in attività, allenato, che semplicemente non ha avuto l’occasione della vita finora. Mi aspettavo che stesse nei primi sette”.

“È stata un’esperienza molto utile – ha commentato poi Forés In prova non vado mai fortissimo perché di solito lavoro per la lunga distanza, ma in gara mi sono avvicinato a Rea di cinque secondi. Entrare al posto di Bayliss e sostituire Giugliano è stata una grande responsabilità, ma anche un’opportunità da sfruttare. Purtroppo sono abituato a gare più brevi, ed ho pagato la poca esperienza con l’usura degli pneumatici”.

Bayliss è una leggenda, e lo sarà per sempre. Anche un’icona eterna come lui, tuttavia, non può fermare la sabbia che scorre nella clessidra. Forés si è rivelato una scelta più felice dal punto di vista dei risultati, anche se non ha certo riempito i box di fotografi come la leggenda australiana. Sostituti diversi, che hanno portato a termine egregiamente i rispettivi compiti. Ora però è il momento di lasciar spazio a Davide Giugliano, nella speranza che anche il romano possa raccogliere i frutti di una Panigale che sembra ormai matura.

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