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MotoGP, Witteveen: così Aprilia inventò il futuro

L'ex capo del reparto corse veneto ricorda la nascita della 'Cube', primo progetto 4T di Dall'Igna

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E' indubbio che l'arrivo di Gigi Dall'Igna in Ducati sia stata una mossa vincente per la casa di Borgo Panigale. Il tecnico veneto però non è nato all'interno delle mura del reparto corse felsineo, bensì come è noto in quelle dell'Aprilia.

E' stato lì che 'barbetta', come l'ha sempre chiamato affettuosamente Max Biaggi, si è formato. Ma da dove arriva la sua competenza sui motori quattro tempi se la casa di Noale ha sempre vinto e stravinto con i due dai tempi della gestione di jan Witteveen?

Molti dimenticano che fra i tanti progetti vincenti ce n'è stato uno che vincente non è stato, ma che ha insegnato moltissimo ad una generazione di ingegneri.

"Quando fu deciso, in grande fretta, di debuttare in MotoGP in Aprilia non avevamo le competenze, né tantomeno le attrezzature come le "clean room" per il montaggio dei motori - ricorda Witteveen, oggi in pensione, che non ha voluto mancare l'apertura iridata di Losail - così commissionammo alla Cosworth la progettazione della parte alta del motore".

Nasceva l'Aprilia RS3, altresì detta 'Cube', una tricilindrica 990cc di cilindrata che nella intenzione dei suoi ideatori rappresentava lo stato dell'arte della tecnologia applicata alla moto. E chi era il responsabile del progetto? Gigi Dall'Igna, che peraltro poteva contare sul supporto del leggendario ingegnere torinese Claudio Lombardi, papà del V12 Ferrari.

"Tutto ciò che oggi c'è e funziona nelle attuali MotoGP era già nella 'Cube' nel 2002 - ricorda l'ingegnere olandese naturalizzato italiano - la RS3 aveva le valvole pneumatiche, l'albero motore controrotante, la frizione in carbonio ed il ride by-wire".

Tutto, forse troppo per i tempi.

"In realtà il problema fu lo sviluppo. La Cosworth, che inizialmente avrebbe dovuto occuparsi del progetto solo nella fase iniziale, il primo anno, per passarci proprio il know-how, non fu molto collaborativa. Così l'evoluzione non fu rapida come avrebbe dovuto essere".

Possiamo immaginarlo, però pensate: all'epoca nessuna moto aveva le valvole pneumatiche, e la stessa Honda muoveva i primi passi con il ride by wire sulla RC211V di Daijiro Kato. La Cube era il futuro, e l'Aprilia ci stava vivendo dentro.

"Dall'Igna era con noi, in quei tempi e tutto il reparto corse beneficiò dell'esperienza", prosegue Witteveen.

L'Aprilia RS3, detta 'Cube'Secondo Jan Gigi con la GP15 ha realizzato un ottimo progetto.

"Ho visto la moto e mi piace. Ha preso i punti di forza di Honda e Yamaha avendo, però, il vantaggio della distribuzione Desmodromica che richiedendo meno forza per muovere le valvole, visto che nella testa non ci sono molle, consuma meno del tradizionale sistema con molle pneumatiche. E non basta. Qualora anche la Ducati vincesse tre Gran Premi perderebbe dei vantaggi regolamentari risibili: due litri di benzina e la gomma supersoffice. Rimarrebbe però con più motori da sviluppare, potendo inoltre introdurre eventuali aggiornamenti tecnici. Cosa che Honda e Yamaha con cinque motori congelati non possono fare".

Su una sola cosa l'opinione di Jan diverge con quanto ascoltato qui in Qatar.

"Ho sentito dire che, poiché la GP15 è un progetto nuovo ha ancora ampi margini di sviluppo. Potrebbe anche essere vero, ma la mia esperienza mi dice che quando un progetto nasce bene, in realtà poi i passi in avanti che si fanno solo relativamente piccoli, appunto perché ogni cosa introdotta per funzionare lo ha fatto secondo progetto".

Cosa è rimasto come eredità tecnica in Aprilia? Per esempio la Shiver 750 bicilindrica, prima moto con il ride-by-wire di serie al mondo. E un sapere tecnico che è arrivato addirittura all'utente delle Vespa che oggi è disponibile addirittura con il controllo di trazione.

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