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MotoGP, Honda, ancora un "passo" avanti

L'analisi delle simulazioni di gara a Sepang incorona Pedrosa, Lorenzo convince su una pista indigesta

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I test di Sepang saranno ricordati come quelli del tempo record di Marquez, quel 1’58”867 che ha segnato la caduta del muro del 1’59”, ma sono stati anche altro. Quello è stato un episodio, una prova di forza, ma le prove malesi si sono distinte anche per altri motivi. Solitamente i piloti alla prima uscita stagionale erano restii a impregnarsi in simulazioni di gara, preferendo rimandare long run al secondo appuntamento. Invece la scorsa settimana la maggior parte dei top rider hanno voluto verificare il loro passo sulla distanza.

Analizzare certi dati è sempre utile (trovate i cronologici a fondo pagina), perché il ritmo è l’indicatore più interessante di quali siano i valori in campo. Anche in questo caso la Honda è stata il riferimento, ma con Pedrosa. Dani ha portato a termine 19 giri consecutivi (uno in meno della distanza del GP) con cronologici impressionanti. Pedrosa è stato per 10 giri sotto i 2’01” e quando ha superato questo limite l’ha fatto solo per pochi decimi.

I confronti con la gara di ottobre sono poco significativi per le differenti condizioni climatiche e della piste, ma in quell’occasione il vincitore – Marquez – non era mai sceso sotto il 2’01” ed era stato per 13 giri in quel secondo.

Anche Marc durante i test ha chiuso 19 giri consecutivi, stando per cinque tornate in 2’00” per poi alzare i suoi riferimenti. Bisogna però fare due importanti precisazioni: Marquez ha scelto le ore più calde per la sua simulazione (quindi con pista più lenta) e per sua stessa ammissione il long run è stato il momento per esperimenti di elettronica. “Cambiavo mappatura praticamente a ogni giro”, ha raccontato.

Jorge LorenzoIl secondo posto tra per quanto riguarda il ritmo spetta quindi a Jorge Lorenzo. Il pilota della Yamaha ha completato 20 giri, 5 dei quali sotto in 2’00” e ha mostrato una costanza incredibile, tanto che fra i suo migliore e il suo peggiore ci sono circa sei decimi di differenza. Una prestazione tanto più convincente quando si considera che né la M1 né Lorenzo si sono mai espressi al meglio a Sepang.

Anche Valentino Rossi si è impegnato in un long run di 15 giri durante i quali è sceso sotto i 2’01” solo due volte, oltre a incappare in qualche errore per due tornate. Per sua stessa ammissione, il Dottore ha provato nella sua simulazione un forcellone che funzionava peggio dello standard.

Anche i piloti Ducati si sono messi alla prova sulla distanza, ma lo hanno fatto nel secondo giorno di prove. Andrea Dovizioso ha inanellato 17 giri tendendo un passo di 2’01” e mezzo, con solo due incursioni sopra il 2’02”. Per Iannone 14 giri, con risultati molto simili.

Interessante anche notate, come siano stati solo i piloti dei team ufficiali a imbarcarsi in queste simulazioni, mentre quelli delle squadre satellite e Open hanno preferito fare solo brevi uscite. Hanno fatto però eccezione i due debuttanti Maverick Viñales e Jack Miller e la coppia Avintia Barbera e Di Meglio.

Lo spagnolo ha chiuso 14 giri con riferimenti interessanti per un esordiente, essendo salito solo una volta sopra il tetto dei 2’02”. Maverick ha anche stupito per l’ottima forma fisica con cui si è presentato a Sepang. L’australiano ha invece completato 16 giri, al termine dei quali ha ammesso di essere distrutto. Normale per un pilota proveniente dalla Moto3 e alle prese con peso e potenza radicalmente maggiori. Il suo passo non è stato entusiasmante (intorno ai 2’04”) ma l’obiettivo non era la prestazione quando prendere l’abitudine con una MotoGP sulla distanza.

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