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MotoGP, L'ombra di Honda su Rossi e Lorenzo

Prime indicazioni dai test di Sepang. Marquez e Pedrosa letali, bene Ducati e Suzuki, Aprilia in difficoltà

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Temperature tropicali, niente pioggia e asfalto perfetto, il circuito di Sepang è stato per tre giorni il paradiso della MotoGP. I due mesi di stop sono stati dimenticati nel tempo di un giro lanciato e i piloti sono sembrati immune a quella ruggine che avrebbe dovuti tenerli a freno nelle prime battute. Qualche ora e le Honda erano di nuovo pronte a fare le lepri con i segugi di Yamaha a guidare la torma di inseguitori. Per non farsi mancare niente, l’ultimo giorno sono andate in scena le prove generali di qualifica, utili per sbriciolare qualche record e mettere pressione agli avversar prima delle simulazioni di gara.

HONDA, CORAZZATA CON DUE CAPITANI – Guardando i box della Casa di Tokyo sembrava di stare davanti a un concessionario, con dieci RC213V pronte per piloti e test team. Più di un pilota avrebbe potuto perdersi in un labirinto di prove ma non quello che si chiama Marc Marquez. Un giorno per fare una prima scrematura, un altro per i primi aggiustamenti, il terzo per far capire chi comanda. Rimangono il tempo record di 1’58”867 e la certezza che il piccolo diavolo non ha solo il polso pesante ma anche sensibilità e intelligenza.

Guai però a sottovalutare Pedrosa. Il cambio ai box (via Leitner dentro Aurin, oltre ad altri tecnici) sembra essere azzeccato. Dani oltre che veloce era anche allegro, il suo giro veloce ottimo con l’unica pecca di non essere per pochi millesimi in 1’58”. Il capolavoro l’ha fatto nella simulazione gara, con un passo da riferimento. Sepang è la “sua” pista, ma l’inizio è stato ottimo.

YAMAHA, CERCANDO LA PERFEZIONE – Se Honda ha stupito con effetti speciali, Yamaha ha preferito la concretezza. Alla M1 mancava ancora un cambio seamless che funzioni anche in scalata, ma in compenso sembra esser ancora più incisiva in frenta.

Gli occhi però erano tutti sulla sfida Rossi-Lorenzo, finita in pareggio. Valentino ha vinto la manche sul giro secco, Jorge quella sulla simulazione di gara. Il pericolo era che la RC213V scappasse, per ora il pericolo sembra scongiurato. Il Dottore sta proseguendo sulla strada iniziata allo scorso anno e stupisce sentirlo dire che sta ancora “lavorando sul proprio stile di guida. Segno che ha ancora margine e idee per continuare a evolversi.

Per il maiorchino, invece, per fortuna il 2014 è solo un ricordo. In forma smagliante e tonico in sella, Lorenzo ha steccato solo nel giro secco. Ha mostrato in compenso di non essere distante da Pedrosa per il passo. Su una pista che non piace né a lui né alla Yamaha vale molto.

Andrea DoviziosoDUCATI, IL FUTURO PUO’ ATTENDERE – Nei box Ducati mancava la GP 15, ormai attesa più dell’ultimo modello di iPhone. I due Andrea però hanno lavorato con impegno e ottenendo buoni risultati. La GP 14 è arrivata alla fine del suo sviluppo e si è fatta valere sia sul giro secco – grazie anche alla gomma morbida – che sul passo. Era importante per preparare al meglio il terreno per il prossimo modello e per fortificare il morale. La coppia Dovizioso-Iannone sembra funzionare, nessuno dei due vuole stare dietro all’altro.

SUZUKI, UN PASSO LUNGO LA STRADA – Dopo i test di Valencia e Jerez la Suzuki era attesa al banco, il rischio era che consumasse più motori che gomme. Ad Hamamatsu sono corsi ai ripari e hanno centrato l’obiettivo. La GSX-RR non si rompe più, anche se adesso manca qualche CV. Promossa a pieni voti la ciclistica.

Aleix Espargarò sta giocando bene nel ruolo di caposquadra, l’esperienza serve a indirizzare il lavoro, l’abilità nel giro secco a dare morale. Maverick Viñales sta affrontando con intelligenza l’arrivo in MotoGP. Non cerca acuti inutili, è concreto e non cade. Così si fa.

Marco MelandriAPRILIA, UN MURO DA SCALARE – Per la Casa di Noale il rientro in MotoGP non è indolore. Avere anticipato i tempi ha il suo scotto da pagare e il primo conto è stato presentato a Sepang. La RS-GP, strettamente derivata dalla RSV4 SBK, è un work in progress e le novità non sono state promosse. C’è da rimboccarsi le maniche e imparare a soffrire senza perdere la testa.

Positivo tutto sommato il test per Alvaro Bautista, gran lavoratore e con l’esperienza giusta per non farsi prendere dal panico. Marco Melandri, invece, deve ritrovare se stesso. Il ritorno in MotoGP è stata una scelta obbligata e non troppo voluta ma il ravennate non è quel pilota che abbiamo visto per tre giorni annaspare in fondo alla classifica. Deve trovare il tasto ‘reset’ e schiacciarlo alla svelta.

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