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SBK, Tardozzi: Bayliss? Ha scelto col cuore

"È tipico di Troy agire d'istinto. È stato un piacere vederlo in pista, per me ha già fatto miracoli"

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L’annuncio del rientro alle competizioni di Troy Bayliss ha colto molti di sorpresa, e lo stesso forse si può dire di quello del suo ritiro. L’australiano tre volte iridato, alla soglia dei 46 anni, ha deciso di dire definitivamente ‘basta’ con le gare – per lo meno in SBK – ma il suo nome è destinato ad echeggiare ancora a lungo nel paddock delle derivate di serie.

“È tipico di Troy fare le cose così, non programmate, fa parte del personaggio – ha commentato Davide Tardozzi, responsabile della logistica e del coordinamento della squadra ufficiale Ducati MotoGP, ma già team manager dello stesso Bayliss con la squadra SBK di Borgo Panigale (nella foto) – Così come nella guida, anche nella vita agisce di cuore, senza programmi. La sua è una passione sfegatata, non ci ha pensato due volte a rientrare dopo anni di lontananza dalle gare mentre altri avrebbero preferito allenarsi tanto prima di farlo”.

Stare vicino alla famiglia è la ragione principale citata da Bayliss nella decisione di dare definitivamente addio alla carriera da pilota.

“Non ho ancora parlato con lui, suppongo che potrebbe essersi reso conto che fare le cose per bene implica un impegno diverso, che comprende anche tutti gli aspetti che lo avevano portato a ritirarsi – ha aggiunto Tardozzi – Si è tolto una voglia, e a noi ha fatto piacere dargli questa opportunità, ma probabilmente ha capito che era giusto dire basta”.

L’ultima uscita di Bayliss con Ducati si è conclusa con un nono ed un undicesimo posto. “Non ha fatto bene, ci si aspettava di più? Lasciamolo decidere ai tifosi. Secondo me, per stare con ragazzi più giovani di lui e più esperti con questo genere di moto ha già fatto miracoli. Non credo ci sia un 46enne che vada così veloce d’istinto. Se si preparasse con mesi di prove farebbe di più, ma non è quello che vuole”, ha osservato Tardozzi.

A prescindere, rimettersi in gioco a 45 anni, in un contesto tecnico diverso da quello al quale si era abituati, dopo una lunga inattività richiede innanzitutto una certa dose di coraggio.

“Il gesto di Troy dovrebbe fare capire alla gente quanto sia grande il suo cuore. È nato dalla passione per la moto e dall’amicizia. Ha un cuore esagerato. Per noi è stato un piacere rivederlo in pista, col suo tipico modo di fare e di guidare. Probabilmente dovrebbe adattarsi al contesto tecnico odierno un po’ come ha fatto anche lo stesso Rossi, anche se ha dimostrato di avere ancora una bella staccata e percorrenza di curva, ma a lui piace essere così, come si sente. Sembrava quello di sette o otto anni fa ed è bello così”.

È stato bello finché è durato, per chi ha condiviso il box con lui, per i rivali, e per tutti gli addetti ai lavori. Raramente un personaggio ha raccolto consensi così unanimi, sia dal punto di vista professionale che umano. Ciao 21!

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