Cosa c’è di meglio di due italiani sui due gradini più alti del podio? Tre in testa al campionato. Concedeteci un po’ di ‘bieco’ nazionalismo dopo il GP dell’Argentina. Se volessimo servirci della retorica, diremmo che Rossi ha ballato un tango da lasciare senza fiato, ma in realtà il suo è sembrato più un buon rock, di quelli che partono col ritmo lento per diventare selvaggi alla fine. Alle sue spalle c’era Dovizioso, un altro che suona alla perfezione la sua Ducati ora che Dall’Igna gliel’ha accordata alla perfezione.
Gli spagnoli invece arrancano – Lorenzo – o steccano – Marquez -, lasciando un po’ di gloria alla band inglese con Crutchlow e Kent. È solo la terza gara, ma l’inizio del concerto è stato strepitoso.
IL BELLO – Dio con Maradona ha un’ottima mano, ma con Rossi anche un fantastico polso. Risalendo lungo il corpo, c’è anche un cervello da Nobel per il motomondiale il cui premio non si consegna in Svezia ma a Valencia, a novembre. Velocità e strategia si sono unite in un capolavoro – l’ennesimo – che è una lezione per chiunque stringa un manubrio fra le mani. Metteteci l’intuizione della maglia del pibe de oro e il quadro è completo. Cos’altro aggiungere? Prendiamo in prestito un vecchio spot: se Valentino non ci fosse bisognerebbe inventarlo.
IL BRUTTO – Bravo a tirare fuori le unghie e a fare una rimonta dall’ultimo all’8° posto, ma Romano Fenati merita un strigliata. Il siparietto offerto nel warm up ha fatto ricordare che la boxe è una nobile arte solo quando la si esercita tra le corde di un ring. In pista calci e pugni non devono entrare, con buona pace dei nostalgici di non si sa bene cosa. Romano è sveglio, siamo sicuri che avrà imparato la lezione.
IL CATTIVO – Marquez (Gabriel Garcia) si era inventato Macondo come luogo sperduto di un’immaginifica Colombia, la MotoGP è stata più fortunata e ha trovato Termas de Rio Honda già bella e fatta. La pista è bella ma in condizioni terribili, perché nessuno ci gira per tutto l’anno, e non hanno tutti i torti considerata l’ubicazione. I piloti fanno gli spazzini per due giorni e sperano che per domenica le cose assomiglino alla normalità. Forse si può fare di meglio.
LA DELUSIONE – Cercasi Lorenzo disperatamente. Forse è in vacanza in qualche isola sperduta del Pacifico e ha mandato un suo sosia a correre in Argentina. Gli assomiglia molto fisicamente, ma in moto è tutta un’altra cosa. Jorge aveva fatto proclami incendiari nell’inverno, ora la fiamma sembra essersi affievolita.
LA CONFERMA – La famiglia Ducati sa sempre come divertirsi la domenica con papà Gigi che guarda i due Andrea scorrazzare sui parchi dei divertimenti di tutto il mondo. Fuori metafora, la GP15 è una bella moto, Dovizioso un bel pilota e a Iannone non manca niente. Con Valentino fanno un terzetto terribile in cima alla classifica del campionato, ben tornata Italia.
L’ERRORE – Marc Marquez ci è cascato, in tutti i sensi. Valentino non è solo un pilota veloce, ma anche uno che sa indurre all’errore e il tranello ha funzionato. Il piccolo diavolo può arrabbiarsi solo con se stesso per i punti lasciati sulla gomma della Yamaha. Sembrava perfetto ma può ancora imparare, e lo sa.
LA SORPRESA – Tre anni, tre moto diverse e sempre almeno un volta sul podio. Il trasformista Cal Crutchlow ha mostrato di non essere solo chiacchiere e distintivo e bei tempi in prova. L’inglese – favorito dalla caduta di Marc – si è meritato il 3° gradino dopo avere incrociato le armi con Iannone. Bravo anche il suo compagno di squadra Jack Miller, che al terzo GP si è già tolto la soddisfazione di vincere la classifica Open.
La sorpresa non è la prima vittoria in Moto2 di Johann Zarco ma il modo di festeggiarla. Salto mortale all’indietro con tuta e casco: coefficiente di difficoltà 10, voto 10.
IL SORPASSO – Dalla ventiduesima casella al quinto posto finale la strada è lunga ma Franco Morbidelli l’ha percorsa senza incertezze. Tanti sorpassi e una bella velocità, peccato essersi complicato così la vita dopo l’errore in qualifica. Il podio non è lontano.
LA CURIOSITA’ – Dromo, la società che con Jarno Zaffelli ha progettato il circuito di Rio Hondo, comunica non senza orgoglio che in tutto il weekend ci sono state solo 25 cadute – un numero così basso solo al Mugello nel 2011 – e tutte nei punti previsti. Una bella pista e anche sicura, bene così.
IO L’AVEVO DETTO – “Sono maturato e so che non potrò vincere ogni gara, qualche volta dovrò essere capace di accontentarmi”. Firmato Marc Marquez, detto Pinocchio.