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SBK, Fabrizio: oggi solo piloti con la valigia

"Mancano i grandi nomi, il palmares una volta contava di più. Farò il team manager nel CIV pre-Moto3"

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Il ritrovarsi a piedi è l’incubo di ogni pilota. Vedere gli altri sfrecciare in pista – dai box o dal divano che sia – è forse la punizione più crudele, ma a Michel Fabrizio è andata anche peggio. Il romano è infatti stato prima contattato da Aprilia per dei test con il team Red Devils a fianco di Leon Haslam, per poi essere costretto suo malgrado a vedere Jordi Torres prendere il suo posto nella squadra.

“L’ho presa male – ha confessato Fabrizio, che peraltro a Jerez aveva chiuso a solo mezzo secondo da Haslam con un miglior giro da 1’41.384 nonostante un 2014 a mezzo servizio – Essere chiamati per i test per poi sentirsi dire un ‘no’ non è piacevole. Capirei se al mio posto avessero preso Valentino o Marquez, ma così no… Credo si tratti di una scelta politica, perché Andrea Petricca (boss di Red Devils, nda) mi ha dimostrato più volte di volermi con loro in questa avventura”.

Fabrizio non è certo reduce dagli anni più facili della sua carriera, ma ha dimostrato a più riprese il proprio valore in SBK. Nel 2009 fu terzo nel mondiale alle spalle di Ben Spies e Noriyuki Haga, salendo sul podio in 15 occasioni, otto delle quali consecutive. Tre le vittorie quell’anno, due delle quali “in casa” a Monza ed Imola, alle quali si aggiunge la manche di chiusura a Portimão. Insomma, con un po’ di allenamento ed un pizzico di fortuna, Fabrizio avrebbe tutte le carte in regola per fare ancora una bella figura tra le derivate di serie.

“Ma ancora non ci sono stati sviluppi – ha commentato il pilota di Frascati – Ho ricevuto tante chiamate, ma nessuna offerta. In molti mi domandano se si sia sbloccato qualcosa. È un peccato, perché credo che con un’Aprilia o una Ducati a disposizione, anche in un team privato, potrei lottare al vertice”.

Molte cose sono cambiate dai tempi in cui Fabrizio era un frequentatore assiduo del podio, ma non necessariamente in peggio.

“Io ho lottato con piloti veri – ha osservato – Con quelli di adesso, che pur sono bravi, ci posso stare tranquillamente. Sono cresciuto con una competizione agguerrita. Una volta ci giocavamo la vittoria in dieci, ora sono in quattro e non ci sono più i grandi nomi".

Ma cosa manca alla SBK di oggi rispetto a quella di qualche anno fa?

“Servono piloti di esperienza, che si gli dai una moto possono dire la loro, come me. Una volta non c’era la valigia, contava solo il palmares. L’economia ha dato un brutto colpo alle corse”.

In attesa di ricevere una telefonata che lo rimetta in sella, comunque, Fabrizio non ha intenzione di starsene con le mani in mano ed ha già trovato un impiego per il 2015.

“Sono riuscito a fare un team di pre-moto3 nel CIV per correre con Leonardo Taccini, che ha 12 anni ma farà comunque il salto di categoria grazie ad una deroga della Federazione. È un ragazzo delle mie parti, abbiamo messo su un bel reparto corse con tanto di banco prova, e sono passato a fare il team manager (ride)”.

La nuova avventura di Fabrizio, per sua stessa ammissione, è “nata per caso. C’è stata la chiamata del papà del pilota, ed abbiamo trovato subito un accordo. Da team manager vorrei sfruttare la mia esperienza in pista per fare crescere bene il nostro ragazzo. I piloti di solito vanno forte “on-off”, mentre il problema di questo ragazzo è che da solo gas. Bisogna aiutarlo in piste dove non è mai stato, perché ha sempre girato nei kartodromi. Ma al Mugello nel 2014 era già andato forte”.

Fabrizio, che ha tre figli, saprà quasi certamente ricoprire il ruolo di precettore. Un maestro d’eccezione per i talenti di domani, ma anche un pilota in gabbia oggi. Gli Dei del motociclismo, a volte, operano in modi misteriosi.

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