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Ausiliario del traffico: la minaccia è reato

Una sentenza della Cassazione si occupa di un diverbio sfociato in minacce

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La Cassazione si pronuncia per l’ennesima volta sugli ausiliari del traffico, i “vigilini” che aiutano la Polizia municipale a multare chi sosta irregolarmente sulle strisce blu. Stavolta, i giudici non si occupano dei limiti degli ausiliari (niente multe alle moto parcheggiate sul marciapiede), ma di un diverbio fra un cittadino e un “vigilino”: sentenza numero 34318/2015.


È aggravata


Viene analizzata una parolaccia o una minaccia a un ausiliario del traffico: è comparabile a quelle rivolte a un agente della polizia municipale? La risposta è sì. Quindi, è aggravata, trattandosi di pubblico ufficiale. Infatti, gli ausiliari del traffico sono incaricati di pubblico servizio quando accertano le infrazioni al Codice della strada: vedi i divieti di sosta su strisce blu. Un cittadino, sceso dal veicolo, dopo la multa si era rivolto a un “vigilino” così: “Te la farò pagare cara…”.


Ricorso respinto


In questo modo, il ricorso per Cassazione del guidatore è stato respinto. Inoltre, conta poco che il cittadino abbia detto quelle parole solo per un eccesso d’ira, senza poter davvero concretizzare la minaccia. Per i giudici, “la fattispecie di cui all’articolo 611 del Codice penale non ammette la figura dei tentativo, giacché, con l’uso della violenza o della minaccia, si verifica già la consumazione, indipendentemente dalla realizzazione dei reato”. L’imputato è stato pure condannato al pagamento delle spese processuali.

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