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SBK, nuova elettronica? non per tutti

A Phillip Island, Kawasaki, MV Agusta e Suzuki si avvalgono della deroga regolamentare

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Tra i punti salienti del regolamento SBK 2015 vi è l’introduzione di un price-cap per l’elettronica fissato a 8.000 euro. Contrariamente a quanto accade nella MotoGP, le Case sono libere nella scelta dell’hardware, ma devono assemblare un kit (compreso di sensori e cablaggi) che non superi la suddetta cifra e metterlo a disposizione di qualsiasi team cliente.

Il prezzo della sola ECU, in passato, superava spesso e volentieri da solo il tetto imposto da Dorna e FIM e la sfida principale, per i costruttori, consiste nel cosiddetto ‘porting’ del software su sistemi più economici con l’obiettivo comune di non sacrificare le funzionalità precedentemente acquisite. Non tutti, però, seguono le stesse tempistiche, tanto che a Phillip Island lo schieramento è sostanzialmente diviso a metà tra chi usa ancora il sistema dello scorso anno e chi quello in configurazione 2015. Tutto questo è possibile grazie ad una deroga regolamentare che concede fino al round di Aragon – quindi i GP di Australia e Tailandia – per approntare i nuovi kit.

“Per chi usa Magneti Marelli, la MLE è l’unica omologata secondo il nuovo regolamento, ma ci sono stati dei ritardi nelle consegne – ha spiegato Brian Gillen, team principal di MV Agusta – Siamo passati da inizio novembre a fine dicembre, quindi correremo con l’elettronica 2014”.

Oltre ad MV Agusta, anche Kawasaki e Suzuki hanno deciso di avvalersi della deroga. “Abbiamo provato l’elettronica 2015 nei test pre-stagione ma stiamo procedendo con calma – ha spiegato Guim Roda, team manager di Kawasaki Provec – Meglio prima essere sicuri che sia tutto a posto, specialmente su una pista difficile come Phillip Island”.

Tra i costruttori in pista in configurazione 2015 ci sono Ducati (che si è portata avanti sotto questo aspetto con un intenso programma di test lo scorso anno), Honda (che utilizza sempre Cosworth, ma senza più un tecnico dedicato in pista avendo deciso di tenere lo sviluppo in-house) e Aprilia.

Anche BMW ha optato, non senza qualche grattacapo, per portarsi avanti con i compiti, mentre EBR partiva praticamente da zero dal momento che lo scorso anno i suoi piloti ufficiali facevano un uso estremamente limitato dell’elettronica, spesso e volentieri correndo senza anti-impennamento e con un controllo trazione al minimo. “Abbiamo fatto in pochi mesi lo sviluppo che solitamente richiede un anno e mezzo”, ha commentato a questo proposito Niccolò Canepa.

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